Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Oggi il mercato pretende solo mele belle da vedere

Oggi il mercato pretende solo mele belle da vedere

di redazione - 04/09/2006



Tutti a spingere le varietà antiche, ma poi  «i consumatori non si fidano a comprare qualcosa che non si chiami Golden o William»

SCHIVENOGLIA (Mantova) — Pensare che, per stare a galla, si era inventato perfino i Bom, «buoni ordinari per le mele»: paghi oggi e godi i frutti domani, quando maturano.
E adesso si ritrova, invece, «con 20 mila euro di cambiali da onorare».
Certe passioni, si sa, possono mettere nei guai.
Ma quella di Alfredo Andreoli, 49 anni, frutticoltore di Schivenoglia, non sembrava davvero delle peggiori.
Anche se i suoi oggetti del desiderio hanno nomi un po' equivoci, come la Mirandolina (per gli amici «la precoce di Moglia»), la Grigia di Torriana, la Decana del Comizio, l'Abbondanza, l'Ananassa, la Poppina Muzzi.
In fondo, solo di mele e pere si tratta.
E il vizio di Alfredo è solo quello di ostinarsi a coltivarle, tutte quante in regime biologico.
Anche quelle passate di moda, oscurate dalla fama delle sorelle che stanno sulla bocca di tutti: le Golden, le Fuji, le William.

«A fine anno - spiega Andreoli - scade il mio impegno con la Regione Lombardia per la coltivazione biologica. E, ad esser sincero, non so se rinnoverò l'impegno per altri 5 anni. Quando ho fatto quella scelta, l'azienda andava bene. Adesso, invece, i conti sono sempre in rosso».

E gli brucia, all'Alfredo.
Perché il «Loghino Canova» più che un'azienda è una dinastia.
Il bisnonno Alessandro l'aveva fondata giusto cent'anni fa.
«Il problema delle varietà antiche di frutta — spiega — è che non si adattano alle nuove pretese del mercato: alta resa, grosse dimensioni, eccetera. Però, quando apri una mela Rosa Mantovana o una pera Spadona, senti dei profumi che le altre se li sognano».

Andreoli dice che la petizione per salvare i semi delle varietà antiche e la biodiversità la firmerà.
Ma più che altro per una questione affettiva.
«Questi frutti "antichi" — dice — andrebbero spiegati ai consumatori, che non si fidano a comprare qualcosa che non si chiami Golden o William. Ma io non posso perdere ogni volta mezz'ora per convincere un cliente. Sennò nel frutteto chi ci va? E poi ci sono cose che non possiamo nemmeno dire».

Prego?
«C'è un regolamento Ue — spiega Andreoli — che proibisce di dire che i prodotti biologici sono nutrizionalmente migliori degli altri. Eppure tutti sanno che gli antiossidanti sono molto più presenti nella frutta biologica che nell'altra, nella quale oltretutto ci sono i nitrati, a causa dei fertilizzanti. Non a caso la prima cosa che i medici dicono a chi ha un tumore da curare è di mangiare prodotti biologici. Lo stesso si potrebbe dire per alcune varietà antiche: è stato dimostrato che, ad esempio, in una renetta ananassa c'è 5 volte più vitamina C che in una Golden. Ma dire certe cose pesterebbe troppi piedi e allora...».

 




Corriere della sera, 2 settembre 2006