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Vai avanti Trump, sei tutti noi!

di Eugenio Orso - 26/04/2016

Vai avanti Trump, sei tutti noi!

Fonte: Pauperclass

 

Ricordate il patto di desistenza francese, fra i burattini socialistoidi e le camarille sub-politiche del “rinato dagli scandali” Nicolas Sarkozy? E’ stato rimesso in funzione, di recente (soprattutto da Valls e Hollande), per far perdere alle dipartimentali il Front National delle due Le Pen, cosa che purtroppo si è verificata.

Gli euroservi, in Ungheria, si sono coalizzati, presentando un’unica lista, per cercare di resistere al ciclone Orban e alla sua Fidesz, ma, in quel caso, non gliel’hanno fatta e sono stati messi in minoranza dal popolo ungherese.

In Germania, tutti contro Alternative für Deutschland per isolarla criminalizzandola, il che non ha impedito a questa formazione politica – espressione, comunque si giudichi e si giudichino i tedeschi, della popolazione germanica – di crescere nelle recenti elezioni in alcuni lander, come la Sassonia-Anhalt.

Persino in Italia, dove di vera opposizione “populista”, “razzista”, “xenofoba” ce n’è ben poca e dispersa, i ridicoli e vili sinistroidi radicali si coalizzano ancora, nelle elezioni amministrative, con il piddì, entità subpolitica al servizio della Nato e della troika, e qui da noi, purtroppo, fanno vincere l’entità euroserva.

Gli Usa, però, sono il cuore del potere del neocapitalismo a vocazione finanziaria ed è là che si giocherà la battaglia principale, in occasione delle elezioni presidenziali di novembre. Per questo l’eccentrico (e persino clownesco) miliardario Donald Trump è soggetto a ogni tipo di attacco, persino dall’interno di quello che dovrebbe essere il suo partito, cioè il partito repubblicano.

Ci hanno provato in molti, nel grand old party, a contrastare l’ascesa di Trump che rischia di vincere le primarie, contrapponendosi alla russofobica e guerrafondaia Clinton, al soldo delle grandi banche d’affari, beniamina dell’establishment militare e spionistico (Pentagono e Cia).

Tentativi in tal senso sono stati fatti dall’ancor potente famiglia Bush, con la candidatura di Jeb Bush e poi un certo appoggio a Marco Rubio. Persino Mitt Romney, trombato alle precedenti presidenziali del 2012, e il tristo senatore John McCain, trombato nelle elezioni presidenziali del 2008, hanno avuto parole di fuoco contro Trump, che non è un genio, ha ereditato la sua fortuna e non è un “self made man”, non può essere comandante in capo delle armate a stelle e strisce, eccetera.

Oggi, come extrema razio, i due candidati dell’elefante Ted Cruz e John Kasich, superstiti alle primarie repubblicane nel fronteggiare il ciclone Trump, “coordinano gli sforzi”, si coalizzano contro di lui con una specie patto “di desistenza” (simile a quello francese, caldeggiato soprattutto dai socialisti?) che riguarda stati come Oregon, New Mexico e Indiana.

Come se non bastasse, “attivisti” progressisti e per i soliti diritti umani, disturbano i comizi del miliardario newyorkese, cercano di impedirli, provocano, compiono atti violenza, debitamente finanziati dagli squali di Wall Street, da JPMorgan e Goldman Sachs. Persino il Ku Klux Klan contesta Donald Trump, se è vero che un incappucciato che disturbava un comizio del tycoon è stato picchiato da un supporter di Trump … stranamente afroamericano! E’ troppo per un sol uomo, attaccato persino da papa Francesco: populista, razzista, fascista e … traditore della razza bianca?

Persino inutile dire che la stampa, al soldo dei signori della finanza e del dollaro, è schierata come un sol servo al fianco di Hillary Clinton, con sparute eccezioni come quella del New York Post (di Rupert Murdoch!), che pare non essere aprioristicamente ostile a Donald Trump, pur avanzando riserve sul personaggio.

Persino in Italia, paese privo di sovranità e schierato in toto con le grandi City finanziarie, è in corso la campagna mediatica anti-Trump. D’uopo citare il solito rotolo di carta igienica chiamato Repubblica, che, per fare un piccolo esempio, enfatizza episodi marginali della campagna elettorale del miliardario newyorkese, come segue: “Il manager della campagna elettorale di Trump accusato di aggressione”! Ben sapendo che costui ha semplicemente strattonato una reporter particolarmente molesta. Segno che anche nelle “province esterne”, piegate al dominio dei soliti noti che infestano le City, è in corso la demonizzazione del nemico numero uno dei poteri forti …

Dove voglio arrivare, scrivendo simili cose? Voglio semplicemente evidenziare due punti chiarificatori, che consentono di comprendere ciò che sta accadendo in America:

1)    Il trattamento che Donald Trump subisce, ci chiarisce che costui è veramente considerato un pericolo dalla classe dominante finanziaria, egemone in tutto l’occidente a partire dalla sua “culla” nordamericana. Se i socialistoidi europei, i bravi democratici Usa, o i comunisti apostati come ad esempio il “nostro” Napolitano, sono dei bravi servitori, fedeli al padrone per interesse personale, di clan e per vigliaccheria, un reazionario conservatore come il “mattatore” newyorkese rappresenta un fastidio non da poco, soprattutto perché esprime in pubblico l’intenzione di liquidare la Nato, troppo costosa, priva di scopo e di senso dopo il crollo dell’Urss, e il desiderio di migliorare le relazioni con la rinata potenza russa e quello che (forse) sarà il suo omologo d’oltrecortina, lo “spauracchio” Vladimir Putin. Peccato che la Nato sia la più potente organizzazione armata criminale di cui dispongono, ancor prima dello stato islamico e di al-nusra. Peccato che loro vogliano lo scontro con la Russia a tutti i costi, per ridimensionarla e “normalizzarla” in senso neocapitalista e anti-sovranista, e Putin lo vogliano morto o incarcerato. L’ideale, per loro, sarebbe una russofobica e guerrafondaia come la Clinton, la cui fondazione (The Clinton Foundation) foraggiano abbondantemente, ma, come seconda, terza o quarta scelta andrebbero bene anche Cruz, Kasich, o addirittura Sanders. E’ chiaro che se Donald Trump è un pericolo per il sistema dell’economia finanziaria mondiale, per noi delle “province esterne” europee è sicuramente il candidato ideale, che potrebbe liberarci dal giogo della Nato – e, di conseguenza, dell’unione monetaria europea – e dal rischio di una guerra nucleare con la Russia.

2)   Come in Europa, anche in America tutti i partiti succubi della finanza sovrana si coalizzano contro il “populista” di turno, che dichiara di voler sconvolgere il ferreo ordine costituito, rivoluzionando lo status quo. Da noi, socialisti, popolari e liberali fanno comunella quando c’è il rischio che passi, alle elezioni, una formazione politica “non omologata”, cioè ostile ai grandi padroni finanziari e ai loro interessi privati. Come dei cani da guardia, i sinceri democratici, i veri liberali, iniziano ad abbaiare in branco e praticano la “desistenza” contro le due Le Pen, nel caso francese, oppure “coordinano gli sforzi”, come i candidati repubblicani alle primarie contro Trump. E’ la stessa identica cosa, contando che in America i due principali “avversari” democratici, la guerrafondaia psicopatica Hillary Clinton e il fossile Bernie Sanders, all’unisono si sono pronunciati contro Trump, non contro le comparse repubblicane che cercano di contenerlo. In pratica, tutti contro Trump, democratici e repubblicani, così come in Francia, socialist(oid)i e unione per un movimento popolare (apostati del gollismo), sono tutti contro Le Pen e il Front National. Non è che notate qualche similitudine?

A questo punto, mi pare strano che i cosiddetti Panama Papers della Cia, sullo scandalo planetario dell’evasione fiscale, abbiano coinvolto la famiglia Le Pen, alcuni personaggi vicini a Putin, Cameron colpevole di aver permesso il referendum per il Brexit, e non anche, in qualche modo subdolo, il nemico interno numero uno, cioè il nostro Donald Trump … che il cielo lo conservi!



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