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Un milione di sciiti a Beirut, per la prima apparizione di Nasrallah dopo il conflitto

di Erminia Calabrese - 23/09/2006

 
 
 
Libano. La strada che dal sud  e dalla Bekaa porta a Beirut  è invasa da autobus e da automobili. Bandiere gialle del partito di Dio sventolavano sul ritratto di  un Hassan Nasrallah, divenuto oggi più che mai eroe “nazionale” e “panarabo”. Direzione periferia Sud di Beirut, dove su una spianata in mezzo a edifici crivellati di colpi si svolgerà il Mahragian al intisar,  il festival della vittoria, organizzato da Hezbollah per celebrare la “vittoria divina, storica e strategica” -come denominata da  Nasrallah - su Israele nell’ultimo conflitto. In quella periferia di Beirut Sud, dove il sangue e la morte sono presenti in ogni angolo, sono quasi un milione i manifestanti. Alcuni di loro sono arrivati all’alba, altri sono partiti il giorno prima per aggiudicarsi una sedia nelle prime file dove poter seguire il discorso del sayyed Hassan Nasrallah, segretario del Partito di Dio, previsto per le 16. L’atmosfera è di festa. Le note degli inni di Hezbollah, le canzoni della resistenza, si susseguono per confondersi con gli slogan scanditi dalla folla. “Nasrallah Nasrallah, vittoria divina”, “ Non ci arrenderemo” e ancora invettive contro il Primo Ministro Seniora, ritenuto da molti sciiti un burattino nelle mani di Francia e Stati Uniti. Pochi gli accenni a quel Kulluna al-Watan (A noi la patria), inno nazionale libanese, un tempo cantato solo dai cristiani maroniti ma che dopo le manifestazioni seguite all’assassinio di Rafiq Al Hariri è stato ripreso da tutti, proprio per  sottolineare che anche loro, gli sciiti (arrivati circa al 40% della popolazione), fanno parte del Libano. Le bandiere gialle del Partito sono dovunque, molto poche sono quelle arancioni di Aoun e ancor meno quelle dei Comunisti e di altri partiti per lo più pro Siria.
 
Il discorso. Hassan Nasrallah, che ha accresciuto di molto la sua fama in questo mese, non appariva in pubblico dall’inizio del conflitto. Alle cinque del pomeriggio le parole del Sayyed mettono a tacere la folla che pochi minuti prima gridava e festeggiava. Lì, tra la gente senza nessun vetro anti proiettili, il sayyed  ha cominciato il suo discorso parlando per un’ora. Ha ringraziato tutti i libanesi, inneggiando alla resistenza libanese come la più forte nel mondo arabo e ha dichiarato che dalla fine del conflitto i partigiani sono aumentati, non diminuiti. Per quanto riguarda i problemi di politica interna, il sayyed è ben conscio della crisi drammatica che il Libano vive ed è convinto che solo la costituzione di un’unità nazionale può portare alla nascita di un Libano forte, allora in questo caso  la resistenza deporrà le armi. Si rivolge ancora ai libanesi, a quel Libano pluri-confessionale, invitando a non trasformare la crisi politica in lotta e discordia tra le comunità. Al  festival erano presenti anche politici e varie personalità religiose. Massiccia la presenza di forze della sicurezza, quasi 7 mila i volontari impegnati a mantenere l’ordine.
 
L’assenza di Aoun. Il generale Michel Aoun, alleato con Hezbollah e Amal, altro partito sciita guidato da Nabih Berry, era assente. In realtà proprio oggi, si sarebbe dovuto compiere il primo passo verso il fronte patriottico nazionale, che unisce Hezbollah, Amal e Aounisti, un fronte che non accetta un dominio di Francia e Usa sul Libano. Nessuno sa spiegare perché Aoun non si sia presentato, alcuni dicono che in realtà il leader cristiano maronita (che dopo l’attentato di Hariri era apparso in Tv dalla Francia, invitando la Siria a lasciare il ‘paese dei cedri’ ) ci stia ripensando, altri invece smentiscono, ma in quella manifestazione accanto alle foto di Nasrallah a volte comparivano anche le sue. Hussein, 25 anni: “Siamo orgogliosi di aver un leader come Nasrallah. E’ l’onore degli arabi”. Un anziano signore di 70 anni porta la foto di suo figlio: “Ho dato al sayyed Nasrallah ciò che mi era più caro, mio figlio”. Voci dalla periferia di Beirut, quella periferia che è stato principale obiettivo, oltre al Sud, dei caccia F16 israeliani. 
A Nord di Beirut e tra le montagne molti ignorano questo festival. Per molti è l’ennesima manifestazione sciita pilotata dal partito di Dio, per altri, quella gente, un milione di persone, sono solo e soltanto un altro Libano. Molto spesso un Libano meno importante e non degno di essere ascoltato. Cala il sipario sul volto di Nasrallah e della sua gente. Stanotte molta di quella gente non avrà nemmeno una casa in cui dormire.