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Basilio Cascella: l’anima arcana dell’Abruzzo

di Harm Wulf - 04/10/2006

Fonte: Harm Wulf

 

 

Ad oltre 50 anni dalla scomparsa, Basilio Cascella, litografo, pittore, grafico, ceramista, illustratore e fotografo è poco noto e non ha il posto che gli spetterebbe nel mondo dell’arte. Probabilmente il poliedrico artista abruzzese paga lo scotto di non essersi mai piegato alle mafie artistiche della modernità. Fino in fondo egli è rimasto fedele alla sua concezione tradizionale dell’arte. Fino in fondo nella sua opera certosina e feconda, quasi da bottega rinascimentale, la sua ispirazione è stata la terra d’Abruzzo ed il suo popolo. Arte ispirata dal popolo e diretta al popolo e perciò chiara, realista, figurativa, naturale e capace di evocare i numi atavici della terra e della stirpe. La natura profonda dello spirito di Basilio Cascella è ben riassunta in questa descrizione che di lui diede il pittore Giorgio De Chirico nel 1948 presentando una sua personale a Milano: “E’ un instancabile vegliardo, figlio di quel paese di bella gente che è l’Abruzzo, che non è mai stato guastato dal modernismo ed è rimasto fedele agli ideali della sua giovinezza e della sua età matura.”.

 

Basilio Cascella nasce a Pescara il 2 ottobre 1860. I genitori sono il sarto Francesco Paolo Cascella e la moglie Marianna Siciliano. Basilio trascorre la prima infanzia ad Ortona a Mare dove si era trasferita la piccola sartoria del padre che presto lo impiega nella sua attività come apprendista. Ad appena 15 anni Basilio decide di seguire la sua vocazione artistica ed abbandona a piedi e con pochi soldi la città abruzzese per recarsi a Roma. Frequenta la scuola serale degli Artieri ed entra come apprendista nello stabilimento tipografico Luigi Salomone. Questa esperienza giovanile segnerà profondamente il suo percorso artistico. Dal 1879 si stabilisce a Napoli epicentro dell’arte meridionale ed entra in contatto con molti altri artisti: gli abruzzesi fratelli Palazzi, Domenico Morelli e Francesco Paolo Michetti che nel 1877 aveva raggiunto la fama con il celebre quadro Il Corpus Domini. La sua formazione avviene al di fuori dalle scuole accademiche e si rifà esplicitamente al Verismo che resterà sempre un punto fermo nel suo modo d’intendere l’arte. Le sue attività creative sono molteplici: pittore, grafico ed illustratore. Nel periodo del servizio militare a Pavia è spinto a privilegiare l’attività pittorica dall’artista figurativo Vincenzo Irolli. Si trasferisce a Milano dove apre, in Corso di Porta Vittoria 3, uno stabilimento litografico d’illustrazione. Lavora come grafico pubblicitario per diverse ditte e partecipa con alcune opere all’Esposizione Nazionale Artistica di Torino del 1884, quella di Venezia del 1887, quella di Londra del 1888 e a quella di Palermo del 1891. Nel 1889 sposa Concetta Palmerio che gli darà sette figli. I tre maschi Tommaso, Michele e Gioacchino continueranno l’opera paterna e formeranno una dinastia artistica familiare unica nel suo genere. Cascella si trasferisce a Pescara e il 30 gennaio 1895 il consiglio comunale della città delibera la cessione di un terreno per permettergli di costruire uno stabilimento litografico e di pittura che presto diventerà una vera scuola d’arte per numerosi giovani (oggi via Marconi sede del museo a lui dedicato). Nel 1899, dopo aver raccolto attorno a se un cenacolo di scrittori ed artisti locali, Cascella pubblica il primo numero della rivista “L’illustrazione abruzzese”. L’amore per la sua terra e lo studio delle sue antichissime tradizioni accende l’impulso fondamentale per mettere in atto l’impresa. Tra i collaboratori spicca Gabriele D’Annunzio, punto di riferimento e d’ispirazione attraverso le pagine di Canto novo, Terra vergine, Il trionfo della morte e La figlia di Iorio. Altri stimoli alla rivista vengono dalle ricerche sul folclore di Antonio De Nino e Gennaro Finamore. Dopo l’esperimento di “L’illustrazione abruzzese”, durato cinque numeri e conclusosi per mancanza di fondi, Cascella riprende l’attività pubblicistica nel 1900 con la rivista “L’illustrazione meridionale”, nel 1905 riprende con una seconda serie l’avventura di “L’illustrazione abruzzese” che dura altri cinque numeri e proseguirà dal 1914 al 1915 con “La Grande Illustrazione” chiusa con l’inizio della guerra. Oltre a Cascella che arricchisce le testate con disegni, dipinti, riproduzioni delle sue celebri cartoline collaborano alle riviste artisti quali Luigi Pirandello, Umberto Saba, Gennaro Finamore, Filippo Tommaso Marinetti, Sibilla Aleramo, Matilde Serao, Grazia Deledda, Ada Negri, Guido Gozzano, Giovanni Pascoli e molti altri. L’opera di litografo si esprime magnificamente nelle celebri serie delle cartoline illustrate che si affiancano all’inizio del secolo come oggetto d’arte ai primi manifesti e alle fotografie. Le numerose serie che escono dal suo stabilimento hanno sempre come tema la rappresentazione del paesaggio, delle tradizioni, dei costumi e dei mestieri della gente d’Abruzzo. Una serie di cartoline di Basilio Cascella è presentata alla I Esposizione Internazionale D’Arte decorativa di Torino del 1902. Ancora oggi le cartoline a tema regionale sono un eccezionale documento antropologico per la cultura dell’Abruzzo rurale. Nel 1917 si trasferisce con i figli a Rapino, alle falde della Maiella dove, sulle orme dell’espressioni più pure dell’arte popolare abruzzese, sviluppa un’intensa attività di ceramista che sarà esposta alle Mostre Internazionali di Arte Decorativa di Monza nel 1925 e 1927. Esegue numerosissimi lavori di ceramica e maiolica. Nel 1924 esegue i tre pannelli  policromi per la tomba dell’eroe abruzzese Andrea Bafile nella grotta sacrario della Maiell; nel 1926 sette pannelli di grandi dimensioni per la galleria dei banchi di mescita delle Terme del Tettuccio a Montecatini; nel 1930 cinque grandi pannelli con vedute delle città italiane per la galleria della stazione di Milano; nel 1939 i pannelli decorativi per la stazione marittima di Messina su progetto del figlio Michele. Insieme all’attività di ceramista sviluppa l'opera di grafico con copertine per riviste, le celebri serie di cartoline oggi ricercatissime dai collezionisti, i manifesti d’impegno sociale e politico. Dopo le simpatie manifestate per il socialismo all’inizio del secolo (collaborò all’Avanti della Domenica supplemento dello stesso quotidiano), negli anni ’20 aderisce al fascismo e il 24 marzo del 1929 è eletto deputato per la XXVII legislatura, carica che mantiene fino al 1934 impegnandosi sui temi dell’arte applicata, dell’educazione artistica e della formazione dei maestri d’arte. E’ convinto che, in base all’esperienza personale, il rinnovamento del mondo artistico debba venire da una dura scuola artigiana fatta in modo tradizionale da docenti ed apprendisti. Cascella non ebbe maestri, la sua ispirazione nasceva dal proprio animo e dall’incanto della sua terra natia: era prima di tutto un artigiano fiero delle sue origini popolari. L’Abruzzo, terra selvaggia e mitica e la sua popolazione rurale restano per tutto il corso della sua vita, la primaria fonte d’ispirazione per l’artista. Nella presentazione della seconda serie de “L’illustrazione abruzzese” Cascella scrive queste chiarissime parole: “Nella forza e nella semplicità della nostra terra rimasta così profondamente italica, nella bellezza del suo suolo, nella solennità dei suoi riti, nella rudezza dei suoi costumi, il nostro ideale di arte si integra e si esprime”. Per spiegare questa centralità del tema della terra natale, Anna M. Damigella scrive nel suo libro dedicato all’artista: “La persistenza in Abruzzo più che in qualsiasi altra regione di antichi miti pagani, la sopravvivenza di un primitivo panteismo come forza immutabile nell’anima del popolo, la sovrapposizione e confusione dei miti con quelli cristiani, danno ad usi, costumi, credenze quella singolare varietà e ricchezza che affascina scrittori e artisti.”. Basilio Cascella rimane attivissimo anche in età avanzata: realizza numerose opere, molte acquistate dai sovrani, tra cui la tela per le nozze del Principe di Piemonte a Villa Savoia a Roma nel 1930, i quadri allegorici La terra e Il mare per il Palazzo del Governo di Bolzano nel 1934 in collaborazione col figlio Tommaso, La giornata della fede al Palazzo del Quirinale a Roma, Gente italica e Fabbro al Ministero dell’Interno a Roma, Trebbia del grano al Ministero dell’Agricoltura. E’ presente a varie esposizioni tra cui la Quadriennale romana del 1931, la IV Mostra del Sindacato Provinciale Fascista di Belle Arti di Abruzzo e Molise a Campobasso nel 1937. Tiene l’ultima personale a Milano nel 1948. Muore a Roma nel 1950. L’amico Giuseppe Romualdi scriverà di lui: “Il suo sogno più grande e più puro è quello di poter significare la bellezza della sua terra così come essa si riflette nell’anima pagana dell’artista… Ha colto l’anima dell’Abruzzo… Ha colto il segno rivelatore di un’anima forte e vergine, selvaggia ma piena di fede e di giovinezza… Ha studiato l’anima del paesaggio; le anime della sua gente a volte tristi e pensose a volte liete.”

Le opere di Basilio Cascella possono essere ammirate nel: Museo civico “Basilio Cascella” Via G. Marconi 45 - 65121 Pescara tel. 085 4283515 ( http://muvi.org/museocascella ) e nel  Museo civico d’Arte contemporanea Pinacoteca Cascella Palazzo Farnese, Passeggiata Orientale 3 - 66026 Ortona (Ch) tel. 085 9066202 ( http://www.museofarnese.it )  attualmente chiuso per ristrutturazione.

 

Bibliografia

A. M. Damigella - G. Reggi Basilio Cascella e la “Illustrazione abruzzese” dal verismo al simbolismo Carsa Edizioni, 1991, Pescara, 112 Ill. colori e b/n www.carsaedizioni.it

F. Battistella Basilio Cascella. Catalogo delle cartoline Carsa Edizioni, 1997, 320 Ill. colori e b/n

I. Mataloni Basilio Cascella Cartoline Intercard, 1997, Torino, www.intercardsrl.com/

Catalogo Pinacoteca Cascella, Palazzo Farnese, Ortona, 2000

Catalogo digitale Cascella una famiglia di artisti Museo “Basilio Cascella”, 2002, Pescara

F. Di Tizio Basilio Cascella. La vita (1860-1950) Edizioni Ianieri, 2006, Altino (CH)

Catalogo della mostra Le cartoline di Basilio Cascella a cura della Cassa Risparmio l’Aquila, 2006

 

 

B. Cascella La Bellezza, pannello in ceramica, Montecatini, Stabilimento Tettuccio, 1927