Che idea fatta dell’omicidio Nemtsov? C’è chi sospetta “la regia” di Putin, lei ci crede?
«Parto dall’idea che Putin può essere molte cose ma non è un idiota e quindi se anche avesse voluto eliminare un oppositore, non l’avrebbe fatto in modo così eclatante, facendolo freddare sul ponte a due passi dal Cremlino».
Perché?
«Due osservazioni: da un lato perché si è trattato di una vera e propria esecuzione; dall’altro era inevitabile attendersi reazioni così forti a livello mediatico e di opinione pubblica. Quindi, alla fine, la morte di Nemtsov, alla fine ha come risultato una destabilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti del Cremlino e soprattutto un attacco mediatico contro Putin. La vedo molto difficile che Putin abbia potuto architettare tutto questo, facendo una sorta di autogol. Secondo me si è trattato di una sfida, di un atto dimostrativo contro Putin compiuto in un momento di crisi internazionale talmente delicato e per certi aspetti senza precedenti, in cui Putin gioca il ruolo di oppositore contro gli interessi anglo-americani. Un contesto rispetto al quale, inevitabilmente, l’opinione mediatica e a traino l’opinione pubblica, si è scatenata contro Putin nonostante le indagini sull’omicidio Nemtsov siano appena iniziate e nonostante lo stesso Putin abbia garantito di seguire personalmente la vicenda assicurando accertamenti veloci, chiari e trasparenti».
C’è poi il ruolo molto controverso della donna che era insieme a Nemtsov: una modella, molto più giovane di lui, le cui dichiarazioni per il momento appaiono contraddittorie. La ritiene una “pedina” nelle mani di altri oppure è lei stessa vittima?
«Al di là del fatto che è stata stroncata una vita umana e su questo dobbiamo fermarci a riflettere con tutto il rispetto che si deve al caso, questa storia è sicuramente molto affascinante. Qui abbiamo di nuovo la componente dell’intrigo, il sesso, il sangue e la figura femminile che torna nella maggiorparte degli omicidi; ovvero la figura della compagna o dell’amante di turno che poi si scopre essere una “pedina” nelle mani di altri. Di precedenti analoghi è piena la storia e sono piene le cronache: se ne parlava ad esempio anche ai tempi dell’omicidio Kennedy. C’è anche questo elemento della debolezza maschile: possono essere uomini potenti, lungimiranti, poi si scopre che hanno accanto l’amante giovane e bella ma sbagliata. Nel caso di Nemtsov, la ragazza è molto giovane e, per quanto potrebbe essere stata “arruolata” dai servizi segreti – che poi va capito eventualmente da quali servizi segreti – sarà anche terrorizzata in questo momento, magari temendo di fare la stessa fine: questa donna adesso si trova in un giallo nel giallo che si va ad aggiungere in qualche modo, ad altri gialli particolari sui quali, alla fine, non è mai stata messa la parola definitiva della chiarezza, dalla Politkovskaja in poi».
Ma secondo lei chi può essere un potenziale mandante?
«Tuttavia, la mia idea è che si è trattato di un attacco propagandistico contro Putin perché, in qualche modo, Nemtsov potrebbe essere stata una risorsa di Whashington o comunque di poteri occidentali anglo-americani, fermo restando che poi bisogna capire chi veramente è stato ad uccidere Nemtsov: lo stesso Gorbaciov ha messo le mani avanti dicendo che secondo lui non esiste una presunta “regia” di Putin; c’è poi la pista dei nazionalisti ucraini, ma le piste in questa fase possono essere tante. Il punto è che di Nemtsov adesso ne hanno fatto un martire anti-Putin e non è la prima volta; questo comporterà il fatto che si saranno tensioni in Russia».
Secondo lei perché Putin è così osteggiato dalla comunità internazionale. C’entra l’Ucraina e basta o ci sono altri motivi?
«Putin è un bastone tra le ruote di tutto; sia per l’equilibrio in Medio Oriente, sia per l’Ucraina ma anche per la questione Grecia; non a caso a Bruxelles si sono mossi rapidamente altrimenti sapevano che sarebbe entrato in gioco Putin pronto a sostenere economicamente i conti greci. Ma c’è un altro aspetto…».
Quale?
«In questo contesto va considerato anche la questione relativa all’ideologia di genere, cioè un certo tipo di modificazione antropologico-culturale che sta avvenendo in Occidente e che, invece, trova nella Russia un muro solido e invalicabile che ostacola l’affermazione di questa ideologia. Senza voler tenere le parti di Putin, nel bene e nel male è oggettivo che sia un ostavolo a una forma di globalizzazione, sia politica ma anche antropologica e culturale e quindi, in un momento di crisi internazionale come raramente ce ne sono state, questo caso va probabilmente a indignare l’opinione pubblica ben più di altre cose. Si è creato ikl martire freddato sul ponte davanti alla Piazza Rossa e questo automaticamente, con tutto ciò che porta con sé l’omicidio, va a incardinare l’idea che Putin sia il tremendo dittatore che fa eliminare a sangue freddo i propri oppositori. Ribadisco: se anche Putin fosse il terribile dittatore, non si spingerebbe mai fino a questo punto, proprio perché farebbe un clamoroso autogol».
Le faccio la stessa domanda ma dal punto di vista opposto: la linea dura e pura di Putin, Ucraina docet, la convince e dove porta la Russia?
«Alla fine Putin ha scelto una linea dura ma coerente. Non so se fosse stato più elastico cosa avrebbe potuto ottenere. Forse, avrebbe dato un segnale di debolezza, mentre scegliendo la via della fermezza si è posto come l’anti-Obama, anche perché Obama ti dà l’idea di essere una “pedina” nelle mani di ologarchie e lobby; cosa che non è con Putin per la sua determinazione e freddezza. Quindi, probabilmente Putin ha fatto l’unica cosa che poteva fare. Certo, noi ci potremmo aspettare aperture da parte sua ma va considerato che noi vediamo Putin attraverso i media occidentali e quindi abbiamo una visione parziale e mediata, in qualche modo sempre virtuale».
Ma lei lo scriverebbe un libro su una trama zeppa di intrighi come la realtà dell’omicidio Nemtsov?
«Non sarebbe niente male… cerco editore per giallo russo (sorride, ndr)».