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Apple marcia e spazzatura elettronica

di Marco Trotta - 02/10/2006


Gli inglesi la chiamano "e-waste", spazzatura elettronica, ovvero tutto quello che rimane della nostra tecnologia casalinga [cellulari e batterie esauste, computer, palmari, monitor, ecc.] quando ce ne sbarazziamo. Il che può avvenire sia per danneggiamento o, più frequentemente, per la cosiddetta obsolescenza tecnologica, ovvero oggetti perfettamente funzionanti che il mercato ci chiede di cambiare per avere l'ultimo modello di cellulare o installare nuovi programmi.
Il problema è che da un po' di tempo a questa parte il boom produttivo ha creativo molti problemi di smaltimento. Questi oggetti sono rifiuti speciali a tutti gli effetti visto che contengono materiali tossici come piombo e arsenio per i tubi catodici o selenio e cadmio nella componentistica interna.
Un allarme che persino le Nazioni unite avevano lanciato già nel 2004. In uno studio veniva dimostrato che per costruire un pc sono necessarie dicei volte il suo peso di "sostanze chimiche, tossiche, e in combustibili fossili come il petrolio" consumando 1,5 tonnellate di acqua. Per fare un confronto, nel caso di auto o frigoriferi il rapporto è uno a due. Da qui l'invito ad aggiornare il proprio computer invece di cambiarlo. Anche perché spesso questi materiali vanno a finire in paesi del sud del mondo. Nei casi migliori come come "aiuti al terzo mondo", molte altre volte in vere discariche che alimentano il business del recupero insieme a malattie e devastazione ambientale.
Nel 2002 un rapporto delle ong Basel action network e del gruppo Silicon Valley Toxics Coalition denunciò che tra il 50 e l'80 per cento dei rifiuti high tech Usa venivano spediti via nave verso altre destinazioni come Guiyu, nella provincia cinese di Quandong, dove centomila operai hanno lavorato per recuperare i materiali più pregiati in condizioni sanitarie e ambientali disastrose. Più di recente pare che il governo cinese si sia dotato di norme più rigide ispirate alle direttive europee che vengono considerate le migliori al mondo.
In Italia lo scorso 13 agosto doveva entrare in vigore il decreto legge 151 che recepiva le tre direttive europee [2002/95, 2002/96, 2003/108] sui rifiuti elettrici ed elettronici. Ma nonostante l'iter travagliato [era già stato approvato nel luglio 2005] il termine per l'adeguamento è stato spostato al 31 dicembre 2006 e si stanno aspettando ancora i decreti attuativi. Cosa prevede? Alcuni obblighi soprattutto per le aziende per quanto riguarda la produzione, il riciclo e le informazioni ai clienti. In prospettiva c'è l'eleminazione degli elementi più pericolosi come il piombo e l'obiettivo di raggiungere entro la fine del 2008 almeno quattro chilogrammi di materiale recuperato sui quattordici [in costante aumento] che produce ogni europeo all'anno. In Italia partiamo da un 90 per cento buttato in discarica con il rischio che finisca negli inceneritori.
Per questo le aziende dovranno rivedere i loro processi per arrivare entro dicembre 2006 a una percentuale di recupero pari almeno al 75 per cento del peso medio per apparecchio e una percentuale di reimpiego e di riciclaggio di componenti, di materiali e di sostanze pari almeno al 65 per cento del peso medio per apparecchio.
Mentre le aziende si stanno adeguadno, però, l'associazione Greenpeace è passata all'azione. Nei giorni scorsi ha pubblicato la sua Eco guida ai prodotti elettronici esaminando il comportamento di quattordici aziende e verificando che "nessuna ha raggiunto un punteggio pienamente soddisfacente". Anche per questo il rapporto verrà aggiornato ogni quattro mesi monitorando e verificando le informazioni pubbliche e dando maggior peso agli sforzi delle aziende per "l'eliminazione delle sostanze pericolose rispetto al riciclaggio, perché, finché non viene intrapreso questo passo, un riuso e riciclaggio sicuro dei componenti non è possibile". Ai primi posti risulta Nokia che ha eliminato il Pvc dai suoi prodotti. Segue Dell che ha annunciato lo stesso obiettivo, quindi Hp. In coda? Apple, Acer e Motorola. L'intera guida si può leggere in inglese sul sito:
www.greenpeace.org/rankinguide