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I masnadieri di governo

di Gianfranco La Grassa - 31/08/2006

 

Aggiungo a quanto scritto nel blog poche considerazioni sulle notizie del giorno; ormai si accavallano l’una all’altra. Intanto, un articolo di George Soros sul Corriere. Come tutti sanno, questo personaggio nefasto è quello che i cretini di sinistra hanno incensato come capitalista rinsavito e “democratico” per aver scritto libri di critica di una parte del capitalismo americano, con la quale aveva dei conti da regolare, come avviene da sempre tra gli agenti dominanti. Ma ormai la sinistra attuale è diventata una cloaca massima, senza più analisi di alcun genere (non oso nemmeno nominare la teoria che ci univa un tempo, per non sporcare nomi nobili con “questi qui”) né prese di posizione politiche minimamente decenti e pensate. Oggi vanno di moda i “borghesi buoni”, come direbbe uno dei “migliori” rappresentanti di questa cloaca.

Poche righe dell’articolo di Soros: “In reazione agli attacchi di Hezbollah, Israele aveva ragione da vendere a voler annientare le milizie nemiche e a proteggersi contro la minaccia dei missili sui suoi confini. Ma Gerusalemme doveva stare più attenta a limitare al massimo i danni collaterali [corsivi miei; si noti che la dizione danni collaterali non è nemmeno messa tra virgolette, come si dovrebbe, magari mettendoci anche sic!, visto il linguaggio orwelliano usato per indicare massacri indiscriminati di civili, donne e bambini, ecc.; questa la sensibilità del “capitalista democratico”, del “borghese buono”]. Comunque, sia chiaro, apprezzo che Soros si schieri senza ipocrisie da una parte. Come avevo già rilevato, ci si avvia sempre più alla situazione netta e definita, in cui si romperanno false unanimità, tatticismi vergognosi, anche amicizie. O si sta da una parte o dall’altra; è una questione sia morale che politica.

Un altro genio è il commissario europeo Almunia: data la (presunta) ripresina, è bene che l’Italia ne approfitti per pestare giù forte con la finanziaria. Anche l’agenzia di rating Fitch dichiara perfino deludente la manovra poiché è stata ridotta della modica cifra di 5 miliardi (quando ci sono stati ben 19 miliardi in più di gettito fiscale tra primo semestre 2006 e quello del 2005). Veramente tutti dei geni. Si prevede che nel 2007 gli Usa, come minimo, rallenteranno (alcuni sostengono che “stanno sfiorando la recessione”); anche la Germania non farà da traino; ergo, la nostra annunciata ripresina  – sempre ammesso che non ci siano i soliti imbrogli sui dati come quelli relativi all’inflazione (2%), ai conti pubblici disastrati (affermazioni poi ringoiate) – durerà ovviamente l’espace d’un matin. In questa situazione, ormai largamente prevista – e con la Banca europea che vorrebbe innalzare ancora il tasso di sconto per prevenire spinte inflazionistiche (ma se è “ufficialmente” così bassa, e ancora più bassa in Europa che in Italia!) – gli imbecilloni consigliano di approfittare della supposta situazione “favorevole”, dando in realtà una botta all’economia e causando, con imposte e riduzione della spesa pubblica, l’annientamento di questa presunta ripresina. Si può immaginare una masnada di imbroglioni, giocatori “delle tre carte” allo sbando, peggiore sia della “banda” europea che di questi 103 (numero record di tutta la vita della Repubblica) tra Ministri e vice del nostro Governo?

E adesso, l’ultimo genio, l’emerito prof. Monti, advisor della Goldman Sachs, la “benemerita” punta di lancia della finanza americana, di cui fu vicepresidente Draghi, oggi “infilato” in un ganglio importante come la Banca d’Italia. Monti, in una intervista alla Stampa, loda appunto Draghi per aver eliminato i controlli della suddetta Banca, affidandosi finalmente alle “virtù del libero mercato”. Sta facendo cioè gli interessi della finanza (Usa appunto) da cui proviene, esattamente come il suo lodatore, l’emerito prof. Monti; il quale sgrida invece un po’ (ma non troppo) Prodi perché dovrebbe procedere più speditamente a pestare su di noi per sistemare i conti pubblici. E anche lui, come Almunia, sostiene: “Coloro che dicono: i dati sono un po’ migliori del previsto, perciò possiamo diluire gli interventi necessari, forse non hanno capito la natura del problema”. Insomma, la solita questione della “riforma” delle pensioni, della Sanità, ecc. Siamo sempre al gioco delle parti: l’Europa (questa esiziale Unione sostanzialmente monetaria al servizio del predominio statunitense) ci striglia e continua a rimproverare il nostro Governo (qualsiasi sia) perché troppo timido e prudente. E all’Europa si aggiungono le tirate d’orecchi dei filoamericani alla Monti e alla Draghi, dei fautori del centrismo, del “partito democratico”, e chi più ne ha più ne metta. Il nostro Governo segue con finta “riluttanza”, non applicando al 100% (solo al 90!) le ricette proposte, e tutti i cretini (di destra o di sinistra alternativamente) a sentirsi sgravati di un peso, a dire “meno male”, ecc. E intanto andiamo sempre più a fondo e siamo sempre più americodipendenti; e la ripresina occhieggerà dal “buco del c…” di tutti questi manigoldi che ci danno consigli e ci s-governano.

Per non dilungarmi troppo, invito solo a leggere il disgustoso editoriale di Di Vico sul Corriere (giornale sempre più infame e meschino, privo di ogni dignità di “organo d’informazione”). Ricordo che il prodiano Di Vico (fustigatore dell’immoralità di certi DS che osavano tentare di impadronirsi della BNL tramite l’Unipol) è papabile per la direzione del giornale dopo la fusione tra Intesa e S. Paolo, promossa dai prodiani Bazoli (che è potente membro del patto di sindacato della RCS) e Salza. Ormai il formaggio (Italia) è pieno di vermi. Ricordo solo, per gli smemorati, che l’opa dell’Unipol sulla BNL e quella della Popolare di Lodi (allora di Fiorani) sull’Antonveneta (operazioni appoggiate da Fazio) furono contrastate giudiziariamente, con vicende ben note, e appoggiate in nome della “libertà del mercato” (la stessa che porta Monti a lodare Draghi), attaccando invece il gretto Fazio che difendeva la meschina “italianità”. Oggi, gli stessi di allora (fra cui stanno i membri del patto di sindacato della RCS, a partire dall’ineffabile presidente confindustriale; tutti rigorosamente per il centrosinistra, con luride operazioni di acquisto dell’UDC; questa la concezione della politica di simili “esseri di superiore moralità”), gridano alla italianità sia per contrastare la fusione Autostrade-Abertis sia per inneggiare alla creazione del colosso italiano Intesa-S. Paolo, che così “si difenderà meglio da scalate straniere”. Si va a corrente alternata; italianità e libertà di mercato si scambiano i ruoli sempre per la maggior gloria di spregevoli riccastri che trovano il loro vantaggio nel porsi alle dipendenze USA.