Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'economia USA sull'orlo della superspeculazione

L'economia USA sull'orlo della superspeculazione

di Marzio Paolo Rotondò - 27/09/2006




Per la prima volta negli ultimi undici anni e per la sesta volta negli ultimi 38 anni negli Usa, il prezzo medio delle case esistenti è sceso. È quanto comunicato dall’associazione nazionale delle agenzie immobiliari, precisando come la vendita di case esistenti sia scesa dello 0,5% nel mese di agosto a 6,30 milioni di unità. Si tratta del quinto calo consecutivo delle vendite ed il nono negli ultimi dodici mesi. Il prezzo medio è sceso dell’1,7% su base annuale a 225 mila dollari Usa: è la prima volta dall’aprile 1995 e il secondo calo per entità nella storia. Il record è stato raggiunto nel novembre 1990 quando i prezzi segnarono un calo del 2,1%.
È a tutti noto che l’inizio degli anni novanta non è stato caratterizzato da una buona congiuntura. Pare proprio che questo, oltre ad essere un segno di un’imminente fase recessiva dell’economia a stelle e strisce, è un preavviso di una fase economica non brillante per l’economia mondiale.
Il mercato immobiliare nella crescita economica degli Stati Uniti è d’importanza fondamentale, e di conseguenza lo è anche per tutta l’economia mondiale. Per questo motivo, lo scoppio della bolla immobiliare negli Usa e le conseguenze per l’economia planetaria hanno costituito uno dei temi principali dell’incontro annuale del FMI e della Banca Mondiale tenutosi recentemente a Singapore. Alla conferenza stampa tenutasi il 12 settembre, Jaime Caruana, direttore del gruppo sui mercati monetari e dei capitali del FMI ed ex direttore della Banca centrale spagnola, ha presentato l’ultimo rapporto del FMI sulla “Stabilità finanziaria globale” ponendo l’accento sui possibili rischi ai quali questo equilibrio sarà sottoposto. Nel rapporto si afferma che il “rallentamento dell’economia USA”, dovuto alla flessione dell’edilizia abitativa, e le spinte inflazionistiche potrebbero condurre “ad un rischio di bassa probabilità ma di alto costo per il sistema finanziario globale”. Il rischio è che “un declino del dollaro possa alimentare se stesso” e di conseguenza aumentare la “volatilità”, in maniera “disordinata” sui mercati mondiali, “mettendo così a dura prova la resilienza del sistema finanziario globale”. “Se uno di questi rischi, o una loro combinazione, si materializzeranno, i mercati finanziari potrebbero essere scossi da forti turbolenze. Questo sottopone a stress i mercati finanziari internazionali, con la possibilità di un più ampio impatto sull’economia mondiale”, ha spiegato Caruana. Due giorni più tardi, sempre a Singapore, il direttore del FMI ha annunciato che “il rallentamento USA” e le sue ripercussioni globali, saranno un argomento centrale nell’incontro semestrale del Fondo.
Sono in tanti, ormai, a dare per certo un sensibile declino dell’economia nordamericana dovuto allo scoppio della bolla immobiliare ed ad altri fattori di certo non meno gravi. Un fenomeno definito allarmante nei migliori dei casi.
Per quanto riguarda la sola questione della bolla immobiliare Usa, le ragioni che hanno portato il mercato delle case sull’orlo del collasso non sono così tanto difficili da capire. Essa è stata creata sull’emissione di denaro a basso costo da parte della banca centrale, che ha creato un enorme debito nel sistema ipotecario, anche grazie a sistemi “innovativi” ad elevato rischio finanziario. In circostanze del genere, rifinanziando i mutui casa, gli americani hanno creato 850 miliardi di dollari di debiti. Ma con un aumento dei tassi, chi ha un mutuo, grandi o piccoli risparmiatori, specialmente a tassi variabili (ARM), rischia di finire nei guai grossi.
L’avvento del rallentamento, la recessione o addirittura la crisi dell’economia a stelle e strisce non è più un ragionamento astratto del tutto ipotetico. Le maggiori istituzioni monetarie e finanziarie internazionali iniziano a prevenire i mercati mondiali di un rischio che non appare più così tanto remoto. Le grandi banche d’affari iniziano a definire ormai il mercato americano come “non molto promettente”. Tutti gli indicatori puntano al ribasso, amplificando ancor di più questo fenomeno nefasto, con conseguenze per l’economia e per le borse con crescenti preoccupazioni tra gli investitori. Lo scoppio della bolla immobiliare, di per sé già grave, legato ad altri problemi fisiologici degli Stati Uniti come il deficit cronico della bilancia commerciale, il doppio debito pubblico oltre che una netta accelerazione dell’inflazione, potrebbe seriamente portare sull’orlo del collasso l’intera economia a stelle e strisce. Gli Usa sono con l’acqua alla gola: per quanto potranno ancora resistere?