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Chi è il peggior nemico di Israele?

di Tony Cartalucci - 09/06/2016

Chi è il peggior nemico di Israele?

Fonte: sakeritalia

Il suo governo ed i suoi sponsor stranieri.

Il conflitto in corso, che sta logorando il Medio Oriente, è il risultato dei progetti egemonici Occidentali, volti a riportare l’ordine nella regione, ed oltre, con una struttura geopolitica più confacente ai suoi interessi. Nella realizzazione di questo, i centri di potere in tutto l’Occidente – Washington, Wall Street, Londra, e Bruxelles – hanno scelto diverse nazioni come intermediari, attraverso i quali sono in corso di attuazione i vari aspetti di questo processo.

L’Arabia Saudita ha contribuito in modo significativo ad indottrinare, finanziare ed armare i terroristi arrivati da un capo all’altro della regione, e del mondo. La Turchia è parimenti servita ad armare e rifornire i terroristi, ed anche ad organizzarli prima delle operazioni lanciate in territorio Siriano, e perfino a rifornirli una volta entrati nel territorio Siriano. Anche la Giordania ha fatto questo, in una misura minore, ma pur sempre significativa.

Una nazione spesso trascurata, o analizzata in modo inappropriato – ma molto coinvolta – è Israele.

Il ruolo del regime Israeliano

Il governo di Israele si è messo d’accordo con l’Occidente in merito al conflitto in corso in Medio Oriente, in un modo di cui molti Israeliani non sono consci o non sono convinti.

Secondo il giornalista Premio Pulitzer Seymour Hersh, nell’articolo del 2007 “The Redirection” [il reindirizzamento, NdT] Israele sarebbe implicato:

Per minare l’Iran, che è in maggioranza Sciita, l’Amministrazione Bush ha deciso in effetti di riconfigurare le sue priorità in Medio Oriente. In Libano l’Amministrazione ha cooperato con il governo dell’Arabia Saudita, che è Sunnita, in operazioni clandestine finalizzate ad indebolire Hezbollah, l’organizzazione Sciita che è sostenuta dall’Iran. Gli USA hanno anche partecipato ad operazioni clandestine contro l’Iran ed il suo alleato, la Siria. Un sottoprodotto di queste attività è stato il rafforzamento dei gruppi estremisti sunniti che abbracciano una visione militante dell’Islam e sono ostili all’America e in sintonia con Al-Qaeda.

L’articolo prosegue rivelando i rapporti tra il governo di Israele e gli sponsor del terrorismo di Stato, inclusa l’Arabia Saudita, affermando:

Il cambio di politica ha portato l’Arabia Saudita ed Israele ad un nuovo abbraccio strategico, soprattutto perché entrambi vedono l’Iran come una minaccia esistenziale. Sono stati impegnati in colloqui diretti, ed i Sauditi, che credono che una maggiore stabilità in Israele e Palestina darebbe all’Iran meno opportunità di pesare nella regione, sono stati maggiormente coinvolti nei negoziati Arabo-Israeliani.

Questo articolo, pubblicato molti anni prima delle cosiddette “Primavere Arabe” del 2011, dopo le quali cominciò la guerra in Siria, si sarebbe rivelato profetico. Israele si è dato da fare, anche se più tranquillamente, in tandem con gli Stati Uniti, la Turchia e, proprio come aveva avvertito Hersh, con l’Arabia Saudita, per intraprendere una devastante guerra per procura contro la Siria, l’Iraq, il Libano, l’Iran, e, per certi versi, perfino contro la Russia.

I confini di Israele e zone franche stabilite appena al di là di essi, particolarmente nelle Alture del Golan illegalmente occupate, ospitano organizzazioni che il Dipartimento di Stato Americano classifica come terroriste, tra le quali il Fronte Al-Nusra. In svariate occasioni la stampa israeliana ha nascosto degli incidenti nei quali le Forze di Difesa Israeliane (IDF) sono state sorprese a trafficare combattenti di Al-Nusra, in ambulanza, avanti e indietro attraverso la frontiera con la Siria.

Un articolo di Haaretz intitolato: “Israele sospende l’assistenza medica per i membri del Fronte Al-Nusra Siriano”, ammetteva che:

Un alto ufficiale delle Forze di Difesa Israeliane ha rivelato lunedì che Israele ha sospeso le cure mediche ai membri di un gruppo estremista di ribelli Siriani, feriti nella guerra civile che è in corso in quella nazione. Il cambiamento di linea di condotta nei confronti del Fronte Al-Nusra, collegato ad Al-Qaeda, è avvenuto circa sei settimane fa.

Secondo l’ufficiale, una serie di combattenti feriti del Fronte Al-Nusra aveva ricevuto assistenza medica in Israele.

L’articolo, ed altri pubblicati da Haaretz, avrebbero rivelato che i frequenti spostamenti in ambulanza di combattenti Nusra effettuati dall’IDF, col tempo avevano spinto i Drusi israeliani ad attaccare i convogli, costringendo il governo Israeliano a cambiare una linea di condotta che apparentemente era ben nota all’interno di Israele.

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C’è anche la questione delle violazioni, molto più conosciute, e multiple, del territorio Siriano, da parte di aerei da guerra dell’IDF, che hanno condotto attacchi non contro Nusra o il cosiddetto Stato Islamico (ISIS), ma in loro aiuto contro le forze militari Siriane. Anche Damasco è stata colpita da aerei da guerra Israeliani, in un chiaro tentativo di provocare la Siria ad una guerra più ampia, nella speranza di creare un pretesto per un intervento militare Occidentale rapido e diretto nei confronti del governo Siriano.

Quest’ultimo punto è particolarmente rilevante, perché documenti politici USA firmati e datati rivelano che una simile tattica era stata studiata per provocare l’Iran, che non lo voleva proprio, ad una guerra prima contro Israele e poi contro gli Stati Uniti.

Lo stratagemma fu architettato, fin nei dettagli, nel 2009 dal Brooking Institute (finanziato da Fortune 500 – pagina 19 del loro rapporto annuale), nel loro documento “Quale strada per la Persia?”. Parlando dell’Iran lo sgambetto, che oggi chiaramente è utilizzato contro la Siria, era descritto in questo modo (il grassetto è un’aggiunta):

…sarebbe molto più preferibile se gli Stati Uniti potessero appigliarsi ad una provocazione da parte dell’Iran, come giustificazione per gli attacchi aerei, prima di lanciarli. Chiaramente tanto più l’azione Iraniana fosse violenta, letale, ed immotivata, tanto meglio sarebbe per gli Stati Uniti. Naturalmentesarebbe molto difficile per gli Stati Uniti attirare l’Iran in una simile provocazione senza che il resto del mondo si accorga di questo trucco, cosa che gli toglierebbe efficacia. (Un metodo che potrebbe avere qualche probabilità di successo sarebbe quello di usare dei tentativi segreti di cambio di regime, nella speranza che Teheran possa reagire apertamente, o anche semi-apertamente, cosa che potrebbe essere bollata come un atto immotivato di aggressione da parte dell’Iran).”

E ancora:

“Israele sembra che abbia già fatto un’ampia pianificazione ed addestramento per un simile attacco, ed i suoi aerei sono probabilmente già posizionati quanto più vicino è possibile all’Iran. Pertanto Israele potrebbe essere capace di lanciare l’attacco in poche settimane o anche in pochi giorni, a seconda di quali condizioni meteo e di spionaggio pensi di avere bisogno. Per di più, siccome Israele potrebbe avere molto meno bisogno (o anche interesse) ad assicurarsi un appoggio nella regione per l’operazione, Gerusalemme probabilmente si sentirebbe meno condizionata ad aspettare una provocazione Iraniana prima di attaccare.In breve, Israele potrebbe muoversi molto rapidamente per realizzare questa opzione, se sia i leader Israeliani, sia quelli Americani, lo volessero.”

“Ma, come si è sottolineato nel precedente capitolo, gli attacchi aerei stessi sono davvero solo l’inizio di questa strategia. Ancora, gli Iraniani senza dubbio vorrebbero ricostruire i loro siti nucleari. Vorrebbero probabilmente reagire contro Israele, e potrebbero reagire anche contro gli Stati Uniti, cosa che potrebbe creare il pretesto per attacchi aerei Americani, o anche per un’invasione.”

Israele, un mandatario

Il regime a Gerusalemme è spesso descritto dai suoi detrattori come lo specchio del popolo Israeliano, e di essere la “capitale oscura” di un “impero sionista” globale. In realtà l’esistenza stessa del governo di Israele, ed il potere militare che lo sostiene, è dovuto interamente a Washington ed a Londra, politicamente ed, in misura significativa, anche finanziariamente. Durante la guerra contro il Libano del 2006, ad un certo punto Israele ebbe bisogno di richiedere un invio d’emergenza di munizioni da USA ed UK per poter proseguire le operazioni.

Il minuscolo paese vanta un’economia altamente tecnologica che potrebbe permettere al suo popolo un’esistenza confortevole, che faccia progredire sé stesso ed i suoi vicini, se solo si permettesse alla pace di prevalere sempre, ma l’economia di Israele da sola difficilmente potrebbe sostenere il suo attuale atteggiamento bellicoso, sia in Medio Oriente sia altrove, senza l’aiuto dei suoi mecenati esteri.

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Finanziariamente, secondo le cifre dichiarate dal Dipartimento di Stato Americano, più di 3 miliardi di dollari sono inviati annualmente ad Israele per la sola assistenza militare, il che ne fa di gran lunga il maggior beneficiario di aiuti militari USA in tutto il pianeta. Al secondo posto c’è l’Egitto, che riceve neanche la metà di questa cifra, e l’aiuto militare ad Israele vale più della metà del totale di 5,6 miliardi di dollari che sono spesi in tutto il mondo dagli Stati Uniti.

Le spese complessive per la difesa di Israele ammontano a 18,5 miliardi di dollari, secondo il think tank Istituto Internazionale di Studi Strategici (IISS), che ha sede a Londra ed è finanziato da Fortune 500. Si è anche affermato che Israele raccolga circa 5-6 miliardi con la vendita di armamenti. È oggetto di ampio dibattito se Israele potrebbe o no sopravvivere senza i 3 miliardi dichiarati di aiuti militari. Gli analisti sembrano concordare sull’importanza dell’influenza che i 3 miliardi di dollari consentono agli Stati Uniti di avere sugli attuali circoli governativi Israeliani.

In altre parole il finanziamento Americano ad Israele serve più a mantenere a Gerusalemme un regime che faccia quello che Washington vuole, che non perché Washington armi adeguatamente con 3 miliardi di dollari Gerusalemme, che potrebbe sopravvivere anche senza. Gli analisti sembrano concordare anche, che senza i 3 miliardi di dollari da Washington l’attuale regime di Gerusalemme potrebbe cadere e lasciare spazio a forze politiche più moderate.

Molta della attuale bellicosità di Israele è causata sia dall’influenza degli USA su Gerusalemme, sia dal sostegno politico degli Stati Uniti alla politica di aggressione di Gerusalemme sulla scena mondiale. Rompere questo ciclo potrebbe essere la chiave per riportare la pace e la cooperazione tra Israele ed i suoi vicini, ma per farlo occorrerebbe che i critici di Israele si concentrassero sui politici influenzati dagli USA piuttosto che sullo stato stesso di Israele e su tutti i suoi 8 milioni di abitanti – molti dei quali potrebbero diventare validi alleati per ripristinare la pace e la stabilità nella regione.

La Strategia della Tensione di Washington

Un altro fattore necessario per mantenere Israele di fatto come una Base Operativa Avanzata (FOB – Forward Operating Base) per le ambizioni regionali degli USA, configurata come se fosse uno Stato, è quello di mantenere da un lato un clima di paura ed una mentalità da assediati nella popolazione Israeliana, e dall’altro un clima di odio ed un desiderio di vendetta nella popolazione araba. È buffo che l’attuale regime di Israele si trovi in combutta con l’Arabia Saudita, il Qatar, ed altri stati che favoriscono il terrorismo, che invece mantengono il rango dei più fanatici seppur inefficaci gruppi politici e militanti, che vengono considerati schierati contro lo stato di Israele, ed indubbiamente sono contro il suo popolo.

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Mentre i popoli Palestinese e Israeliano si trovano contrapposti in una violenza perpetua, gli interessi particolari, che guidano la violenza reciproca, lavorano insieme, di concerto, geopoliticamente nella regione. Israele, mentre convince il suo popolo che i Palestinesi sono il loro nemico, agisce in combutta con l’Arabia Saudita, il Qatar e Washington, per armare e sollevare Al-Qaeda contro la Siria.

Fintanto che i critici di Israele indirizzeranno la loro rabbia e la loro indignazione sulla bellicosità di Israele, contro Israele come nazione e contro il suo popolo in generale, semplicemente incoraggeranno la mentalità della paura e dell’assedio che l’attuale regime a Gerusalemme sostiene con le sue politiche estera ed interna. Se questi critici fossero in grado di esprimere un approccio più sfumato, alleandosi con gli Israeliani che si oppongono all’attuale regime, smascherando e censurando specifici membri del governo di Israele, il regime stesso verrebbe privato di uno dei suoi strumenti più efficaci.

Lungi dal pio desiderio di un “Sionista nascosto” questo metodo di tendere la mano sia agli Ebrei, sia agli Israeliani è stato impiegato dal presidente siriano Bashar Al-Assad stesso, nel tentativo di separare chiaramente la maggioranza dei Siriani che potrebbero vivere in pace con i vicini, da una minoranza di disgraziati che seminano il caos e la violenza, con il pericolo di implicare sia tutti gli Israeliani, sia tutti i suoi nemici.

Stroncare la Strategia della Tensione

Nel 2011 Bloomberg ha pubblicato un articolo intitolato: “La Siria cerca un’immagine laica, con gli Ebrei che restaurano le Sinagoghe”, nel quale si dice:

Assad vede la ricostruzione della Damasco Ebrea nel contesto del mantenimento della laicità della Siria, ha detto Josh Landis, direttore del Centro di Studi Medio-Orientali dell’Università dell’Oklahoma a Norman (Contea di Cleveland). Questo è uno sforzo del regime per mostrare la sua serietà, ed è un ramoscello d’olivo verso la comunità Ebrea in America, che cercano di conquistare.

Mentre la Siria è ancora ufficialmente in guerra con Israele, il paese cerca di rappresentarsi come uno stato molto tollerante, per dare lustro alla sua immagine internazionale. I 200 Ebrei della Siria si specchiano nelle azioni dei loro correligionari in Libano, dove l’opera di restauro è cominciata nel Luglio del 2009 con la Sinagoga Maghen Abraham.

Chiaramente l’eliminazione del governo Siriano del Presidente Bashar Al-Assad, che cerca di offrire questo ramoscello d’ulivo, e la sua sostituzione con qualcosa di molto simile ad Al-Qaeda ed allo Stato islamico, assicurerebbe il vantaggio di una perenne strategia della tensione, a Wall Street, ai particolari interessi di Washington, al regime di Gerusalemme, ed agli obiettivi geopolitici collettivi di Washington e dei suoi alleati regionali, contro l’Iran e per estensione contro la Russia, in tutto il Medio Oriente.

Immagine Ebrei Siriani durante le celebrazioni della Pasqua

Immagine Ebrei Siriani durante le celebrazioni della Pasqua

Se il Presidente Assad ed i suoi alleati dovessero riuscire a ricollocare delle comunità Ebree all’interno della Siria e tendessero con successo la mano a quegli Israeliani che non sono d’accordo con l’attuale regime di Gerusalemme e con i suoi sponsor stranieri, mezza della strategia della tensione di Washington potrebbe cadere, ed il resto a sua volta finirebbe per rimanere fermo, atrofizzarsi ed infine crollare.

Per raggiungere questo, sarà necessario per prima cosa smetterla con la guerra per procura che la Siria ed i suoi alleati sono stati costretti a subire, e poi rafforzare la loro l’influenza nella regione nei confronti degli alleati locali di Washington, ma affrontando in primo luogo i loro governi, non i loro popoli.

Occorrerà anche che la mentalità di molti critici di Israele evolva in un modo più sfumato, definendo argomenti politici, geostrategici, militari e finanziari contro specifiche persone Israeliane ed i loro sponsor, piuttosto che argomenti retorici ed ideologici, avventatamente rivolti contro tutti gli Israeliani. Spezzare la mentalità di paura e di assedio che Gerusalemme ha imposto alla sua popolazione per decenni, è il primo passo per stroncare il regime stesso. Non solo questo regime rappresenta una minaccia per i vicini di Israele, ma al contrario della propaganda che ha usato per spargere la paura tra la sua stessa popolazione, è anche una minaccia per Israele stesso.

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Articolo di Tony Cartalucci pubblicato da Land Destroyer il 10 Maggio 2016
Traduzione in Italiano a cura di Luciano Ragazzi per SakerItalia.it