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Donald Trump, la tua voce!

di Eugenio Orso - 24/07/2016

Donald Trump, la tua voce!

Fonte: Pauperclass

Dopo la convention repubblicana di Cleveland, in Ohio, qualcosa sembra essere cambiato nella politica degli Stati Uniti, che rappresentano il più grande “strumento” monetario, finanziario, commerciale e militare a disposizione delle aristocrazie del denaro e della finanza.

A detta di molti osservatori, quella di Cleveland non è stata una kermesse politica tranquilla, scontata, ingessata e politicamente corretta, perché ha incoronato con grandi numeri, fra molte polemiche e attacchi, il “corpo estraneo” Donald Trump quale candidato repubblicano alle presidenziali del prossimo novembre.

Resistenze fortissime, polemiche, accuse, fischi, principi di rissa e persino spari hanno costellato l’adunata dei repubblicani, divisi fra sostenitori di Trump, in linea con la volontà popolare, e i “never Trump”, asserviti agli interessi dei signori della finanza e del dollaro.

I servi del grande capitale finanziario hanno tentato di tutto, persino dentro il partito repubblicano, per bloccare l’ascesa di Trump. Si va dai disordini ai comizi del miliardario durante le primarie, orchestrati da gruppi dediti ai “diritti umani”, al soldo di Soros e della City finanziaria, alla ridicola accusa, rivolata a Melania, terza consorte di Trump, di aver copiato parti del suo discorso da quello di Michelle Obama nell’ormai lontano 2008.

Non sono arrivati al punto da lasciar completamente liberi i delegati dei vari stati di votare “secondo coscienza” e non per chi ha vinto nel loro stato, ma poco ci è mancato.

Persino la scamorza Ted Cruz, ampiamente sconfitto alle primarie da Trump, ha tentato (per conto terzi?) di rovinare la festa di Cleveland, con un discorso contro Donald e il rifiuto di dargli il suo appoggio, ma il sabotaggio non ha funzionato e costui è stato sommerso da urla e fischi.

Quello che appare chiaro è che Trump sta dando voce, sia pure in modo un po’ rozzo, improvvisato e anche un po’ opportunista (voto non olet!), non agli immigrati dell’ultima ora, clandestini o regolari, da un lato, e neppure ai valletti con il culo al sicuro delle élite finanziarie che dominano gli Usa, dall’altro lato, ma alla classe media impoverita, finita completamente sotto il tallone delle banche d’affari e di Wall Street. Lo stesso eclettico miliardario di New York l’ha detto in modo chiaro, mostrando la volontà di voler dare una voce – la sua – alle schiere di dimenticati, che lavorano duro ma non hanno più la parola. Sicuramente si è riferito alla numerosa classe media in rapida discesa nella scala sociale, soprattutto dopo l’innesco della crisi del 2008.

Per essere la voce della vecchia middle class in difficoltà, non basterà, però, “tirare i remi in barca”, occupandosi delle vicende di casa e rinunciando al sogno/incubo neocon della superpotenza solitaria che detta legge al mondo. Sarà necessario investire valanghe di denaro pubblico in infrastrutture, scuole, ospedali e strade, tutelare i redditi e i diritti della classe media che lavora, incrementando la sua quota di partecipazione al prodotto sociale, nonché rivedere il cosiddetto sogno americano, orientandolo un po’ di più verso la giustizia sociale. Sarà capace di farlo e, soprattutto, vorrà veramente impegnarsi in tal senso Donald Trump, se riuscirà a conquistare, fra mille difficoltà e insidie, la presidenza Usa?

Dal punto di vista di noi europei, oppressi dall’unione monetaria e dall’alleanza atlantica, Donald Trump potrebbe cadere a fagiolo, perché il suo piglio isolazionista da America first(!), la sua volontà di normalizzare le relazioni con la Russia e l’intenzione, manifestata in più occasioni, di ridimensionare o liquidare la Nato, vanno nel senso della tutela dei nostri interessi vitali, come popoli e come singoli.

E’ dunque possibile che l’eccentrico, eclettico e … simpatico miliardario newyorkese (simpatico almeno per quanto mi riguarda) dia una voce anche a noi, indirettamente, creando le condizioni per liberare l’Europa dall’oppressione neocapitalista/elitista e dai rischi di guerra che si moltiplicano sulla nuova cortina di ferro, creata artificialmente con manovre d’accerchiamento ai confini con la Russia.



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