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“Brexit”: i lamenti dell’élite democratica

di Antonio Serena - 26/06/2016

“Brexit”: i lamenti dell’élite democratica

Fonte: Liberaopinione

Il voto sull’uscita dei britannici dall’ Unione Europea, oltre che una risoluzione politica, ha rappresentato anche una verifica dello stato di salute culturale (e mentale) del vecchio continente e di chi attualmente lo gestisce in maniera illegale. I poteri forti della Finanza, quelli che hanno piazzato i loro tirapiedi (nominati) nei governi degli Stati, ma anche in giornali, Tv, istituti demoscopici e altri strumenti di distrazione di massa, dopo aver fallito in maniera eclatante le loro previsioni di voto, o, peggio, dopo aver scientemente influenzato con le loro bugie il voto dei cittadini (il giorno precedente il referendum i voti del “remain” erano dati in vantaggio di 8 punti ), si sono detti meravigliati del responso delle urne. La faccia di Enrico Mentana che commentava su “La 7” lo spoglio in notturna e l’arrivo dei voti dai vari distretti inglesi è stata una sintesi di comicità da far invidia ai Fratelli Marx. In quella e in altre trasmissioni televisive successive si è sentito di tutto:  che il voto rappresentava una catastrofe, che i laburisti non avevano saputo controllare i loro elettori, che  la domanda più cliccata in internet in Inghilterra nei giorni precedenti il voto era: “Che cos’è la UE?” e che quindi gli inglesi erano a dir poco degli sprovveduti, che gli anziani col loro voto avevano ipotecato il domani dei giovani, che le proiezioni degli exit-pool erano state falsate dalle bugie degli elettori (quindi ignoranti e bugiardi), che già all’indomani delle elezioni molti si erano pentiti di aver votato per “Brexit” e che quindi bisognava ripetere le elezioni.

In casi come questi certe “teste d’uovo” che quotidianamente dagli schermi ci impartiscono lezioni di democrazia dovrebbero, specie se giornalisti o inviati speciali, provare ad abbandonare la loro abituale saccenza cercando, sempre se sono in buona fede, di capire e interpretare i fenomeni ed evitando di fare, come si suol dire, la figura del pinguino.

E’ infatti ridicolo affermare che l’elettore inglese che ha votato “brexit” è un ignorante che non sapeva quel che faceva e un minuto dopo ribadire che, se si votasse oggi, nella maggior parte dei paesi della UE si avrebbero risultati analoghi. E’ dunque il nostro un continente abitato da ignoranti? O non è forse che la gente, specie i ceti popolari (quelli che hanno votato in massa la Brexit), non ne possa più di sacrifici per salvare le banche, di giovani disoccupati, di pensioni rapinate, di conti correnti azzerati da volgari ladri camuffati da banchieri, di invasioni incontrollate da parte di migranti fuggenti (nella migliore delle ipotesi) da guerre create dai signori della grossa finanza?

Sentite cosa ha scritto il bocconiano rampante Stefano Feltri, ex collaboratore di Lilli Gruber e vicedirettore de “Il Fatto quotidiano”: “Gli elettori inglesi hanno votato contro gli immigrati, contro la globalizzazione, contro le élite, contro i burocrati, per l’impero e per la sicurezza perduta. Si possono trovare mille ragioni per criticare l’Unione europea, nessuna razionale per sostenere che dopo la Brexit l’economia della Gran Bretagna sarà più prospera, la sua società più coesa, le frontiere più sicure…Si può chiedere un maggiore ricorso al voto popolare soltanto se gli elettori prendono sul serio il proprio compito, se danno un voto consapevole, faticoso. In caso contrario la democrazia diretta diventa circonvenzione di incapace”. E quindi - ovvio no - va abolita o limitata ai soli capaci, all’ élite.

Quando una democrazia, per bocca dei suoi zelanti servitori, dà dell’ignorante all’elettore si qualifica per quel che è: una dittatura camuffata, quale appunto è quella dell’Unione Europea e degli utili idioti che la sostengono.