Se la priorità della NATO resta la Russia
di Luisanna Deiana - 18/07/2016
Fonte: Megachip
I recenti avvenimenti di Nizza e il fallito golpe in Turchia aprono sugli scenari internazionali una crisi di grande portata. Se appartiene ormai alla consapevolezza dell'uomo comune che le città europee siano costantemente sotto il rischio attentati, è altrettanto evidente che l'Occidente non è il bersaglio di questa guerra. Il teatro degli scontri è e resta il Medio Oriente dove siamo coinvolti a causa di importanti interessi economici e geopolitici.
L'alleato di sempre, la Turchia, paese con il contingente NATO più numeroso dopo quello americano, base logistica fondamentale per sostenere i costi bellici della guerra in Iraq e Siria, è diventato oggi il principale problema dell'Alleanza. L'accusa rivolta agli USA di essere i mandanti insieme all'imam Fethullah Gülen del fallito golpe, il silenzio delle cancellerie occidentali nelle ore degli scontri e l'isolamento voluto dalle autorità turche della base NATO di Incirlik, segnano una rottura all'interno dell'Alleanza che difficilmente sarà ricucita in tempi brevi. Alla Turchia ormai isolata non resta che chiedere l'appoggio di Israele e riavvicinarsi alla Russia che continua ad essere il bersaglio della strategia geopolitica e militare della NATO.
A conclusione dell'ultimo summit NATO, i vertici europei, consapevoli del ruolo assunto dalla Russia sugli scenari internazionali, hanno cercato di contenere la rinnovata retorica anti-russa. Nelle successive dichiarazioni dei leader europei emergono chiaramente i tentativi diplomatici per limitare la creazione di una nuova cortina di ferro. Molto distanti restano le posizioni delle dirigenze baltiche che, perreazione al vecchio dominio di Mosca dei tempi sovietici, hanno sviluppato una memoria nazionale inesorabilmente russofoba e considerano le misure adottate del tutto insufficienti a 'contenere' la crescente assertività russa. Gli americani d'altra parte si mostrano delusi per l'ambiguità degli Alleati europei e sul New York Times il giornalista-lobbista tedesco Jochen Bittner accusa apertamente Germania e Francia di confondere la linea di demarcazione tra deterrenza e interventismo militare e di prediligere una posizione moderata e di tutela delle relazioni con la Russia.
Che Bruxelles preferisca mantenere un ruolo ambivalente verso Russia e NATO è ormai chiaro anche per Washington. Troppi gli interessi economici in gioco per i paesi europei non ancora usciti dalla crisi e che con la Brexit rischiano di subire gli attacchi dei mercati finanziari. La fuoriuscita della Gran Bretagna, che rappresenta una perdita secca del 17% del PIL europeo, costringe l'UE a guardare a Est, soprattutto in vista delle crescenti alleanze economiche e commerciali che interessano l'Eurasia e che hanno il loro naturale sbocco nel Mediterraneo e nelle piazze finanziarie europee.
Le intelligence europee, sottoposte a una profonda riforma dopo i recenti attentati terroristici, sono infatti occupate a contenere il disgregamento del Medio Oriente che sembra anticipare quello del Vecchio Continente e concentrano gli sforzi diplomatici per la stabilizzazione della regione.
Non è un caso che ai colloqui riservatissimi tra Italia e Siria dei giorni scorsi e alle scuse di Erdoğan per l'abbattimento del jet russo, sia seguita la proposta degli USA a Mosca per un'alleanza operativa contro Al-Qa'ida in Siria. È chiaro che Washington non intende lasciare ad altri la possibilità di condizionare le vicende del Medio Oriente: qualunque sia l'esito, intende sedersi come principale attore al tavolo delle trattative. Un tavolo al quale - specialmente dopo la crisi turca - si siederà immancabilmente la Russia.
Se sulla carta la NATO vorrebbe vedere gli Alleati impegnati in una dispendiosa e controproducente nuova Guerra Fredda, resta invece centrale per l'Europa, alla luce dell'ennesimo attentato terroristico a Nizza e al fallito golpe in Turchia, risolvere la questione mediorientale e pacificare i paesi frontalieri del Mediterraneo.
Summit NATO, Varsavia 7-8 Luglio
La Dichiarazione congiunta, siglata al termine dei lavori dal segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker fissa al punto 5) le principali minacce alla sicurezza che la NATO intende fronteggiare nei prossimi anni e, oltre al dilagante terrorismo in Africa e Medio Oriente, si focalizza sulla crescente assertività russa: "Le azioni aggressive della Russia, le attività militari provocatorie alla periferia dei territori NATO e la sua volontà di raggiungere gli obiettivi politici con la minaccia o con l'uso della forza, costituiscono una fonte di instabilità regionale e rappresentano una sfida fondamentale per l'Alleanza, influenzano la sicurezza euro-atlantica, e minacciano l'obiettivo che perseguiamo da lunga data di un'Europa libera, unita e in pace."
Negli oltre 130 punti del documento, l'iniziativa anti-Russa della NATO sembra risvegliare scenari da Guerra Fredda e restano marginali le decisioni prese su altre importanti questioni. A fronteggiare il "pericolo russo", oltre ai quattro battaglioni da mille uomini ciascuno, sarà di supporto un corpo di 40 mila soldati pronto a intervenire nel caso di invasione russa, minaccia che esiste solo nelle ipotesi NATO e viene opportunamente ingigantita dalle lobby anglo-americane che sperano di rilanciare le spese militari. Il piano per la lotta all'ISIS in Medio Oriente e il rinnovo della missione in Afghanistan costituiscono in realtà interventi ben al di sotto degli sforzi necessari a determinare l'esito positivo della guerra contro il terrorismo.