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Gli Stati Uniti vogliono estirpare le piantagioni e impoverire i contadini (Intervista a Evo Morales

di redazione - 23/09/2006

 
Gli Stati Uniti vogliono estirpare le piantagioni e impoverire i contadini

Giubbotto di pelle scura con sopra cuciti i vivaci colori della tradizione india, occhi minuscoli, volto sorridente e passo veloce da esperto camminatore degli altopiani, Evo Morales si aggira per i corridoi del Palazzo di Vetro mostrandosi chiaramente a disagio di fronte a cravatte, doppio petti, formalità diplomatiche, lunghi controlli ai metal detector e prassi di vario genere richieste dal cerimoniale. Per lui, indio figlio di indios, ciò che conta è soprattutto stringere mani, cercare il contatto umano con chi gli sta davanti e dire a chiare lettere come la pensa. Gesticolando divertito, batte più volte la mano destra sulla spalla di chi gli chiede di spiegare il perché della scelta di sventolare dal podio dell’Assemblea Generale dell’Onu una foglia di coca.


Perché quel gesto?

«È questa la mano con cui ho sventolato la foglia di coca di fronte alle Nazioni Unite. La coca non è cocaina. Difendo i diritti degli agricoltori della Bolivia a lavorare, vivere, far crescere le proprie famiglie, far fiorire i loro villaggi. Gli Stati Uniti vogliono estirpare le coltivazioni di coca e così facendo rendono più poveri i contadini, più debole la nostra economia. Si tratta di una politica imperialista che deve avere fine, da troppo tempo nuoce al nostro Paese come ad altri».

Quale messaggio ha portato alle Nazioni Unite?

«Chiedo la liberalizzazione mondiale della coltivazione e del commercio delle foglie di coca...
»

E la lotta al narcotraffico?

«La lotta alla droga e al narcotraffico è una necessità del mondo intero. Non sono certo io a oppormi. Noi combattiamo i trafficanti. Ma non devono essere i contadini a pagare il prezzo delle politiche repressive contro il commercio dele foglie di coca. Sono molto felice che anche in Italia abbiate visto la foglia di coca che ho sollevato dal podio».

Perché?

«Perché il vostro Paese può aiutarci a creare una grande coalizione internazionale per la liberalizzazione della pianta di coca. Avete un ruolo importante e contiamo su di voi, anche perché la Storia ci insegna che siete stati voi italiani i primi a chiedere la liberalizzazione delle foglie di coca».

A cosa fa riferimento?

«A Dino Mariani che nel 1870 fece dell’Italia il primo Paese industrializzato a pronunciarsi a favore della liberalizzazione della coca. Se la Bolivia esprime la necessità di difesa dei contadini, l’Italia può unirsi a noi facendo propria la lezione di Mariani. Credo che possiamo arrivare ad un accordo alle Nazioni Unite».

A che tipo di accordo pensa?


«Ad una dichiarazione dell’Assemblea Generale che sarà sottoscritta ed approvata dalla maggioranza dei Paesi membri al fine di proteggere i raccolti dei coltivatori di foglie di coca non solo nel mio Paese o in America Latina ma in tutto il mondo
». I gesti delle piccole mani del presidente Morales non cessano mai di accompagnare quanto afferma, tradendo la passione per una battaglia che guarda ai «diritti dei popoli del mondo». L’imprevedible presidente boliviano continuerebbe a parlare delle foglie di coca all’infinito, incurante di quanto altro avviene attorno, ma c’è sempre un’agenda di appuntamenti ufficiali da rispettare e ad un certo punto a rompere gli indugi ed avvicinarsi è l’alto ammiraglio al seguito - la Bolivia è l’unica nazione del Pianeta che pur senza avere sbocchi al mare possiede una Marina da guerra - riuscendo ad allontanarlo dal registratore per fargli riprendere il cammino nei corridoi della sede delle Nazioni Unite.