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Al servizio di chi? Le truppe italiane in Libano per proseguire la guerra contro la Resistenza (?)

di iraqiresistance.info - 31/08/2006

Fonte: iraqiresistance.info

 

 

I soldati italiani che si apprestano a sbarcare in Libano non sono “Truppe Arcobaleno” in missione di pace, come vorrebbe far credere il “pacifismo” filogovernativo che ha manifestato sabato scorso ad Assisi con in testa l’incredibile striscione “Forza ONU”.

Il clamoroso fallimento di questa manifestazione, nonostante l’impegno istituzionale per la sua riuscita, non sminuisce la gravità di questa scelta di totale rottura con il movimento contro la guerra e di allineamento sulle posizioni del cosiddetto “interventismo democratico ed umanitario” già conosciuto dal Kosovo, come il bombardatore D’Alema ci ricorda di continuo.

 

Le truppe italiane vanno in Libano, insieme ai francesi e ad altri paesi europei, per continuare la guerra di aggressione scatenata a luglio da Israele con il pieno sostegno USA.

Quello che Israele non è riuscita a fare con i propri aerei ed i propri carri armati, con le bombe ad altissimo potenziale e con quelle a frammentazione, dovrebbero farlo ora i militari col casco blu.

La resistenza del popolo libanese è stata eccezionale. Per la prima volta l’esercito israeliano è stato clamorosamente fermato a terra. Il fallimento dell’offensiva decisa da Olmert è senza precedenti: nessun obiettivo politico militare è stato conseguito con l’azione sul campo.

Si è così deciso di provvedere con la risoluzione 1701 dell’ONU, questa sì una potentissima arma in mano all’aggressore sionista. Una risoluzione, guarda caso, subito accettata da Israele a differenza di tutte quelle che prevedono il ritiro dai territori palestinesi occupati.

Questa risoluzione non condanna l’aggressione israeliana, non spende una parola sul massacro della popolazione a Gaza né sulla detenzione in Israele di 8 membri del governo palestinese, non prevede alcun risarcimento per il Libano, non crea una fascia smilitarizzata tra i due stati ma invia semplicemente i caschi blu al posto delle truppe israeliane. E, soprattutto, la risoluzione persegue (al di là della discussione su chi dovrà attuarlo) il disarmo di Hezbollah, che equivale concretamente al disarmo del Libano (premessa per poi proseguire l’offensiva contro la Siria e l’Iran), mentre non spende ovviamente una parola sull’arsenale atomico israeliano.

 

Senza dubbio la resistenza libanese che si è raccolta attorno a Hezbollah ha vinto la guerra dei 33 giorni. E questa non è soltanto la percezione del popolo libanese e del mondo arabo nel suo insieme, ma è un dato di fatto che ha spinto il blocco occidentale, con alla testa gli Usa, a correre ai ripari. Alla sconfitta sul campo, Israele ha risposto con le immani devastazioni inflitte a Beirut sud, ai villaggi del sud Libano ed alle infrastrutture di tutto il paese. A queste devastazioni si aggiunge il persistente blocco navale ed aereo.

Come abbiamo potuto verificare direttamente (una nostra delegazione ha visitato il Libano la scorsa settimana, incontrando tutte le forze della Resistenza), la gravità di queste rappresaglie non ha certo spezzato la volontà di resistere del popolo libanese. Se il principale obiettivo politico della guerra scatenata a luglio era quello di isolare Hezbollah, scagliandogli contro le altre componenti politico-confessionali del paese, questo disegno è miseramente fallito. Hezbollah è oggi assai più forte di prima, ha più alleati di prima e certamente ha una popolarità mai raggiunta.

 

E’ in questo contesto che andranno ad inserirsi le truppe italiane. E’ possibile che il governo italiano provi a barcamenarsi per alzare il vessillo del “ritrovato ruolo internazionale” senza correre troppi rischi. Ma sarà un gioco di poca durata. Ben presto gli USA chiederanno alle truppe europee col casco blu di agire contro Hezbollah, di controllare la frontiera con la Siria: in breve di agire in vece e per conto di Israele e del proprio disegno imperiale di “Grande Medio Oriente”.

Cosa faranno a quel punto i governi europei, Roma in testa, è facile immaginarselo. Che cosa si inventeranno i “pacifisti” di governo non possiamo saperlo ora, ma certo ne vedremo delle belle.

 

E’ in questo quadro, certo non facile, che occorre rilanciare il movimento contro la guerra, costruire la mobilitazione, realizzare una grande manifestazione nazionale a fine settembre contro la guerra imperialista ed a sostegno delle resistenze, per un movimento autonomo dal pacifismo politicante filogovernativo.