Omicidio Nemtsov, cui prodest?
di Alessio Caschera - 03/03/2015
Fonte: L'intellettuale dissidente
Il tragico omicidio dell’ex vicepremier Boris Nemtsov, in una fredda sera di febbraio, a pochi passi dal Cremlino, uno dei luoghi più sorvegliati del pianeta e spesso cornice di numerosi best-seller di spionaggio, potrebbe essere la trama di uno dei romanzi di John le Carrè. Gli ingredienti ci sono tutti: una crisi internazionale tra due superpotenze, un presidente “autoritario” e decisionista e, dulcis in fundo, un “dissidente” modello che, in procinto di rivelare cose terribili sul suo governo, viene freddato in mezzo alla strada da un misterioso commando. Un delitto perfetto, i cui mandanti sono noti a tutti. Ma siamo sicuri che sia andata proprio così? Siccome, purtroppo, la brutale uccisione di Nemtsov è reale, è più che lecito porsi alcune domande. Ma per i media occidentali non ci sono dubbi: l’ordine di uccidere è partito dal Cremlino. Del resto, Nemtsov era uno che dava fastidio, uno strenuo oppositore delle politiche dell’attuale governo e uno dei maggiori critici della sua politica estera. Ma in realtà in questa storia ci sono più dubbi che certezze.Innanzitutto, va chiarito chi era Nemtsov e quale fosse il suo ruolo nella politica russa. Boris Nemtsov era sicuramente uno che in passato aveva contato, era stato vicepremier dal ’97 al ’98 nel gabinetto Eltsin e, secondo molti, era l’erede designato dal vecchio Presidente per la successione. La storia è poi andata diversamente e Nemtsov è rapidamente caduto in disgrazia, vuoi perché troppo legato alla controversa figura di Boris Eltsin, che i russi non stimano affatto, complici le sue disastrose politiche economiche, vuoi perché oscurato ben presto dalla figura di Vladimir Putin, un homo novus, chiamato a risolvere la situazione di degrado post-sovietico.
Ad oggi Nemtsov contava poco o nulla, era un politico del passato che rappresentava un partito al di sotto del 5% e che da 11 anni non riusciva ad entrare in parlamento. Insomma, non proprio una minaccia per il presidente Putin. Anzi, la morte di questo “dissidente”, per usare una parola tanto in voga presso i nostri media ma che in realtà non ha alcun significato, dal momento che la Russia non è un regime, è per il Cremlino un bel grattacapo, poichè in una situazione di rigida contrapposizione con l’Occidente, il Presidente sa di non poter sbagliare un colpo. E poi, perché mai Putin dovrebbe ordinare l’uccisione di uno dei tanti politici di opposizione, quando gode in patria di un consenso senza precedenti? E’ ovvio che quindi nella narrazione fornitaci dai media occidentali c’è qualcosa che non va. Ma allora cui prodest? A chi giova quest’omicidio? Sicuramente ai nemici della Russia, di ogni colore politico e nazionalità, che non aspettavano altro che assistere ad un atto come questo per scaricare tutta la loro violenta retorica contro il governo russo. L’omicidio di Nemtsov appare essere un omicidio politico, ma per capire chi lo ha voluto ed eseguito dobbiamo guardare a chi tenta da anni di destabilizzare la Russia.