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E’ doloroso vivere in mezzo al caos

di Immanuel Wallerstein - 27/01/2015

Fonte: controinformazione

Il sistema mondo si trova in seri problemi e sta producendo malessere nella vasta maggioranza della popolazione mondiale. Gli esperti ed i politici si arrampicano sugli specchi per spiegare, mentre in realtà tutto sta bruciando. Gli esperti sono soliti magnificare ogni avvenimento che apporti lievi migliorie momentanee, normalmente transitorie, delle varie misure che siamo abituati ad utilizzare.

Nel lasso di più o meno un mese, all’improvviso ci possono raccontare, mentre termina l’anno di calendario, che il mercato si vedeva in ripresa negli Stati Uniti, nonostante che la situazione volgesse al peggio in Europa, in Russia, in Cina, in Brasile ed in molti altri luoghi. Tuttavia è arrivato conforme il nuovo anno e si è verificato un serio crollo nei prezzi delle azioni e dei buoni negli Stati Uniti. E’ stata una capriola rapida e marcata. Naturalmente di immediato gli esperti hanno dato spiegazioni, comunque hanno offerto una ampia gamma di cause per questa situazione.

 

La questione reale in qualsiasi caso non sono i prezzi nella borsa dei valori. Si tratta piuttosto del panorama del sistema mondo come un tutto, che non mi sembra che si prospetti molto bene. Anzi per niente. Iniziamo con il principale indicatore utilizzato dai pensatori dell’Establishment – il “tasso di crescita”.

Per tasso di crescita dobbiamo indicare i prezzi nella borsa dei valori. Naturalmente come sappiamo è ovvio che molte questioni differenti, per un miglioramento nella economia, possono condurre al un rialzo dei prezzi della borsa: prima di tutto, la speculazione. La speculazione è divenuta tanto facile e tanto incrostata nelle attività giornaliere dei grandi operatori nel mercato mondiale che abbiamo iniziato a presumere che questo non è soltanto normale ma più o meno desiderabile. In qualsiasi caso cercheremo di argomentare che non c’è niente che si possa fare per trattenerla, se anche volessimo farlo. Quest’ ultima supposizione è probabilmente corretta , essendo questo il vero problema.

Nella mia opinione, l’unico indicatore che misura il benessere dell’economia-mondo ed il benessere della vasta maggioranza della popolazione mondiale è quella del tasso di impiego. Fino a dove riesco a capire, la disoccupazione è stata normalmente alta per un certo tempo, se si guarda il mondo come un insieme. Di più, il tasso sta crescendo in maniera costante (non si trova in discesa) nel corso degli ultimi 30 o 40 anni. Il meglio che possiamo anticipare è che il tasso si andrà stabilizzando là dove si trova. Invertire la tendenza non ci sembra probabile.

Naturalmente se uno misura il tasso di impiego paese per paese, questo varia ed oscilla.
Tuttavia in mezzo ad un sistema mondo che oscilla in modo sevaggio, questo è un fattore molto doloroso. Il tasso di impiego non è l’unico indicatore che oscilla. Questi indicatori misurano soltanto l’immediata fonte di malessere. I tassi di cambio tra le valute importanti possono essere anche questi un’altra fonte visibile di malessere per molte persone di tutti i livelli di reddito. Fino al momento attuale  il dollaro cresce con estrema rapidità in confronto con qualsiasi altra valuta. Un tasso di cambio in aumento favorisce le importazioni a basso costo e fa ribassare l’inflazione. Questa però pregiudica le esportazioni e, come sappiamo, metta a rischio la deflazione nel lungo termine.

Anche i costi dell’energia oscillano sevaggiamente. L’esempio più ovvio è il petrolio. Il prezzo si trovava all’inizio in chiara salita in tutto il mondo, nel corso di quasi tutto il 2014, cosa che ha favorito enormi entrate e potere politico nei paesi che erano produttori (incluso gli stati dell’America del Nord). Poi sembra che all’improvviso si è detto che c’era una super abbondanza nel mercato ed i prezzi dell’energia hanno iniziato a catapultarsi verso il basso fino ad un livello minimo. Quelle strutture politiche che avevano approfittato della risalita dei prezzi ed ora hanno dovuto affrontare un aumento del debito sovrano e i cittadini con sofferenze sociali.

Con tutta sicurezza, c’è un fattore politico coinvolto e causa di  questi sconsiderati saliscendi. Tuttavia si è sovradimensionatoa la capacità di alcuni grandi produttori come l’Arabia Saudita o il Texas per influenzare il saliscendi dei prezzi. Queste oscillazioni sono come l’effetto di un tornado che spazza ogni cosa nel corso del suo cammino. Nel processo le istituzioni bancarie che avevano scommesso in direzione dei prezzi (in ogni senso) si sono trovate in problemi radicali e senza avere un appoggio garantito dai loro governi.

Le alleanze geopolitiche sono instabili quasi come il mercato. Gli USA hanno perso la loro inquestionabile egemonia sul sistema mondo e ci siamo mossi verso un mondo con assetto multipolare.
La decadenza degli USA non è iniziata di recente ma già dal 1968.
Nel corso di molto tempo la decadenza è stato un processo lento che tuttavia ha iniziato a precipitare dopo il 2003 come risultato del disastroso tentativo di invertire la decadenza invadendo l’Iraq.

Il nostro mondo multipolare conta con 10-12 potenze con forza sufficiente come per intraprendere politiche relativamente autonome. Nonostante questo, tra 10 e12 è un numero eccessivamente grande perchè si verifichi che qualcuna di queste sia sicura che i suoi punti di vista debbano prevalere. Il risultato è che queste potenze stanno barattando alleanze costantemente in modo tale da non vedersi spiazzate dalle manovre di altri.

Molte decisioni geopolitiche (se non quasi tutte) son impossibili da controllare, nonostante i poteri del più forte, perchè non ci sono buone opzioni disponibili. Si guardi quello che sta accadendo nell’Unione Europea. in Grecia si stanno celebrando le elezioni in cui sembra che Syriza, il partito anti austerità, potrebbe vincere. La politica di Syriza è quella di esigere una revisione delle misure di austerità imposte alla Grecia per una coalizione di Germania, Francia, il FMI e indirettamente il Dipartimento del tesoro statunitense. Syriza dice però che non vuole abbandonare l’euro e che non lo andrà a fare.

La Germania dice che non si farà ricattare dalla Grecia per alterare la sua politica. Ricattare? Potrebbe la piccola Grecia ricatare la Germania? In questo senso i tedeschi hanno ragione. Con Syriza i greci vanno a giocare la dura partita. La zona dell’euro non dispne di previsioni accordate nè per la ritirata nè per l’espulsione. Se le potenze forti cercheranno di espellere la Grecia dalla zona dell’euro, un gran numero di paesi possono affrettare una ritirata per buone o cattive ragioni.
Molto presto la zona dell’euro potrebbe non esistere più, la Germania sarebbe il paese perdente più grande. Così dal punto di vista della Germania (e della Fancia), le esigenze dei greci sono una proposta dove tutti perdono.
Fino ad oggi la Germania conserva la sua impostazione ma ha dovuto alleggerire la sua minaccia di espulsione. La Francia si è detta contraria. Questo sarà utile per gli obiettivi di Syriza. Che la Germania perda senza fare caso a quale impostazione debba scegliere adesso è una delle conseguenze politiche del caos.

Il sistema mondo si sta autodistruggendo. E’ un sistema che si trova in quello che gli scienziati chiamano un momento di bivio.
Questo significa che il sistema attuale non può sopravvivere e che la questione reale è chi lo andrà a sostituire. Benchè non si possa predire che tipo di nuovo sistema potrà emergere, possiamo verificare la decisione tra le alternative sostanziali disponibili. Tuttavia potremo farlo soltanto mediante una analisi realista delle oscillazioni caotiche esistenti, senza nascondere i nostri sforzi politici dopo il miraggio relativo alla possibilità di riformare il sistema esistente o attraverso tentativi deliberati che cercano di offuscare la nostra intenzione.

Fonte: La Jornada

Traduzione: Luciano Lago