Gentile Direttore Lazzeri, per prima cosa La vogliamo ringraziare per la disponibilità che ci concede con questa sua intervista.
1. Ultimamente, e sempre più, si parla della Russia come di un grande attore globale. Cosa può dirci in proposito?
In realtà la Russia non ha mai cessato di essere una grande potenza. Lo è in senso storico, geopolitico, economico. Lo è soprattutto per un motivo che affonda le proprie radici più profonde nella notte dei tempi e che ha a che fare con il “Mito” dell’Impero delle Steppe..
Certo, nella storia più recente la Russia ha visto appannarsi il suo vestito di potenza globale negli anni seguenti alla dissoluzione dell’Unione sovietica. Gli anni ’90, in particolare, hanno compromesso seriamente il prestigio internazionale di Mosca. Quella che da Washington è stata descritta come la definitiva vittoria del capitalismo occidentale nei confronti del modello comunista e del socialismo reale, si è trasformata in una tragedia sociale per l’intero blocco ex-sovietico durata alcuni anni. L’irruzione del liberismo sfrenato, il repentino passaggio all’economia capitalista ha causato pesanti sconquassi nella società, un incremento delle diseguaglianze sociali, l’esplosione della corruzione e la nascita della figura degli oligarchi. Con l’arrivo di Vladimir Putin, in qualche misura, è iniziato un lungo percorso di stabilizzazione dell’economia, anche grazie al ritorno del dirigismo statale in settori strategici per il Paese ed in particolare in quello energetico. Con alcuni oligarchi, Putin è riuscito a scendere a patti, altri invece hanno scelto la via dell’auto esilio in Occidente dove, peraltro, vivono in residenze dorate, frutto delle ricchezze accumulate negli anni del dopo Gorbaciov.
Un destino che li accomuna ad altri oligarchi, troppo spesso confusi con dissidenti politici, rifugiatisi in Europa e scappati da Stati un tempo assoggettati al potere centralista di Mosca. Per citare un caso noto in Italia, basti pensare al bancarottiere Mukhtar Ablyazov, che ha occultato le fortune accumulate da affari poco chiari nel suo Paese, il Kazakhstan, in Inghilterra per poi rifugiarsi in Svizzera, in Italia ed in Francia, dove è stato arrestato a seguito di un mandato di cattura internazionale per truffa, emesso da Russia, Kazakhstan ed Ucraina.
Oggi Mosca ha riconquistato quasi completamente il suo ruolo storico di attore globale in campo geopolitico, anche grazie agli investimenti effettuati nel settore militare e delle forze armate che, dopo il crollo dell’Urss, distavano tecnologicamente anni luce dalle potenze occidentali.
Un ritorno in grande spolvero sulla scena mondiale che, al di là della Crimea e della questione Ucraina che meriterebbe un discorso a parte, sta facendo sentire la sua voce nel complesso dossier sul nucleare iraniano e sulla lotta al terrorismo internazionale, sulla difficile situazione in Siria e sul rinato rapporto con la vicina potenza cinese. Difficile dunque dire che la Russia sia una potenza costretta ai margini…
2. L’Occidente sostiene di aver isolato la Russia con la crisi ucraina, tramite le sanzioni e la diplomazia. Ritiene che sia una versione credibile o ci sono altri punti di vista che andrebbero esaminati?
Parrebbe proprio di no… La recente visita del premier italiano Matteo Renzi al Cremlino dimostra l’esatto contrario. C’è addirittura un tentativo di far uscire Mosca da quel clima di ostilità non solo diplomatica costruito negli ultimi mesi. Sulla questione delle sanzioni fortemente volute da Washington poi, molti Paesi si stanno rendendo conto dei nefasti effetti per il tessuto imprenditoriale in casa propria. Certo, la Russia ha bisogno di molti prodotti e tecnologie provenienti prevalentemente dall’Europa. Ma anche vero che se c’è qualcuno che deve comprare, c’è anche qualcuno che quei prodotti li deve vendere… E nel periodo di profonda crisi economica che sta attraversando tutto il Vecchio Continente, le sanzioni non hanno fatto che aggravare ulteriormente una situazione già compromessa.
Alcuni Paesi, peraltro, Germania in testa, stanno bellamente aggirando le sanzioni attraverso un complesso meccanismo di triangolazioni con altri Stati, facendo transitare le merci per la Serbia, la Bielorussia e perfino la Corea del Nord.
Tuttavia, non sarà semplice trovare una soluzione in grado di soddisfare tutte le parti in campo ma ritengo che progressivamente assisteremo ad un allentamento delle sanzioni magari in cambio di un appoggio russo nella lotta all’Isis e per risolvere la caotica e pericolosa escalation del terrorismo in Libia…
3. L’Occidente si trova alle prese con una minaccia, l’ISIS, della cui creazione è anche corresponsabile. La Russia, per combatterla, è un partner strategico. Cosa può fare di concreto la Russia e soprattutto cosa può fare l’Occidente per recuperarla alla propria causa?
Penso che Putin stia riflettendo attentamente sulla strategia da seguire nel contrasto alle forze dello Stato islamico, consapevole delle necessità dell’Occidente in questa direzione e della possibile contropartita sia in Ucraina sia sulle misure sanzionatorie comminate a Mosca. Sul piatto, innanzitutto, la garanzia di non utilizzare il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su una probabile prossima risoluzione che riguardi il dossier libico. Mi sento però di escludere la possibilità un intervento militare diretto da parte della Russia nello scacchiere nordafricano e mediorientale al fianco di altre forze armate occidentali a meno che la situazione non precipiti considerevolmente. I motivi e gli interessi in conflitto sono, infatti, troppi e troppo radicati nel tempo perché si verifichi una condizione di questo tipo. Tuttavia non è assolutamente improbabile il sostegno all’Egitto di al Sisi attraverso forniture belliche e collaborazioni di natura economica.
4. Come giudica il recente e sempre più evidente avvicinamento dell’Egitto alla Russia? Come lo spiegherebbe ai nostri lettori e quali relazioni potrebbe avere ciò nel quadro mediorientale, dove già si registra la storica alleanza tra Siria e Russia?
I rapporti tra Mosca ed il Cairo hanno registrato alterne vicende nel corso del tempo. Lo storico rapporto tra l’allora Unione sovietica e i leader egiziani Nasser e Sadat, si era raffreddato nel corso del tempo e non andò meglio anche durante gli anni di governo di Hosni Mubarak, ritenuto da Washington un suo fedele alleato in quell’area. Oggi, dopo i capovolgimenti di fronte seguiti alle cosiddette “Primavere arabe” e alle manifestazioni di piazza Tahrir che portarono alle dimissioni e all’arresto di Mubarak e all’arrivo al potere dei Fratelli mussulmani, la situazione è molto cambiata. Nel 2013, il Generale al Sisi, con un colpo di stato militare, ha preso saldamente in mano le redini del potere, ristabilendo l’ordine nel Paese e muovendo guerra alle milizie jihadiste dello Stato islamico in Libia.
Le bandiere nere del Califfo Al Baghdadi sventolano ormai in Siria, in Iraq e in Libia. Ma i nuovi “Signori del Terrore”, sotto le insegne di numerose frange integraliste islamiche stanno destabilizzando gran parte del Medioriente e del Nord Africa. Una maggior presenza della Russia nello scacchiere mediorientale potrebbe rappresentare un notevole ausilio al ripristino del perduto equilibrio geopolitico in tutta l’area. Le relazioni storiche di Mosca con Damasco hanno già consentito di evitare che i ribelli siriani – trasformatisi poi in gran parte in fedelissimi del Califfato – finissero per rovesciare il Presidente Assad, occupando tutta la Siria. Ma ricordiamo che l’asse geopolitico strategico della Russia è con Tehran. La Siria, in qualche misura, è un alleato del Cremlino principalmente perché si configura come la chiave d’accesso, la porta dell’Iran. Perso l’Iraq, la Siria è l’ultimo baluardo rimasto in quell’area…
La ringraziamo ancora per il tempo che ci ha concesso.