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Perche' permettiamo a Bush di portare Wal-Mart in Iraq?

di John Dolan - 05/10/2006

 



Gli USA non sarebbero impantanati in guerre all'estero se solo riuscissimo a smettere di credere che la via Americana sia la via migliore.

Uno degli insulti che sei sicuro di ricevere, se osi accennare che noi potremmo non avere il diritto di trasformare l'Iraq in Little America, e' “relativista culturale”. E' uno strano insulto, perche' la gente che te lo rivolge non ha la piu' pallida idea di cosa significhi. Il punto e' proprio qua: “Relativismo culturale” e' un'accusa mossa per stupire la vittima con il suo oscuro significato, come la parola preferita da ogni bambino di 9 anni, “antidisestablishmentarianism“ - ndr opposizione al ritiro del supporto statale ad una chiesa riconosciuta -. Alla mia scuola elementare, questa parola era considerata avere poteri magici, perche', apparentemente, piu' lunga di ogni altra parola inglese.

Noi bambini di 9 anni, pero', non eravamo cosi ingenui da usare questa parola come insulto, o da presumere che significasse qualcosa. I vomitatori della destra che regurgitano “relativismo culturale”, credono davvero di essere impegnati in una sorta di critica culturale, bella e intransigente, quando ti sganciano addosso quella bomba sfonda-bunker polisillabica. E perche' lo pensano? Perche' un'orda di intellettuali come, David Brooks, opionionista del New York Times, e Newt Gingrich han detto che il relativismo culturale e' la radice di tutto il male della sinistra.

Gingrich ha una registrazione sul tema, spesso citata dai bloggers di destra: “Relativismo culturale e' come dire che andare da McDonald's o bollire il tuo vicino hanno lo stesso significato perche' sono due vie culturalmente diverse di pranzare.”

Se Gingrich fosse un vero intellettuale, dovrebbe sapere che la nascita del relativismo culturale fu segnata dal saggio di Montaigne “I Cannibali” nel 1580. Mointagne, come tutti i più' brillanti e coraggiosi Europei del tempo, provo' ad imparare dalle altre culture che l'Europa stava incontrando nel mondo, piuttosto che semplicemente condannarle per tutto cio' in cui differivano dall'Europa. Mointagne comparo' le crudelta' delle tribu' cannibali con quelle della “giustizia” Europea. Il punto non era che una cultura fosse superiore all'altra, ma che ogni umano riuscisse, talmente facilmente da essere pericoloso, a mettere in luce le barbarie delle altre tribu', ma trovasse molto difficile vedere le brutalita' commesse nella sua terra madre: “...mentre giudichiamo abbastanza giustamente i peccati [dei cannibali], siamo ciechi riguardo i nostri.”

Certamente Gingrich non poteva venire a conoscenza di Michel de Montaigne da Joe Montana, cosi il suo paragone tra cannibalismo e mangiare da Mickey D's -ndr McDonald's- e' stata pura sfortuna – fortunatamente per noi. Perche' comparando il cannibalismo al mangiare da McDonald's – che abbatte foreste pluviali, ingrassa i poveri e i creduloni – Gingrich offre un esempio perfetto del trend che Montainge provo' ad invertire: certo e compiaciuto della superiorita' della sua tribu', cieco riguardo le crudelta' della sua tribu'. Gingrich non rifletterebbe mai sul fatto che le tribu' cannibali del Nuovo Mondo, discusse da Montaigne, furono tra le prime vittime dell'incontro con “l'Occidente”. I Caribi, la piu' famosa di queste tribu', commisero suicidio di massa piuttosto che essere schiavizzati dai conquistatori Europei. Appare ovvio che la loro brutalita' era piu' che corrisposta da quella degli Europei. Questo, certamente, e' relativismo culturale. E' anche senso comune.

Il Relativismo culturale inizia con una premessa semplice e sensata: ogni tempo e luogo sono unici, e i loro standard non possono essere trasposti in qualsiasi altro tempo e luogo senza falsificare il paragone. Relativismo culturale e' quindi una forma di rigore intellettuale – una forma molto dura se comparata con la piacevole semplicita' dell'applaudire la propria tribu' e schernire tutte le altre. Quandunque i seri intellettuali applicano il relativismo culturale ai loro studi, devono affrontare l'ira dei critici locali. Nietzsche, il piu' grande relativista moderno, viene ancora regolarmente diffamato da docenti codardi, perche' ha osato definire i piu' amati concetti filosofici come artifici storici piuttosto che intramontabili verita'.

Avrete notato che finora ho citato un Francese ed un Tedesco come esempi di coraggio intellettuale necessario per affrontare la dura realta' del relativismo culturale. Sfortunamente l'America ha avuto maestri della Gran Bretagna, i quali intellettuali sono sempre stati molto piu' timidi e inclini alla collaborazione di quelli provenienti dall'Europa continentale. Dopo la Rivoluzione Francese, la Gran Bretagna scoraggio' attivamente qualsiasi sorta di ricerca intellettuale che avesse potuto interferire con la produzione di massa degli uomini pratici, privi d'immaginazione e crudeli, necessari per gestire l'impero. In Gran Bretagna, le grandi menti del XIX secolo si appliccarono nelle scienze, dove era tollerato un certo livello di liberta' intellettuale. Questa e' una delle ragioni principali per cui cio' che viene considerata l'elite' -ndr intellettuale- Americana e' stata ammutolita e codarda nel difendere il relativismo culturale.

Ovviamente, non e' necessario essere degli intellettuali per notare la totale stupidita' della fobia riguardo questo argomento da parte della destra. Basta dare un'occhiata ai dati – questi dati, insanguinati, ottenebrati e orribili, della specie umana durante tutti i secoli in cui non ci fu niente di simile al relativismo culturale. Fu, tutto cio', fatto per un'esistenza pacifica? Se si sceglie un qualsiasi periodo storico, una qualsiasi regione del mondo, si scoprira' che, molto prima che apparisse il relativismo culturale, le tribu' si stavano uccidendo reciprocamente nell'incrollabile, assoluta certezza che il loro dio o dei volessero il massacro dei loro vicini.

Questa e' la realta' che i conservatori “moralmente assoluti” proclamano come la base di un comportamento decoroso: il diritto assoluto di colpire a morte chi non condivide la religione, le buone maniere o i gusti musicali della propria tribu'. Solo quando scrittori come Montaigne hanno spinto i loro lettori a considerare la possibilita' di stare molto attenti nel giudicare le altre tribu', e' stato possibile sostenere, per la prima volta, che prendere parte a guerre di sterminio tra tribu' avrebbe potuto non trattarsi di un dovere religioso – anzi, avrebbe potuto trattarsi di mere arroganti barbarie. Si puo' capire quanto sarebbe stato utile ricordare tutto cio' ai nostri concittadini Americani, proprio quando Bush e compagni ci dicevano che avevamo il dovere morale di liberare l'Iraq.

Sarebbe stato bello se poche persone, bene informate, avessero avuto il coraggio di dire categoricamente che, anche se si trattava di una guerra di liberazione, era pur sempre un'arrogante invasione nata dall'antica credenza che la propria tribu' sia l'unica a sapere come la vita debba essere vissuta. Nessuno, pero', ha parlato della pazzia di portare Dairy Queen in Iraq, perche' oggigiorno non ci sono relativisti culturali in giro – o almeno non ce ne e' uno abbastanza coraggioso da fare questa ammissione. Cio' che si e' visto nel dibattito, tra Americani favorevoli e contrari alla guerra, e' stato un battibecco tra due tipi di Protestanti impiccioni: Unitariani schizzinosi e accaniti Battisti. Entrambe le sette sono convinte che il mondo non sia altro che una guerra tra bene e male, differendo soltanto su quale male dovrebbe essere annientato e a quale voltaggio.

Un secolo fa Nietzsche prevedette che con il declino del credo Cristiano, l'etica Cristiana sarebbe cresciuta fino a diventare sempre piu' influente. Questo e' accaduto a buona parte degli Americani di cultura universitaria; sono diventati la personificazione della “Church of Christ without Christ“ -ndr Chiesa di Cristo senza Cristo- della scrittrice Flannery O'Connor, abbracciano il relativismo culturale quando si tratta di cibo “etnico” o di vagabondare per un anno tra le pensioni degli arcipelaghi Asiatici, ma non sono mai propensi a considerare che queste colorite tradizioni etniche, come fumare oppio o fare la guerra, possano essere onorevoli ed essenziali in certe culture.

Consideriamo l'Afghanistan, una terra realmente aliena. George Bush non prova niente al riguardo, a parte disprezzo per la sua violenza e cultura anarchica. In che modo un tipico “progressista” Americano gli ci si potrebbe opporre? Forse con qualche commento sarcastico e codardo sul fatto che i conservatori vogliano portare l'Afghanistan a far parte del “McWorld”. Ma appena Bush sottolinea che gli Afghani producono oppio, molti critici di Bush cadono in un atterrito silenzio – perche' i loro cuori, come Bush, sono impregnati di moralismo Protestante anti-piacere.

In verita', l'unico modo per spiegare la sbalorditiva codardia della sinistra nell'affrontare la Guerra alle Droghe, e' rendersi conto che questa gente sono dei semplici missionari della “Chiesa di Cristo senza Cristo”.

Proprio come sanno che le droghe sono sbagliate, sanno che e' loro diritto, la loro missione, mettere al bando altre usanze turbolente, come la guerra. Se i Somali considerano le razzie e la guerra tra clan parte essenziale della vita di un uomo, allora – beh, dovranno cambiare.

Ho passato 15 anni all'Universita' della California di Berkeley, che, secondo gli esperti della destra, sarebbe la Mordor, la Ground Zero del relativismo culturale. Io pero' non l'ho mai visto. Nemmeno una volta. Cio' che ho visto, invece, e' stato un moralismo nauseante ed infondato, senza nemmeno la scusa delle Sacre Scritture che giustificasse la sua arroganza.

A dire il vero, la posizione evangelica dei Mullah e' intellettualmente piu' rigorosa, se gli si accorda il principio di autorizzazione divina. Gli atei Protestanti progressisti di posti come Berkeley mancano di un simile fondamento; la loro e' un'ideologia nata in qualche squallido bar vicino al complesso di Scienze Letterarie. Non c'e' da meravigliarsi che il Kansas preferisca il semplice e consistente fanatismo evangelico a questo pasticcio sub-Unitariano. In realta' se applicchiamo la prospettiva relativista-culturale al conflitto tra academici “liberali” e “conservatori” Cristiano militaristi in America, e' semplice notare che si sta semplicemente assistendo ad una replica del vecchio litigio tra i due gruppi piu' aggressivi nell'America Anglofona: i Presbiteriani Scozzesi-Irlandesi che si son stabiliti al Sud, e i Nuovi Inglesi col loro Protestantesimo che aveva sempre mutato parere in sofismi intellettuali semi-secolari. Entrambi sono gruppi missionari molto popolari e disposti a portare il resto del mondo ai loro piedi con l'uso della forza militare. Nessuno dei due ha mai avuto una traccia di relativismo culturale. La differenza tra i due gruppi sta nel fatto che la loro rabbia nasce per cause leggermente diverse. Gli Scozzesi-Irlandesi per l'esistenza di infedeli, mentre i Nuovi Inglesi per le offese contro cio' che loro ritengono essere il codice morale universale.

Proviamo a pensare alla nostra Universita' e ad immaginare i nostri professori di Scienze Letterarie, nel XIX secolo in America. Quasi tutti loro sono stati ecclesiastici Protestanti, che diffondevano il Verbo mentre combuttavano per una parrocchia, una posizione stabile per dare lezioni sulla virtu'. Questo e' cio' che fa la gran pare di loro oggi: lezioni sulla virtu'. L'etos della Nuova Inghilterra/Unitarianesimo e' quello predominante, motivo per cui erano tutti d'accordo sull'invasione dell'Afghanistan, un vero deserto morale, e ancora piu' schizzinosi sull'Iraq, un paese piu' stabile. Qualunque siano i loro gusti, questi progressisti sono impregnati dell'arroganza Protestante quanto George W. Bush.

Cosicche' quando Rush Limaugh si vanta di come andremo a portare la cultura del Missouri a Baghdad, i suoi rivali nella Ivy League e Berkeley non sono in alcun modo disposti a dichiarare che questa e' un'impresa sbagliata e grottescamente provinciale.

Vogliono soltanto che sia eseguita in maniera piu' gentile ed educata.

John Dolan
Editore del giornale alternativo in lingua Inglese basato a Mosca, l'eXile. E' autore di "Pleasant Hell" (Capricorn, 2005)

Fonte: AlterNet. Pubblicato il16 Settembre, 2006.
Traduzione a cura di Riccardo Rossi per Cani Sciolti

Traduzione a cura di Riccardo Rossi per Cani Sciolti