L'impero persiano c'è, con o senza l'accordo nucleare
di Davood Abbasi - 07/04/2015
Riscoperta tardivamente, forse per alimentare un timore, la grandezza della civilizzazione persiana sarà comunque protagonista con un'eredità millenaria.


Durante i negoziati a oltranza tenutisi a Losanna in Svizzera, gli analisti occidentali si sono all'improvviso svegliati ricordandosi che esiste una sorta di "Impero Persiano". Hanno usato una simile definizione per spiegare l'Iran e lasciano trasparire solo una certa miopia che per anni ha velato/tardato la comprensione della realtà della regione. La definizione contiene anche una nota di timore che forse cerca di alimentare una sorta di iranofobia. Ma spieghiamo ora la questione nei minimi dettagli.
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Gli storici del mondo intero testimoniano che re Ciro di Persia, passato alla storia come "il Grande", non usò mai il termine "impero" nelle cerimonie ufficiali della corte persiana, ma fu anche il primo sovrano illuminato che amò tutti i popoli di quest'area del mondo, dalle zone dell'India fino alla Persia, alla Mesopotamia, all'Egitto ed alla Grecia.
Ciro l'Achemenide, che nell'unica raffigurazione presente su di lui a Persepoli è rappresentato con tre paia di ali che simboleggiano la sua misteriosa e particolare personalità spirituale, in un mondo pieno di barbarie, guerre e spargimenti di sangue, fu il primo sovrano ad amare, a liberare i popoli, a fare uscire dalle prigioni di Babilonia gli ebrei, ad emanare quelle leggi scolpite su un cilindro che oggi l'Onu considera, a distanza di 2500 anni, la prima dichiarazione dei diritti umani della storia.
Nei secoli di splendore dell'antica Grecia e poi di Roma, i nemici orientali descritti ed ammirati da Erodoto non erano certo i sauditi o i qatarioti. La storia di questa parte del mondo la scrissero le dinastie persiane.
Nel medioevo, in quel periodo in cui la civiltà islamica svolse l'importante ruolo di sviluppare la scienza umana e di trasferire il patrimonio dell'antichità al periodo della rivoluzione industriale, su cosa si appoggiò la fortuna dell'Islam intero se non sull'estro, l'arte ed il genio della cultura persiana?
Avicenna, Khajè Nasir, Omar Khayyam, Razì, Rumì, Molla Sadra, Hafez non erano cittadini degli Emirati Arabi Uniti o del Bahrain e non erano nemmeno di una religione-etnia che sostenesse di essere superiore alle altre.
Ma se persino i mongoli guidati da Tamerlano che rasero al suolo tutta la Persia dopo averla conosciuta se ne innamorarono e vi rimasero fondando la dinastia dei Timuridi!
L'Iran fu "impero" anche quando un anziano religioso, dopo decenni di esilio, riuscì a rovesciare una dittatura filo-americana nel 1979.
Come dobbiamo chiamare l'unica nazione che nel dopoguerra ebbe il coraggio di scrivere sull'ingresso del suo ministero degli esteri "Né Orientale, né Occidentale", dicendo un bel no sia all'Unione Sovietica che agli Stati Uniti. Per non dimenticare che, Argo ed effetti speciali hollywoodiani a parte, ebbe il coraggio di arrestare "spie" americane e tenerle per 444 giorni. La nazione che ha sfidato e sconfitto il regime di Saddam, che è cresciuta da sola nonostante 36 anni di sanzioni, che è scientificamente, senza il minimo dubbio, la nazione islamica più avanzata con buona pace di tutti i fanfaroni che nella regione vantano primazie di altri paesi.
In questi giorni, che seguono all'equinozio di primavera, popolazioni di diverse zone e religioni, dall'India fino all'Albania, festeggiano una sorta di ricorrenza antica chiamata di solito Nowruz o Nawruz: il capodanno persiano.
Insomma, la terra d'Iran, come viene chiamata nel poema mitologico "Libro dei Re" di Ferdowsì, ha molto da raccontare, con una vasta proiezione storica e geografica, non solo oggi.
Un "impero" nel senso che è un mondo. Ma attenzione, perché questa parola nei media occidentali è usata anche per creare paura, nonostante si tratti di una nazione che non ha fatto del male a nessuno, negli ultimi secoli non ha aggredito nessuno, è stata neutrale nei due conflitti mondiali, ha una popolazione di "gente tranquilla che lavora", senza ideologie imperialistiche.
Molti analisti, negli ultimi anni, hanno cercato di limitare l'immagine dell'Iran a quel paese che voleva solo sviluppare la tecnologia nucleare. Come dice il poeta persiano Rumi, se decidi di versare il mare in una brocca, potrai prendere acqua solo per qualche giorno. Ed hanno fornito un'immagine riduttiva di un paese che è quasi sinonimo di arte, bellezza, poesia, devozione.
Gli americani, che non sono degli ingenui, si sono accorti prima degli altri che questo Iran non poteva essere sottovalutato. Mister Obama è sceso a patti con Teheran non perché sia un politico pacifico (e anzi non ha lesinato l'uso delle armi), bensì perché ha capito che con le armi, le sanzioni, le intimidazioni e le minacce non c'era più nulla da fare. E non a caso gli USA hanno pure ignorato Arabia Saudita e Israele che hanno fatto di tutto per ostacolare l'accordo con l'Iran.
E poniamo pure che non venga consolidato alcun accordo con questi "paesi potenti", quelli del 5+1. L'Iran ha fatto salti da gigante in 36 anni nonostante tantissime sanzioni e ha trovato una misura nel gestirle e nel muoversi sui mercati internazionali; ha una rete estesissima di alleati in tutto il mondo, dai vicini Iraq, Siria, Libano, Palestina fino al remoto Venezuela.
Teheran ha imparato a muoversi anche in Africa e anche nelle relazioni con Cina e Russia; il modello vincente di un sistema costituzionale in cui le competizioni elettorali sono autentiche e le cariche istituzionali sono contendibili, accoppiata alla interpretazione progressista dell'Islam offerta dalla fede sciita, attuato in Iran, affascina ormai anche popoli circostanti come quello del Bahrain e dello Yemen e persino alcune regioni dell'Arabia Saudita; e questo significa che nuovi alleati potrebbero essere in arrivo.
La sapete l'ultima? Il signor segretario alla difesa Usa Ashton Carter aveva affermato che se non ci fosse stato un accordo sul nucleare l'opzione militare sarebbe rimasta sul tavolo; e ha fatto ridere pure i polli cotti (come dice un proverbio persiano) perché ogni persona ragionevole sa che se esistesse una qualsiasi opzione militare contro l'Iran con uno straccio di probabilità di successo, Washington e alleati l'avrebbero messa in atto da tempo.
Al contrario, se l'accordo nucleare potrà perfezionarsi anche con la fine delle sanzioni, il grande vantaggio andrà all'Europa che ritroverà il suo naturale e storico partner in Oriente, il suo socio d'affari sin dai tempi della Via della Seta. Germania, Italia e Francia faranno affari d'oro e forse anche più di loro gli americani, che torneranno nel mercato di una nazione che conoscono molto bene.
Come conclusione, quindi, possiamo spiegare ai cari colleghi giornalisti occidentali e italiani in particolare, (per capirci meglio soprattutto quelli che nei loro articoli hanno riscoperto il concetto di "impero persiano" solo per creare allarmismo), che hanno solo scoperto l'acqua calda e che hanno aperto gli occhi su una verità che esiste serenamente da tanto tempo e che continuerà ad esistere... con o senza l'accordo sul nucleare!