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Pronti al “secondo 11 settembre” del Pentagono

di Michel Chossudovsky - 04/10/2006



Segue una nota di Paolo Jormi Bianchi

Secondo il Segretario per la Sicurezza Nazionale Michael Chertoff, un elemento essenziale di “difesa” nel caso di un secondo grande attacco contro l'America è l' “offesa”: “La sicurezza nazionale è parte di una più ampia strategia che porta la battaglia presso il nemico.

È noto che nel mese successivo alle esplosioni di Londra del sette luglio dello scorso anno il vicepresidente Dick Cheney ha dato istruzioni all'USSTRATCOM di elaborare un piano di emergenza “da impiegare in risposta ad un altro attacco terroristico contro gli Stati Uniti del tipo di quello dell'11 settembre”. Nel piano di emergenza vi è implicita la certezza che dietro un secondo 11 settembre vi sarebbe l'Iran.

Questo “piano di emergenza” fa ricorso al pretesto di un “secondo 11 settembre”, che non vi è ancora stato, per preparare una grandiosa operazione militare contro l'Iran, mentre sono state inoltre esercitate pressioni contro Teheran in merito al suo (inesistente) programma di armi nucleari.

Ciò che è veramente diabolico in questa decisione del vicepresidente statunitense è che la giustificazione avanzata da Cheney per muovere guerra contro l'Iran si basa sul coinvolgimento dello stesso Iran in un ipotetico attacco terroristico contro l'America, che non vi è ancora stato.

Il piano include un assalto aereo di vasta portata sull'Iran con l'impiego sia di armi convenzionali che di armi nucleari tattiche. All'interno dell'Iran ci sono più di 450 grandi obiettivi strategici, compresi numerosi siti sospettati di essere adibiti allo sviluppo di programmi per le armi nucleari. Molti di questi obiettivi sono fortificati o si trovano in profondità sottoterra e non potrebbero essere distrutti con le armi convenzionali, da qui il ricorso all'opzione nucleare. Come nel caso dell'Iraq, la risposta non è condizionata dal fatto che l'Iran sia effettivamente coinvolto in atti di terrorismo diretti contro gli Stati Uniti. In base a quanto riferito, molti ufficiali superiori della Forza Aerea coinvolti nella stesura del piano sono inorriditi per le implicazioni di ciò che stanno facendo – che l'Iran sia incastrato per un attacco nucleare non effettuato – ma nessuno è pronto a rovinare la propria carriera ponendo obiezioni. (Philip Girali, Attacco all'Iran: guerra nucleare preventiva, The American Conservative, 2 agosto 2005)

Dobbiamo intendere che coloro che elaborano i piani militari negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Israele stanno aspettando in un limbo un secondo 11 settembre, per portare la guerra oltre i confini del Libano, per lanciare un'operazione militare diretta contro la Siria e l'Iran?

Il “piano di emergenza” proposto da Cheney non mirava a prevenire un secondo 11 settembre. Il piano Cheney è fondato sulla supposizione che dietro un secondo 11 settembre ci sarebbe l'Iran e che bombardamenti punitivi potrebbero essere attivati immediatamente, prima dell'inizio di un'indagine, come avvenuto per gli attacchi contro l'Afghanistan nell'ottobre 2001, in presunta risposta al presunto sostegno del governo talebano ai terroristi dell'11 settembre. Vale la pena sottolineare che una guerra non si pianifica in tre settimane: il bombardamento e l'invasione dell'Afghanistan erano stati pianificati ben prima dell'11 settembre. Come Michael Keefer sottolinea in un articolo incisivo:

“A livello più profondo, ciò implica che gli “attacchi terroristici del tipo dell'11 settembre” sono riconosciuti nell'ufficio di Cheney e al Pentagono come adeguati mezzi per legittimare guerre di aggressione contro qualsiasi paese selezionato per quel trattamento dal governo e dal suo sistema aziendale di propaganda-amplificazione… (Keefer, febbraio 2006)

In un discorso pronunciato con tempistica perfetta appena qualche giorno dopo l'attacco del Libano, il vicepresidente Cheney ha ribadito il suo avvertimento: “Il nemico che ha colpito l'11 settembre è ferito e indebolito, tuttavia ancora letale, ancora determinato a colpirci di nuovo ” (Waterloo Courier, Iowa, 19 luglio 2006, carattere corsivo aggiunto).

“Giustificazione e occasione di compiere una rappresaglia contro… gli stati finanziatori [del terrorismo]”

Nell'aprile 2006 il Segretario alla Difesa Donald H. Rumsfeld ha varato un piano militare di vasta portata per combattere il terrorismo in tutto il mondo, col proposito di compiere rappresaglie nel caso di un secondo grande attacco terroristico contro l'America.

“Secondo alcuni ufficiali della difesa, il Segretario alla Difesa Donald H. Rumdfeld ha approvato il sin qui più ambizioso piano militare per combattere il terrorismo in tutto il mondo e compiere rappresaglie più rapidamente e in maniera più decisiva nel caso di un altro grande attacco terroristico contro gli Stati Uniti .

Il tanto atteso piano per la guerra mondiale al terrorismo, così come i due piani subordinati anche essi approvati il mese scorso da Rumsfeld, sono la più importante priorità del Pentagono, in base a quanto affermato da alcuni ufficiali che ben conoscono i tre documenti, i quali hanno mantenuto l'anonimato perché non erano autorizzati a parlare di essi pubblicamente.

I particolari dei piani sono segreti, ma in generale essi prevedono un ruolo notevolmente più esteso per l'esercito – e, in particolare, una forza crescente delle truppe d'elite per Operazioni Speciali – in operazioni continue per combattere il terrorismo al di fuori di zone di guerra come l'Iraq e l'Afghanistan. Elaborati in circa tre anni dal Comando per le Operazioni Speciali (Socom) a Tampa, i piani riflettono un aumento del coinvolgimento del Pentagono in campi tradizionalmente di competenza della Central Intelligence Agency (Cia) e del Dipartimento di Stato. (Washington Post, 23 aprile 2006)

Questo piano è fondato sulla possibilità di un secondo 11 settembre e sulla necessità di compiere una rappresaglia se e quando gli Usa sono attaccati:

“Un terzo piano espone il modo in cui l'esercito può sia sventare che rispondere a un altro grande attacco terroristico contro gli Stati Uniti. Esso comprende lunghi allegati che offrono una vasta gamma di opzioni per cui i militari possono compiere una rappresaglia velocemente contro specifici gruppi terroristici, singoli individui o stati che appoggiano il terrorismo, a seconda di chi sia ritenuto responsabile di un attacco. Un altro attacco potrebbe rappresentare sia una giustificazione che un'occasione, che attualmente manca, per compiere delle rappresaglie contro alcuni obiettivi conosciuti, secondo quanto affermato da alcuni ufficiali ed ex-ufficiali della difesa, che ben conoscono il piano.

Questo piano espone minuziosamente “quali terroristi e malfattori colpiremmo se la situazione precipita. La situazione non è precipitata,” ha affermato un ufficiale, che ha chiesto di non essere identificato a causa della delicatezza dell'argomento. (Carattere corsivo aggiunto, WP 23 Aprile 2006)

Questo documento militare presume che un secondo attacco del tipo dell'11 settembre, “che attualmente manca”, creerebbe utilmente sia “una giustificazione che un'occasione” per muovere guerra contro “alcuni obiettivi conosciuti [l'Iran e la Siria ]”.

L'annuncio del 10 agosto scorso del Ministero degli Interni Britannico di un fallito attacco terroristico di vasta portata che mirava a fare esplodere simultaneamente 10 aerei, dà l'impressione che ad essere sotto attacco sia il mondo occidentale, piuttosto che il Medio Oriente.

La realtà è completamente stravolta. La campagna di disinformazione si è messa in piena marcia. I mezzi di comunicazione britannici e statunitensi stanno puntando sempre di più verso una “guerra preventiva” come un atto di “autodifesa” contro Al Qaeda e gli stati che sostengono il terrorismo, che si presume stiano preparando un secondo 11 settembre. L'obiettivo che sta alla base di tutto, attraverso la paura e l'intimidazione, è alla fine dei conti quello di fare accettare all'opinione pubblica la prossima fase della “guerra al terrorismo” del Medio Oriente, diretta contro la Siria e l'Iran.


di Michel Chossudovsky
traduzione per Megachip di Eleonora Iacono
da www. globalresearch .ca/

NOTA:

Nel pubblicare questo articolo non possiamo che rabbrividire. Nella divulgazione che portiamo avanti da tempo per rendere noti tutti i lati oscuri dell'11 settembre, citiamo spesso due pezzi di storia, che come tali sono inconfutabili nel loro valore esplicativo: i piani Northwoods del 1962 (leggi l'articolo) e il documento Rebuilding America's Defences del settembre 2000, ad opera del “Project for a New American Century”, un think-thank di destra nato nel 1997 e che ha come eminenza grigia Paul Wolfowitz, ex sottosegretario alla difesa nella prima amministrazione Bush ed ora Presidente della Banca Mondiale. Rebuilding America's Defences auspica una lunga serie di cambiamenti rivoluzionari nella politica estera americana, cambiamenti che vengono ritenuti essenziali per assicurare la supremazia americana nel mondo. Dopo l'11 settembre tutti i suggerimenti di quel documento sono stati seguiti. Il documento in particolare è noto per via di una frase contenuta al suo interno, che essendo stata scritta un anno prima del 9-11 assume connotati inquietanti: “il processo rivoluzionario, anche se porta cambiamenti radicali, sarà molto lungo. A meno che non vi sia un evento catastrofico e catalizzante come Pearl Harbour.” Un anno dopo la vergatura di quelle parole abbiamo avuto l'11 settembre.

Paolo Jormi Bianchi