Renzexit?
di Eugenio Orso - 14/07/2015
Fonte: Pauperclass
L’Italia è coinvolta per parecchi miliardi di euro nel disastro greco (provocato ad arte), lo spread – manco a dirlo! – è in salita, già oltre i cento e cinquanta punti, gli interessi del debito pubblico aumentano di conseguenza, la “ripresa” ancora stenta, persino nella propaganda sistemica, e perciò una domanda dobbiamo porcela: dopo il possibile Grexit ci sarà nei prossimi mesi il Renzexit?
Non abbiamo certezze sulla “fine politica” di Renzi, che doveva durare almeno fino al 2018, ma è certo che la troika (e la germania e gli usa) non ci penseranno un istante a buttarlo a mare, se la situazione italiana dovesse “complicarsi” a causa di un possibile Grexit. Infatti, il destino di tutti i servi è quello di essere usati dal padrone finché sono utili, per poi essere abbandonati a se stessi (nella migliore ipotesi) quando diventano inutili, o addirittura dannosi. Del resto, in Italia il mercato interno è già in via di distruzione, la struttura produttiva è visibilmente ridimensionata, le acquisizioni del capitale internazionale procedono, il mercato del lavoro flessibilizzato e dominato dalla precarietà, le pensioni ridotte al lumicino. Alcuni importanti risultati, da Monti a Renzi, le élite neocapitaliste li hanno già “portati a casa”, senza rivolte sociali di grandi dimensioni. Anzi, nelle urne il loro partito collaborazionista – il piddì – ha sostanzialmente tenuto (nelle regionali di maggio), ottenendo persino vittorie eclatanti (alle europee del 2014).
Le ultime dichiarazioni di Renzi – che nel caso greco si è schierato con la Merkel e i suoi padroni, bocciando il referendum – rivelano tutta l’inconsistenza politica del personaggio, che continua a lanciare, come un disco rotto, scontati messaggi propagandistici a uso interno, falsamente critici nei confronti della ue, dicendosi preoccupato per la sorte dell’unione europide, monetaria e finanziaria, più che per il destino della Grecia (e dell’Italia!). Le riunioni che contano le fa la germania con l’euroservo Hollande e da queste l’Italia è rigorosamente esclusa. Evidente che ci sono servi di serie A e servi di serie B e purtroppo, a differenza della Francia, l’Italia è governata da un servo di serie B, di cui sarà più facile liberarsi.
Ebbene, dato che il Grexit non è più un tabù, come poteva esserlo mesi o anni addietro, e il suo spettro si approssima, le conseguenze per l’Italia non potranno essere che negative, nel breve periodo (lo capiscono persino i bimbi), tali da compromettere la “stabilità” del governo euroservo e filo-atlantista renziano.
Inutile, a questo punto, che Padoan si affretti a dire che l’Italia “è al sicuro”, perché la grande tempesta potrà iniziare da un giorno all’altro. Non è certo, ma è quanto mai possibile, anche perché le élite neocapitaliste supportate dalla Merkel – alle quali l’esito del referendum greco fa un baffo – continueranno fino alla fine a usare il pugno di ferro dell’austerità contro Atene. E’ in ballo il loro potere, sono in ballo i miliardi, è in ballo l’eurolager, non certo il destino del popolo greco. Così, in caso di Grexit, l’Italia dirà addio alla stabilità dei conti pubblici, alla bassa spesa per interessi e alla carota della “crescita”, che il lacchè della troika Matteo Renzi ha agitato fin troppo a lungo. Aumenterà oltre il concepibile, nel breve, la pressione fiscale, a livello centrale e a livello locale, la sanità ne uscirà con le ossa rotte. Dopo il Grexit, resterà il solito bastone delle riforme neocapitaliste, che qualcun altro, incaricato dall’alto, dovrà impugnare contro di noi.
Nell’ipotesi fatta, si cercherà di sostituire Renzi senza passare per le urne, che a quel punto potrebbero essere pericolose per il piddì collaborazionista. Si formulano già ipotesi in proposito, alcune piuttosto bislacche, con la Boldini(!) supportata dal piddì, dal sel, dai centristi e addirittura dal cinque stelle (che ha “sparato” fin troppo contro Morticia Addams-Boldini), per simulare un cambiamento di rotta. In altri casi, s’ipotizza l’inciucio piddì-forza Italia, che però potrebbe mettere in subbuglio la reietta base piddina, già più volte “coglionata”.
La mia idea è che il Grexit comporterà quasi sicuramente il Renzexit, ma senza passare per le urne. Un po’ come andare direttamente in prigione, nel vecchio Monopoli, senza passare dal via!
Ci potrà essere un governo nominato di transizione, ancora centrato sul piddì, che resterà in carica per un periodo di dieci mesi-un anno, per lasciare posto, in condizioni economiche e sociali drammatiche, al definitivo governo commissariale della troika, sostenuto in parlamento dai servi piddini e da altri servitori di minor “caratura” (ndc, centristi, pezzi di sel e di forza Italia, ex cinque stelle). Si arriverà così alla scadenza elettorale politica, prevista nel 2018? Non solo, ma credo che a quel punto la si potrà anche rinviare, con la scusa delle drammatiche condizioni in cui verserà il paese, della “governabilità” a tutti i costi, della necessità di fare in tempi rapidi nuove e più “incisive” riforme ultramercatiste.
Dove andrà a fine il guitto di Firenze? Poco ci importerà a quel punto, visto che avremo le pezze al culo e forse, addirittura, rimpiangeremo i tempi di Monti! Di sicuro non cadrà col culo per terra e passerà “ad altri importanti incarichi”. Sta anche maturando la pensione di dirigente!