Perché vi hanno fatto vedere Omran
di Matteo Carnieletto - 21/08/2016
Fonte: Gli occhi della guerra
Omran non è più un bambino. È solo polvere e sangue incrostato sul suo visino di soli 5 anni.Omran è stato estratto dalle macerie di Aleppo e le agenzie di stampa hanno deciso di far conoscere la sua faccia e la sua storia al mondo intero. Giusto. Giustissimo, anzi. Perché Omran sta vivendo una guerra non sua. Una guerra che viene da Oltreoceano, da Paesi che forse non vedrà mai. Da ieri Omran è il dolore che si fa carne.
Ma chi ha seguito un po’ la guerra in Siria ha visto foto peggiori. Ha visto genitori scavare sotto le macerie per trovare soltanto mucchi di carne spolpata e ossa senza più vita. Ha visto i pancini dei bambini squarciati dalle bombe. Ma le agenzie queste foto non le hanno fatte vedere. Perché ci hanno parlato solamente ieri del piccolo Omran quando di bambini come lui ce ne sono stati a migliaia durante questi cinque anni di rivolta e guerra? Perché proprio ieri è non, per esempio, un mese fa?
Perché la guerra, pianificata dagli Usa e dai loro alleati arabi, deve finire. Ma non perché tanti bambini come il piccolo Omran sono stati uccisi o feriti. Ma solo perché stanno vincendo i “cattivi” e questo a Washington non piace.
E se Omran è finito sotto le macerie non è tanto per colpa dei caccia di Vladimir Putin, quanto, per esempio, dei folli piani del principe saudita Bandar bin Sultan, che si è premurato di fornire migliaia di AK47 e milioni di munizioni ai ribelli. Molto probabilmente queste armi sono state fatte arrivare dai Paesi dell’Est Europa grazie alla connivenza americana, come ha spiegato il New York Times. Oppure per assecondare i folli piani di Hillary Clinton, la dea della guerra in Libia, che, grazie anche al povero Chris Stevens, faceva arrivare vagonate di armi in Siria.
E se Omran è finito sotto le macerie – e grazie a Dio non gli è successo nulla di peggio – è grazie a Qatar, Emirati Arabi e Turchia, oltreché ovviamente America e Arabia Saudita. Sono questi i veri colpevoli della guerra. Piaccia o non piaccia.