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Mosca minaccia la Shell per danni ambientali

di lanuovaecologia - 01/10/2006

Una piattaforma petrolifera
L'accusa è di disastro ecologico sull'isola di Sakhalin. La Russia intende intraprendere un'azione giudiziaria contro il colosso anglo-olandese. La Shell: «È un pretesto». Gli analisti: «Il Cremlino vuol rinegoziare i contratti per l'estrazione del petrolio»
Le autorità russe sono intenzionate a intraprendere un'azione giudiziaria contro l'industria petrolifera anglo-olandese Shell, accusata di aver provocato gravi danni ecologici all'isola di Sakhalin. Lo ha dichiarato ieri il capo del servizio di controllo ambientale russo, Oleg Mitvol. «Vogliamo che un'inchiesta sia aperta per ogni albero distrutto e per ogni fiume inquinato», ha detto Mitvol. «Se viene aperta un'azione legale per ogni singolo fatto, allora l'impresa leggerà il codice penale, capirà lei stessa e fermerà la sua barbara attività», ha continuato Mitvol che ha infine dichiarato: «I lavori sull'oleodotto non possono continuare. Il progetto deve essere fermato».

L'isola di Sakhalin possiede una riserva di petrolio valutata nell'ordine dei 45 miliardi di barili. Lo Sakhalin 2 è un grande progetto da 15,8 miliardi di euro condotto dalla Shell, che ne detiene il 55%, e dalle giapponesi Mitsui e Mitsubishi che ne detengono rispettivamente il 25% e il 20%, per costruire il più grande impianto petrolifero del mondo, con una capacità di produrre fino a 9,6 milioni di tonnellate di combustibile all'anno, da destinare in prevalenza al mercato asiatico in piena espansione.

La Shell ha difeso strenuamente il proprio operato, dicendo che «non ha niente di cui vergognarsi e niente da nascondere». «Si stanno attaccando a qualsiasi cosa pur di trovare una violazione. I regolamenti russi sono molto voluminosi e spesso contraddittori», ha commentato una fonte dell'industria petrolifera. Alcuni analisti ritengono che le accuse di inquinamento siano un pretesto per permettere al Cremlino di forzare la Shell e i suoi partner asiatici a rinegoziare i contratti in termini a loro meno favorevoli. Non a caso la procura russa la settimana scorsa aveva annullato i risultati di uno studio di esperti di ecologia effettuato nel 2003 e la denuncia di Mitvol è arrivata a poche ore di distanza dall'appello lanciato dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov per l'inizio di un dialogo mirato a risolvere la questione.