Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Paranoia NATO contro Integrazione Eurasiatica

Paranoia NATO contro Integrazione Eurasiatica

di Pepe Escobar - 13/07/2016

Paranoia NATO contro Integrazione Eurasiatica

Fonte: Megachip

Mentre il vertice della NATO a Varsavia prendeva slancio, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov non ha potuto contenere un'osservazione ironica: «Non siamo mica noi quelli che si avvicinano sempre di più ai confini della NATO».
Questo è un dato di fatto. Ma la NATO non si basa sui fatti: solo sui miti. Uno dei miti blindati in quel di Washington è che sia la NATO a trascinare periodicamente indietro gli USA verso il loro "ruolo tradizionale" di garanti della sicurezza dell'Europa. In realtà è vero proprio il contrario: Washington ha bisogno periodicamente di rifare il marchio ai vassalli europei circa l'assoluta necessità di avere ancora più NATO.
Per troppo tempo la NATO è ormai rimasta incentrata sulle operazioni "fuori area": almeno dal 1993, quando il concetto emerse per la prima volta.
Ciò ha fatto sì che la NATO "proiettasse stabilità" in Afghanistan (perdendo miseramente una guerra contro un gruppo di tribù armate di kalashnikov) e in Libia (trasformando uno stato-nazione stabile in un deserto devastato dalle milizie).
Tutto ciò è ancora ben lungi dall'essere concluso. Basta guardare alla voce II del vertice di Varsavia: "Projecting stability" ("proiettare stabilità", NdT). Ecco la missione:
«Per salvaguardare la sicurezza nel proprio territorio, la NATO deve anche proiettare stabilità al di là dei suoi confini».
Cioè la NATO come Robocop globale: un progetto destinato a prendere di nuovo velocità nel caso in cui la candidata ufficiale neocon/neoliberalcon, Hillary Clinton, sia al comando della Casa Bianca nel 2017.
Più di tutto la NATO è ora ritornata alla sua missione (remixata) da Guerra Fredda per affrontare la Russia. Questo è il tema chiave del vertice di Varsavia (e oltre), qualunque sia il modo in cui questa notizia venga cucinata.
Quindi è tutta una questione di "aggressione russa". E per confezionare questa idea, la NATO viene piegata affinché crei una Nuova Cortina di Ferro, la più plastica possibile, dal Baltico al Mar Nero, e consegnare potentemente questo "chiaro messaggio" enunciato dal segretario generale Jens Stoltenberg:
«Se qualcuno dei nostri alleati viene attaccato l'intera alleanza risponderà come una sola entità.»
La Nuova Cortina di Ferro (Plastica?) al momento prende principalmente la forma di quattro gracili battaglioni multinazionali distribuiti a rotazione in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia.
E questo mentre la vera "minaccia" per i membri della NATO non è la Russia, ma ciò che appartiene a un dibattito tabù in Europa, ossia il contraccolpo per gli errori diretti e indiretti commessi in Medio Oriente da parte di Washington: dagli attacchi 'Shock and Awe' ("colpisci e sgomenta", NdT) fino alle più felpate forniture di armi da dietro le quinte ai "ribelli moderati", ossia le classiche mosse dell'Impero del Caos che hanno contribuito a una massiccia crisi dei rifugiati.
Il modo migliore con cui Stoltenberg sia riuscito a incorniciare tutto questo è che «stabiliremo un quadro per affrontare le minacce e le sfide provenienti da sud». Nel linguaggio della NATO "sud" significa, in teoria, l'ISIS/ISIL/Daesh che è attiva nell'area MENA (Medio Oriente/Nordafrica). Ma non le gemmazioni di al-Qa'ida raccoglibili sotto l'etichetta di "ribelli moderati".
Stoltenberg aggiunge inoltre: «Non vogliamo una nuova Guerra Fredda». Eppure, la proiezione di "stabilità" della NATO sul terreno dice altrimenti. E se ci fossero ancora dei dubbi sul fatto che l'UE e la NATO sono una cosa sola in tutto il progetto, la dichiarazione congiunta firmata a Varsavia da Stoltenberg, dal presidente della Commissione europea (CE) Jean-Claude Juncker e dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, li dissipa per bene.
Dopo tutto, anche l'establishment britannico è statocostretto ad ammettere che l'UE, fin dall'inizio, era un progetto della CIA, altrettanto quanto la NATO è uno spin-offdel Pentagono.
Controlla la nostra proiezione sugli accordi commerciali
Quindi questo è il "progetto" che la NATO ha da offrire all'Occidente - e al Sud del mondo. Vediamo cosa sta invece succedendo dall'altra parte.
Un fatto capace di cambiare i giochi è avvenuto solo pochi giorni fa, in occasione del vertice annuale della Shanghai Cooperation Organization (SCO) a Tashkent. La SCO è ora in procinto di capovolgere la geopolitica. Non a caso è un termometro fondamentale dello stato mentale della leadership di Pechino che viene paragonato alla frattura del super-continente Gondwana di 180 milioni di anni fa.
Così mentre il Brexit potrebbe aver prefigurato l'implosione al rallentatore dell'UE - per la costernazione delle élites che dirigono l'Impero del caos - la SCO stava accogliendo sia l'India che il Pakistan sotto la propria ala. È troppo presto per individuare già i vincitori a lungo termine nella configurazione geopolitica post-Brexit. A Washington e dintorni hanno proclamato istericamente: «Putin ha vinto». Pechino, in una risposta misurata, ha ammesso che il dollaro americano ha vinto. Mosca, anche senza enunciarlo, ha considerato che il partenariato Russia-Cina potrebbe aver vinto.
Ciò che Pechino davvero vuole è in realtà molto più complesso; niente meno che una partnership strategica Cina-Europa, fianco a fianco con il partenariato strategico Russia-Cina, che sta evolvendo in parallelo alla SCO.
Ancora una volta, tutto sta in una massiccia inter-connettività eurasiatica, riflessa nell'azione incessante intenta a costruire molteplici corridoi economici. Ciò comporta, per esempio, lo sviluppo del servizio di treno merci Cina-Europa, oggi in costante crescita con il marchio "China Railway Express". Progetti di commercio, di investimenti e infrastrutture sono in piena espansione in tutta l'Eurasia - dalla ferrovia Ungheria-Serbia al Tunnel Qamchiq in Uzbekistan, dalle linee di trasmissione di energia in Kirghizistan al sistema di gasdotti Cina-Asia Centrale.
Il Ministro del Commercio cinese Gao Hucheng ha praticamente svelato il percorso d'azione, quando ha sottolineato che la futura cooperazione economica regionale avverrà nel quadro della SCO, e sarà guidata da One Belt, One Road (OBOR, ossia "una zona, una via", NdT) , la denominazione ufficiale cinese per le Nuove Vie della Seta.
Ciò implica, per esempio, che la Cina vada a firmare accordi di regolamento delle valute nel commercio al confine con la Russia, il Kazakistan e il Kirghizistan; un accordo commerciale transfrontaliero con regolamento delle valute con il Tagikistan; nonché accordi di currency swap con la Russia, il Kazakhstan e il Tagikistan.
Ed è così che il tutto si fonde: la SCO, l'OBOR, l'AIIB (Asian Infrastructure Investment Bank), la New Development Bank (NDB) del BRICS, il Silk Road Fund (Fondo per la Via della Seta, NdT).
Investimenti e finanziamenti alimentano un'interconnettività totale.
Tutto questo può essere possibile perché la SCO - a differenza di UE-NATO - non è né un'alleanza né un'unione. Ci sono voluti degli anni per la SCO per definire la suamissione principale; siamo la NATO asiatica o siamo un blocco commerciale? La SCO è di fatto un mutante, unibrido: un concetto pragmatico di unità nella diversità, assai asiatico.
Il concetto di "Regionalismo aperto" non è lontano dal vero. Per esempio, l'India può essere parte della SCO, ma anche mantenere una certa simbiosi con gli Stati Uniti.
Eppure, alcuni concetti chiave sono chiari, in particolare l'unità concertata per costruire un'infrastruttura onnicomprensiva capace di unificare in pratica tutti i suoi membri, da Sud-Ovest a Sud, Asia centrale e orientale.
Tutto questo fa parte di un progetto geopolitico cinesecomplesso e altamente strategico, che coinvolge rapporti di affari e commerciali turbocompressi con ogni protagonista dall'Europa all'Asia centrale al Sud-Est asiatico.
Dunque nessuna meraviglia sul fatto che il presidente della AIIB, Jin Liquin, sia stato così ostinato nel sottolineare che i progetti OBOR saranno sostenuti dall'AIIB; ciò di cui hanno bisogno è «promuovere la crescita, essere socialmente accettabili e essere rispettosi dell'ambiente».
La storia d'amore russo-tedesca
Per quanto la Russia possa essere profondamente coinvolta nel processo di integrazione dell'Eurasia, Mosca mantiene anche un occhio di riguardo sul fronte europeoRussiaGermania potrebbero essere ancora lontane dal formare una partnership strategica, ma vanno su quel cammino. Si è registrato quel che il ministro dell'Economia Sigmar Gabrielha detto sulle sanzioni che dovrebbero essere tolte; è anche un sostenitore di Nord Stream II, che consentirà di aumentare la capacità del gasdotto Nord Stream originale.
Il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier, da parte sua, ha qualificato le manovre polacco-baltiche antirusse come "rumore di sciabole".
I socialdemocratici tedeschi tengono sempre in mente che lo spirito della Ostpolitik di Willy Brandt deve essere mantenuto in vita ed espanso.
Fosse ancora vivo, Zhou Enlai potrebbe dire che è troppo presto per dire se la Gran Bretagna post-Brexit stabilirà una nuova alleanza geo-finanziaria con la Cina. Quel che è certo è che la City di Londra ha l'acquolina in bocca alla prospettiva di offrire i propri servizi finanziari a beneficio dell'integrazione dell'Eurasia.
Pechino, dal canto suo, sembra abbastanza certa che «gli Stati Uniti non sono in grado di abbattere il drago cinese e l'orso russo allo stesso tempo»; così gli affari riguardanti l'integrazione dell'Eurasia che coinvolgono entrambi i partner strategici dovrebbero continuare ad avanzare.
Date queste circostanze, che cosa vogliono davvero in quel di Washington?
La conferenza annuale della British Army sulla guerra terrestre ha avuto luogo solo pochi giorni prima del Brexit. Come riportato da uno dei teorizzatori dello 'Shock and Awe' - in realtà la distruzione dell'Iraq - la citazione chiave è stata una frase che un generale della US Army ha pronunciato alla conferenza. Ha affermato che per il Pentagono la priorità assoluta era «scoraggiare e, se necessario, sconfiggere la Russia in una guerra».
Così, alla fine tutto si riduce - prevedibilmente - a unoscenario da Dottor Stranamore. La nuova normalità della"proiezione di stabilità" della NATO, come indicato a Varsavia, è solo un altro inutile esercizio di Pubbliche Relazioni che maschera il vero ordine del giorno: il Pentagono ripiegato sulla pianificazione della disastrosa possibilità di una guerra calda con la Russia.
Fonte:http://sputniknews.com/columnists/20160708/1042658824/nato-paranoia-eurasia-integration.html
Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.