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Referendum? Una dissimulazione sistemica

di Eugenio Orso - 18/06/2016

Referendum? Una dissimulazione sistemica

Fonte: Pauperclass

 

Come non credo nelle fole che santificano la liberaldemocrazia parlamentare, massima espressione della “civiltà politica” occidentale, così non credo al potere “taumaturgico” della democrazia diretta, le cui vestigia – cioè il referendum (consultivo come il Brexit, ma anche abrogativo di leggi) – sopravvivono nel tempo del parlamentarismo neocapitalista.

Nell’era del potere assolutistico dei Mercati & Investitori, la volontà popolare non è da questi cassata solo quando va nella direzione voluta, come ad esempio il Brexin, ossia un voto britannico favorevole alla permanenza nella Ue (“Remain”). Inoltre, il Brexit è un referendum che in caso di vittoria del “Leave” non implica, automaticamente, l’uscita della Gran Bretagna dal cerchio dantesco più esterno della prigione unionista europea, e ciò potrebbe aiutare le élite pro-Ue, nonostante la prevalenza del “Leave”.

 

Un referendum simile a quello britannico è stato a lungo millantato (e mai concretato) anche da Grillo in Italia, pur sapendo che non c’è referendum che tenga, in questo paese, davanti all’intangibilità dei trattati internazionali. Campa cavallo che l’erba cresce, verrebbe da dire ripensando alle balle di Grillo! E intanto si resta “fino a esaurimento scorte” nell’eurolager …

Nel caso del referendum costituzionale di autunno, invece, in discussione è il governo troikista di Renzi, con le sue riforme che vanno sempre nel senso indicato dalla Bce, come testimonia la celebre lettera-diktat dell’estate 2011. La decisione politica e l’organizzazione istituzionale devono adeguarsi rapidamente ai diktat dei Mercati & Investitori, in buona sostanza, e sicuramente, per evitare sorprese sgradite, ossia la prevalenza dei No, si ricorrerà a dei trucchi – brogli elettorali, delegittimazione o addirittura criminalizzazione mediatica del No – alterando il risultato.

Se in Gran Bretagna cade a fagiolo l’omicidio Cox, per delegittimare i sostenitori del “Leave” e influenzare, con la paura, i risultati del referendum di giovedì 23 giugno, in Italia ricorreranno probabilmente a semplici brogli – per i gonzi politicamente corretti “irregolarità nello spoglio” – onde confermare il governo Renzi e la “sua” riforma costituzionale, in verità voluta dalla Bce-troika.

Un sistema di governo come quello liberaldemocratico, sempre più aderente alle esigenze imprescindibili del grande capitale finanziario privato (cioè di una specifica classe dominante neocapitalista), centrato sulla mediazione di una rappresentanza politica altamente manipolabile e “comprabile”, non può permettere che funzioni correttamente una “via di fuga”, dal sistema stesso, rappresentata dal residuo di democrazia diretta che chiamiamo referendum, il quale consente la consultazione diretta del popolo. Consultazione che potrebbe diventare pericolosa per i dominanti, almeno quanto far decidere ai tacchini il menù, dopo averli invitati al pranzo di Natale.

Va bene la kermesse della democrazia diretta, simulazione di volontà popolare che può far sentire importanti i tacchini, in grado di decidere del proprio futuro, ma poi, alla fine, i suddetti si devono spennare, cucinare e mangiare! Allora si simula con il referendum per compiacere i poveri tacchini, per farli sentire importanti, ma le decisioni che contano sono state già prese a priori (Brexin e non Brexit, senato ridimensionato e non eletto, eccetera) e non è ammesso uscire dal seminato.

Ricordiamoci, noi che viviamo in Italia, il referendum del 1993 (nel 1978 era andata buca) in cui la maggioranza si è espressa per l’abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti. Si trattava di un referendum abrogativo di norme e non semplicemente consultivo. Eppure i partiti hanno continuato a ricevere barche di soldi con l’espediente dei rimborsi elettorali … facendosi beffe della volontà popolare sfavorevole alle loro tasche.

Questo penoso scampolo di democrazia diretta che furbescamente coinvolge e appassiona le masse dominate, facendole sentire importanti e “interne al sistema” di potere politico in essere, a questo punto lo chiamerei scherzosamente Inculandum, in accordo con la sua vera funzione.

Come se non bastasse, i valletti subpolitici dell’élite dominante usano impropriamente il Referendum/ Inculandum per un plebiscito su se stessi, come fa Renzi in questo disgraziato paese con la materia costituzionale, che coinvolge le malridotte istituzioni, abbastanza sicuri che riusciranno ad andare in meta, in un modo o nell’altro, cioè regolarmente oppure con brogli, disinformazione e bassezze varie. Si spera non con l’omicidio, o con attentati “false flag”!