A che gioco giocano certe “accademie”? Nota a margine del “caso Regeni
di Enrico Galoppini - 21/02/2016
Fonte: Il Discrimine
Con tutta probabilità, non sapremo mai nulla di certo sui retroscena della fine di Giulio Regeni. Molte cose, si dice, “non tornano”…
Tuttavia, almeno una cosa “torna”, e parecchio: questa brutta storia ha evidenziato lo stretto legame esistente tra certa “accademia” – in specie quella anglosassone e francese – ed alcuni biechi interessi politici, nello specifico quelli di chi punta a destabilizzare i Paesi arabi del Mediterraneo ed i loro rapporti con l’Italia, in particolare.
Personalmente ne ho visti diversi, in vari Paesi arabi, girare in lungo e in largo a “studiare” ed “informarsi”. Non me ne quadrava uno. Tra quelli che ho conosciuto non c’è scappato il morto, ma nella “lista nera” dei mukhâbarât (i servizi d’informazione) qualcuno c’è finito, ed un motivo ci sarà… Io, per esempio, mi sono sempre fatto i proverbiali “cazzi miei”, anche quando notavo qualcosa che non mi andava, per il semplice fatto che se vuoi “fare la rivoluzione” la fai a casa tua.
Su questa losca faccenda di “professori”, “centri studi” e “ricercatori” ci si potrebbe scrivere un intero saggio: perché un italiano collabora con un’università inglese, in stretto coordinamento con una docente che lavora contro il governo egiziano? È un modo come un altro per realizzare i propri “ideali di giustizia”? Perché tutti questi “ricercatori” in cerca di “borse di studio” all’estero, purché siano, non si applicano invece, con maggior profitto, a studiare la situazione del loro paese, che certo non brilla?
Che università sono quelle che, immediatamente, senza porsi il minimo dubbio, diramano comunicati di “allerta” per mettere sul chi va là tutti gli “studiosi” dall’operare in Egitto? Quando mai questi luoghi deputati all’obiettività e alla “scientificità” hanno fatto muro contro la sovversione atlantista dal Libano alla Tunisia, dalla Siria alla Libia? Come mai vanno in brodo di giuggiole per ogni accenno di “onda verde” in Iran? E perché sono così solerti nell’assegnare cattedre a “dissidenti” per ammannirci la solita storiella dei “diritti umani” e delle “dittature”? Gli studenti meno superficiali che si avvicinano al mondo arabo e musulmano contemporaneo avranno diritto o no ad andare un tantino oltre?
Quali radici profonde ed inconfessabili ha il rapporto tra il cosiddetto “progressismo” di cui ogni bravo e stimato “docente” deve dare mostra e la simpatia, o quanto meno un ampio giustificazionismo, verso il cosiddetto “Islam politico” certificato dall’Angloamerica?
Vogliamo sinceramente credere che Giulio Regeni sia stato fatto fuori da apparati filo-governativi egiziani? A che pro, quando esattamente il giorno del “ritrovamento” del cadavere una delegazione italiana d’alto livello stava in Egitto per chiudere importantissimi accordi economici? Ovviamente, per ora, tutto è rimandato…
Come mai gli aerei coi turisti russi cadono dai cieli egiziani? Non è che si vuole sabotare l’intesa tra l’Egitto e l’Italia (e la Russia) sulla gestione del “caos” scatenato dalle “primavere arabe” e favorire una svolta in stile somalo nella nostra “quarta sponda”? Che fine intendono farci fare i nostri “alleati”, per giunta usando anche a loro insaputa dei nostri connazionali, tagliandoci fuori dalla gestione degli enormi giacimenti di idrocarburi scoperti dall’Eni in Egitto?
Ci si duole sovente, e giustamente, per la “fuga di cervelli” dall’Italia all’estero. Ma forse nessuno ha considerato il danno, ancor più grave, provocato dalla conquista dei cuori operata un poco per volta da potenze straniere, e cioè dall’aver quelle attirato a sé, coinvolgendoli in beghe che non dovrebbero interessarli, troppi giovani italiani i quali, se fossero vissuti in un’Italia libera, sovrana e indipendente sarebbero rimasti a casa loro, contribuendo alla crescita e al benessere della loro Madrepatria.