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Merkel, Erdogan e i "valori" europei

di Giulietto Chiesa - 21/04/2016

Merkel, Erdogan e i "valori" europei

Fonte: Megachip

 
L'elenco dei giornalisti che "non piacciono" al premier turco sta diventando molto lungo, troppo lungo.
L'ultimo aggiunto è stato Tural Kerimov, capo redattore dell'edizione turca di Sputnik, che si è visto annullare il suo "pass" come giornalista accreditato all'aeroporto Atatürk di Istanbul. Bloccato lui, bloccato anche il sito in lingua turca dell'agenzia Sputink. Per la verità sotto questo profilo la Turchia si comporta nello stesso modo in cui si sono già ripetutamente comportate le autorità delle repubbliche del Baltico, ma il caso di Ankara e, personalmente di Erdoğan, sta diventando un "caso europeo" a tutti gli effetti.
Il che lascia pensare che Erdoğan voglia incassare non solo i miliardi di euro che gli sono stati promessi da Angela Merkel, ma anche qualcosa di più: per esempio una promessa che lo lasceranno entrare in Europa dalla porta principale. Insomma vuole entrare con prepotenza, essere accettato così com'è. Per questo alza la posta e costringe la Germania a piegare ulteriormente le ginocchia.
Difficile dire se gli riuscirà il giochetto. Angela Merkel potrebbe, tra non molto, trovarsi a leggere sondaggi d'opinione in calo, se continuasse ad allungare il guinzaglio al bulldog. Anche perché c'è già l'elenco dei giornalisti turchi di opposizione. Come Ekrem Dumanli, arrestato nel 2014, e Can Dündar, direttore di Cumhuriyet, arrestato nel 2015, più giornalisti e giornaliste turchi e stranieri, spariti e uccisi in circostanze misteriose.
Certo è che la sfida di Ankara si va facendo dura. Il cronista della tv pubblica tedesca ARD, Volker Schwenk, rimandato a casa con foglio di via obbligatorio dopo essere atterrato in Turchia, campeggia sul mainstream tedesco, ed europeo. Ma i fatti hanno una certa logica, visto che la Cancelliera aveva in sostanza dato ragione al suo collega turco nella causa da lui intentata contro un altro giornalista tedesco, Jan Boehmermann.
Un cedimento doppiamente grave e significativo, perché in questo caso si trattava di satira. La quale è ancora meno (o dovrebbe esserlo) soggetta a sindacato rispetto alla cronaca. La satira non è emendabile, né accorciabile, né modificabile. O c'è, o non c'è. La Cancelliera ha deciso che, nei confronti di Erdoğan non si può fare satira. E ha concesso l'autorizzazione a procedere.
Una cancelliera europea che "cancella" la libertà di espressione in Europa. Per giunta su una questione così delicata. Se la decisione di Angela Merkel dovesse diventare d'esempio, tutti i giornalisti e satirici europei che hanno preso di mira capi di Stato e di governo stranieri potrebbero essere incriminati e sottoposti a giudizio penale o amministrativo.
Se, per esempio, Vladimir Putin scegliesse di fare causa contro la sterminata canea di detrattori che hanno sferrato colpi "sotto la cintura" nei suoi riguardi, ci sarebbe un colossale ingorgo in tutti i tribunali europei.

So che il Presidente russo non lo farà, ma penso al nostro destino di giornalisti, che dovrebbero, per non incorrere in quei rischi, "depennare" dai loro computer i nomi dei leader stranieri, privando in tal modo i loro lettori dal gusto di vedere il re (e la regina) nudi.