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115 menzogne sugli attentati dell'11 settembre

di redazione - 11/10/2006

 

Non esiste ancora una versione ufficiale degli attentati dell'11 settembre 2001. Nessuna indagine giudiziaria aperta sugli attentati stessi, né inchieste parlamentari. Al massimo si dispone d’una versione governativa chiarita da un rapporto reso da una commissione presidenziale. Il professore David Ray Griffin, che ha dedicato un lavoro di riferimento allo studio di questa relazione, vi ha rilevato 115 menzogne di cui elabora qui l'elenco.
Per ogni menzogna, ci si riferirà alle analisi del professore David Ray Griffin nel proprio lavoro "Omissioni e distorsioni della Commissione d'indagine sull'11/9". Le cifre tra parentesi rinviano alle pagine del libro nella sua edizione originale americana.

1. L’omissione delle testimonianze che almeno sei dei presunti pirati dell’aria (tra cui Waleed Al-Shehri, che la Commissione accusa d’aver pugnalato un'hostess del volo UA11 prima che quest'ultimo centrasse la torre Nord del World Trade Center) sono ancora vivi (19-20).

2. L’omissione delle prove che riguardano Mohamed Atta (come la sua passione per l’alcool, il maiale e le danze erotiche private - lap dances) in contraddizione con le dichiarazioni della Commissione secondo le quali era diventato un fanatico religioso (20-21).

3. La confusione volontariamente creata attorno alle prove che Hani Hanjour era un pilota troppo incompetente per portare un aereo di linea a schiantarsi sul Pentagono (21-22).

4. L’omissione del fatto che gli elenchi dei passeggeri resi pubblici non contenevano alcun nome arabo (23).

5. L’omissione del fatto che nessun incendio ha mai causato il crollo totale d’un edificio a struttura d’acciaio, né prima né dopo l'11 settembre (25).

6. L’omissione del fatto che gli incendi delle Torri non sono stati né estremamente ampi, né particolarmente intensi, né molto lunghi in raffronto con altri incendi in grattacieli (di strutture) simili, i quali non sono mai crollati (25-26).

7. L’omissione del fatto che, stando all'ipotesi che i crolli sarebbero stati causati da incendi, la Torre Sud , colpita più tardi della Nord ed in preda a fiamme d'intensità inferiore, non sarebbe dovuta crollare per prima (26).

8. L’omissione del fatto che l'edificio n°7 del WTC (non toccato da alcun aereo e che non fu il teatro che di piccoli incendi locali) è completamente crollato, un evento che l’Agenzia Federale per il trattamento delle situazioni d’Emergenza (FEMA) ha riconosciuto di non potere spiegare (26).

9. L’omissione del fatto che il crollo delle Torri Gemelle (e dell'edificio n°7) presenta almeno 10 caratteristiche d’una demolizione controllata (26-27). 

10. L’asserzione che il cuore della struttura delle Torri Gemelle era "un pozzo d’acciaio vuoto", una dichiarazione che nega la presenza di 47 colonne massicce d’acciaio che costituivano effettivamente il cuore di ogni torre e che, secondo la teoria del pancake, esplicativa dei crolli, avrebbero dovuto rimanere alzate verso il cielo su numerose decine di metri (27-28).

11. L’omissione della dichiarazione di Larry Silverstein (il proprietario del WTC, affittuario per 99 anni) secondo il quale decise, in accordo con i vigili del fuoco, "di demolire " (to "pull", gergo tecnico) l'edificio n°7 (28).

12. L’omissione del fatto che l’acciaio degli edifici del WTC fu rapidamente rimosso della scena del crimine ed imbarcato su navi a destinazione ignote PRIMA che potesse essere analizzato per individuare tracce d’esplosivo (30).

13. L’omissione del fatto che essendo l'edificio n°7 stato evacuato prima del suo crollo, la ragione ufficiale invocata per la rimozione immediata dell'acciaio (e cioè che alcune persone potessero essere ancora vive sotto i resti) non aveva alcun senso in questo caso preciso (30).

14. L’omissione della dichiarazione del sindaco R. Giuliani secondo la quale era stato previsto che il WTC sarebbe crollato (30-31).

15. L’omissione del fatto che Marvin Bush, il fratello del Presidente, ed il suo cugino Wirt Walker III erano due direttori della società incaricata della sicurezza del WTC (31-32).

16. L’omissione del fatto che l’ala Ovest del Pentagono (quella effettivamente colpita) era la meno suscettibile d'essere obiettivo da parte di terroristi di al-Qaeda, per molte ragioni (33- 34).

17. L’omissione di qualsiasi discussione per stabilire se i danni sul Pentagono fossero compatibili con l’impatto d’un boeing 757 che si muove a molte centinaia di chilometri/ora (34).

18. L’omissione del fatto che la facciata dell'ala Ovest è crollata soltanto 30 minuti dopo l'impatto, ed anche che il foro appare ben troppo piccolo per un boeing 757 (34).

19. L’omissione di ogni prova contraddittoria sulla presenza o sull’assenza di resti visibili di un boeing 757 sia all'interno che all'esterno del Pentagono (34-36).

20. L’assenza di qualsiasi discussione per stabilire se il Pentagono disponesse di un sistema di difesa anti-missile capace d’abbattere un aereo di linea commerciale, benché la Commissione suggerisca che i terroristi di al-Qaeda non attaccarono una centrale nucleare sapendo che era difesa in quel modo (36).

21. L’omissione del fatto che le immagini di varie videocamere di sorveglianza (anche quelle della stazione di servizio di fronte al Pentagono, la cui pellicola fu confiscata dall'FBI immediatamente dopo l'impatto) potrebbero certamente dare una risposta a ciò che ha realmente colpito il Pentagono (37-38).

22. L’omissione del riferimento del ministro della difesa D. Rumsfeld ad "un missile (utilizzato) per danneggiare (il Pentagono)" (39).

23. L’approvazione della risposta completamente insoddisfacente alla domanda sul perché gli agenti dei servizi segreti permisero al Presidente Bush di restare nella scuola di Sarasota nel momento in cui, secondo la versione ufficiale, avrebbero dovuto presumere che un aereo deviato avrebbe potuto prendere la scuola come obiettivo (41-44).

24. La mancata risposta sul perché i servizi segreti non hanno poi chiesto la protezione di caccia per l’aereo presidenziale Air Force One (43-46).

25. Le dichiarazioni secondo le quali quando il corteo presidenziale arrivò alla scuola (di Sarasota), nessuno dell'assistenza sapeva che vari aerei erano stati deviati (47-48).

26. L’omissione della relazione secondo la quale il ministro della giustizia John Ashcroft fu informato d’evitare di prendere linee aeree commerciali l'11 settembre (50).

27. L’omissione della dichiarazione di David Schippers che, sulla base d’informazioni fornite da agenti dell'FBI a proposito di attacchi previsti nel Sud di Manhattan, aveva tentato invano di trasmettere quest'informazione al ministro della giustizia John Ashcroft durante le 6 settimane che precedettero l'11 settembre (51).

28. L’omissione di qualsiasi menzione del fatto che agenti dell'FBI avrebbero affermato avere avuto conoscenza degli obiettivi e delle date degli attacchi (terroristici) da molto tempo (51-52).

29. L’affermazione, che suppone la questione risolta, che il volume insolito degli acquisti d’options al ribasso entro l'11 settembre non implicano che gli acquirenti sapessero prima che gli attacchi si sarebbero prodotti. (52-57)

30. L’omissione delle relazioni secondo le quali il sindaco (di San Francisco) Willie Brown ed alcuni responsabili del Pentagono furono messi in guardia dal prendere aerei l'11 settembre (57).

31. L’omissione della relazione secondo la quale Osama bin Laden, che era già il criminale più ricercato degli Stati Uniti, fu trattato nel luglio 2001 da un medico americano all'ospedale americano di Dubai ed ha ricevuto la visita dell'agente locale della CIA (59).

32. L’omissione degli articoli che suggeriscono che dopo l'11 settembre, Osama bin Laden fu lasciato deliberatamente scappare (60).

33. L’omissione di relazioni, che includono quella sulla visita da parte del direttore dei servizi di intelligence sauditi a Osama bin Laden all'ospedale di Dubai, che sono in contraddizione con la versione ufficiale secondo la quale Osama fu disconosciuto dalla sua famiglia e dal suo paese (60-61).

34. L’omissione del resoconto di Gerald Posner sulla testimonianza di Abu Zubaydah, secondo la quale tre membri della famiglia reale saudita (che perirono tutti misteriosamente ad otto giorni di distanza) finanziavano al-Qaida ed erano al corrente anticipatamente degli attacchi dell'11 settembre (61-65).

35. La smentita da parte della Commissione d’aver trovato una prova del finanziamento di al-Qaida da parte dei Sauditi (65-68).

36. La smentita da parte della Commissione d’aver trovato una prova che del denaro della donna del principe Bandar, la principessa Haifa, andò ad agenti di al-Qaeda (69-70).

37. La smentita, ignorando semplicemente la distinzione tra voli privati e voli commerciali, che il volo privato che trasportava dei Sauditi da Tampa a Lexington il 13 settembre violava i regolamenti sullo spazio aereo in vigore in quella data (71-76).

38. La smentita che dei Sauditi furono autorizzati a lasciare il territorio degli Stati Uniti poco tempo dopo l'11 settembre senza essere stati oggetto d’una indagine adeguata (76-82).

39. L’omissione della prova che il principe Bandar ottenne un'autorizzazione speciale della Casa Bianca per i voli dei Sauditi (82-86).

40. L’omissione dell’affermazione di Coleen Rowley che responsabili al Quartier Generale dell'FBI avevano visto l'appunto di Phoenix dell’agente Kenneth Williams (89-90).

41. L’omissione del fatto che l’agente dell'FBI a Chicago Robert Wright afferma che il Quartier Generale dell'FBI chiuse la sua indagine su una cellula terroristica, quindi tentò di intimidirlo per impedirgli di pubblicare un libro su tale esperienza (91).

42. L’omissione della prova che l'FBI sabotò il tentativo di Coleen Rowley e di altri agenti (dell'FBI) di Minneapolis per ottenere un mandato per ricercare il mandante di Zacarias Moussaoui (91-94).

43. L’omissione delle tre ore e trenta di deposizione dinanzi alla Commissione da parte di Sibel Edmonds, ex traduttore alla FBI, deposizione che secondo una lettera resa pubblica da egli stesso ed indirizzata al Presidente (della Commissione) Kean, rivelava dissimulazioni serie da parte di responsabili dell'FBI, in relazione con l'11 settembre (94-101).

44. L’omissione del fatto che il generale Mahmoud Ahmad, il capo dell’ISI (i servizi di intelligence pakistani), si trovava a Washington una settimana prima dell'11 settembre, ed incontrò il direttore della CIA George Tenet ed alti responsabili statunitensi (103-04).

45. L’omissione della prova che Ahmad, il capo dell’ISI (i servizi di intelligence pakistani) aveva ordinato l’invio di $100,000 a Mohamed Atta prima dell'11 settembre (104- 07).

46. L’affermazione della Commissione che non trovò alcuna prova che un solo governo straniero, compreso il Pakistan, aveva finanziato agenti di al-Qaeda (106).

47. L’omissione della relazione secondo la quale l’Amministrazione Bush fece pressione sul Pakistan per allontanare Ahmad del suo posto di capo dell’ISI dopo la divulgazione dell’informazione secondo la quale aveva ordinato l’invio di denaro dell’ISI a Mohamed Atta (107-09).

48. L’omissione della prova che l’ISI (e non soltanto al-Qaida) era dietro l’assassinio di Ahmad Shah Massoud (il comandante dell’Alleanza del Nord in Afghanistan), che si produsse appena dopo una riunione che durò una settimana tra responsabili della CIA e dell’ISI (110-112).

49. L’omissione della prova che l’ISI è implicato nel sequestro e nell'omicidio di Daniel Pearl, giornalista al Wall Street Journal (113).

50. L’omissione della relazione di Gerald Posner secondo la quale Abu Zubaydah affermò che un ufficiale militare pakistano, Mushaf Ali Mir, avente legami stretti con l’ISI ed al-Qaeda era al corrente anticipatamente degli attacchi dell'11 settembre (114).

51. L’omissione della previsione fatta nel 1999 da Rajaa Gulum Abbas, un agente dell’ISI, che le Torri Gemelle "crolleranno" (114).

52. L’omissione del fatto che il Presidente Bush e membri della sua amministrazione evocarono varie volte gli attacchi dell'11 settembre come "opportunità" (116-17).

53. L’omissione del fatto che il progetto per il Nuovo Secolo Americano (PNAC, "Project for the New American Century"), i cui numerosi membri diventarono figure chiave dell’Amministrazione Bush, pubblicò un documento nel 2000 che dice che una "nuova Pearl Harbour" avrebbe facilitato l’obiettivo di fondo per una trasformazione tecnologica rapida dell’apparato militare americano (117-18).

54. L’omissione del fatto che Donald Rumsfeld, che era il presidente della commissione dell’US Space Command ed aveva raccomandato l’accrescimento del bilancio assegnato, utilizzò gli attacchi dell'11 settembre la sera stessa per ottenere tali crediti (119-22).

55. Il fatto non di citare che i tre uomini responsabili del compito di prevenire gli attacchi dell'11 settembre (il ministro Rumsfeld, il generale Richard Myers, ed il generale Ralph Eberhart) erano anche i tre principali promotori dell’US Space Command (122).

56. L’omissione del fatto che Unocal aveva dichiarato che i taliban non potevano garantire con sicurezza adeguata di cominciare la costruzione delle sue condutture (di petrolio e di gas) dal bacino del Caspio attraverso l’Afghanistan e il Pakistan (122-25).

57. L’omissione della relazione secondo la quale rappresentanti degli Stati Uniti dicessero in occasione di un incontro nel luglio 2001 che, poiché i taliban rifiutavano la loro proposta di sviluppare la costruzione d’un conduttura, una guerra contro loro sarebbe cominciata in ottobre (125-26).

58. L’omissione del fatto che nel suo libro pubblicato nel 1997 Zbigniew Brzezinski aveva scritto che per mantenere il loro primato globale, gli Stati Uniti avevano bisogno del controllo dell’Asia Centrale, con le sue vaste riserve di petrolio, e che una nuova Pearl Harbour sarebbe stata utile per ottenere l’adesione dell’opinione pubblica americana a questi scopi imperiali (127-28).

59. L’omissione del fatto che membri chiave dell’Amministrazione Bush, tra cui Donald Rumsfeld ed il suo delegato Paul Wolfowitz, spingevano a favore d’una nuova guerra contro l’Irak da numerosi anni (129-33).

60. L’omissione delle note delle conversazioni di Donald Rumsfeld l'11 settembre che mostravano come egli era determinato ad utilizzare gli attacchi come un pretesto per una guerra contro l’Irak (131-32).

61. L’omissione della dichiarazione contenuta nel Progetto per un Nuovo Secolo Americano che "la necessità di una presenza americana forte nel golfo va oltre l'argomento del regime di Saddam Hussein" (133-34).

62. L’affermazione che il protocollo del FAA (Federal aviation Agency) sull'11 settembre richiedeva un lungo processo per passare molte tappe nella catena di ordini, anche se la relazione ufficiale (della Commissione) cita prove contrarie (158).

63. L’affermazione che in quei giorni, solo due basi dell'aviazione militare nel settore del nord - Est del NORAD (centro di difesa aereospaziale del Nord America) avevano dei caccia in allerta e che in particolare non avevano aerei da combattimento in allerta a McGuire o a Andrews (159-162).

64. L’omissione del fatto che la base Andrews dell'aviazione militare USA aveva molti caccia in allarme in modo permanente (162-64).

65. L’accettazione della doppia dichiarazione che il Colonnello Marr del NEADS (North East air Defense Sector) doveva telefonare ad un superiore per ottenere il permesso d’inviare dei caccia da (la base) d’Otis e che questo richiese otto minuti (165-66).

66. L’approvazione dell’affermazione che la perdita del segnale del trasponder d’un aereo rende praticamente impossibile la sua localizzazione punto per punto con i radar dell'esercito americano (166- 67).

67. L’affermazione che l’intercettazione di Stewart Payne non mostrò che il tempo di risposta del NORAD al volo AA11 fu straordinariamente lento (167-69).

68. L’affermazione che i caccia della base d’Otis restarono inchiodati al suolo sette minuti dopo che avevano ricevuto l’ordine perchè non sapevano dove andare (174-75).

69. L’affermazione che l'esercito americano non era informato del dirottamento del volo UA175 prima delle 9:03, momento esatto in cui colpiva la Torre Sud del WTC (181-82).

70. L’omissione di qualsiasi spiegazione su (a) la ragione per la quale una relazione precedente del NORAD, secondo la quale la FAA aveva notificato ai militari il dirottamento del volo UA175 alle 8:43, era ora considerata come falso e (b) come questa relazione, se era falsa, ha potuto essere pubblicata ed in seguito essere lasciata non corretta per quasi tre anni (182).

71. L’affermazione che la FAA ha installato una teleconferenza solo a partire dalle 9:20 quella mattina (183).

72. L’omissione del fatto che un appunto di Laura Brown della FAA afferma che la teleconferenza fu stabilita circa alle 8:50 e riguardò in particolare il dirottamento del volo UA175 (183-84, 186).

73. L’affermazione che la teleconferenza della NMCC, (National Military Command Center) non cominciò prima delle 9:29 (186-88).

74. L’omissione, nell’affermazione della Commissione che il volo AA77 non fu deviato dalla sua rotta prima delle 8:54, del fatto che relazioni precedenti avevano annunciato 8:46 (189-90).

75. La mancanza di citazione che l’annuncio dello schianto d’un jet nel Kentucky, quasi nel momento in cui il volo AA77 scompariva del radar della FAA, fu preso sufficientemente seriamente dai responsabili del FAA e dell'unità del'anti-terrorismo dell'FBI da essere trasmesso alla Casa Bianca (190).

76. L’affermazione che il volo AA77 volò quasi 40 minuti nello spazio aereo americano in direzione di Washington senza essere individuato dai radar militari (191-92).

77. L’errore da spiegare, se la relazione precedente del NORAD secondo la quale fu notificato del volo AA77 alle 9:24 era "sbagliata", come questa relazione erronea sia potuta nascere, e quindi sapere se i responsabili del NORAD hanno mentito o "furono confusi" per quasi tre anni (192-93).

78. L’affermazione che gli aerei da combattimento di Langley, di cui il NORAD aveva detto che furono spediti per intercettare il volo AA77, furono realmente dispiegati in risposta ad una relazione erronea della parte d’un dispositivo di controllo (non identificato) della FAA alle 9:21 che il volo AA11 era sempre in volo e si dirigeva verso Washington (193-99).

79. L’affermazione che i militari non furono contattati dalla FAA a proposito della deviazione probabile del volo AA77 prima che il Pentagono fosse colpito (204-12).

80. L’affermazione che Jane Garvey non si sia unita alla videoconferenza di Richard Clarke prima delle 9:40, vale a dire dopo che il Pentagono fosse colpito (210).

81. L’affermazione che nessuna delle teleconferenze riuscì a coordinare la FAA e le risposte dei soldati ai dirottamenti perchè "nessuna (teleconferenza) includeva i responsabili nell'ambito della FAA e del ministero della difesa", benché Richard Clarke dica che la sua videoconferenza includeva il direttore del FAA Jane Garvey, il ministro della difesa Rumsfeld ed il generale Richard Myers, il capo delle forze militari provvisorie (211).

82. L’affermazione della Commissione che non sapeva chi, nell'ambito del ministero della difesa, partecipò alla videoconferenza con Richard Clarke mentre Clarke afferma nel suo libro che si trattava di Donald Rumsfeld e del generale Myers (211-212).

83. L’approvazione dell’affermazione del generale Myers che si trovava su Capitol Hill durante gli attacchi, senza citare il resoconto contraddittorio di Richard Clarke, secondo il quale Myers era al Pentagono e partecipava alla videoconferenza con Clarke (213-17).

84. La mancanza di citazione della contraddizione tra la testimonianza di Clarke sulla cronologia di Rumsfeld quella mattina e le dichiarazioni stesse di Rumsfeld (217-19).

85. L’omissione della testimonianza del ministro dei trasporti Norman Mineta, data alla Commissione stessa, che il vicepresidente Cheney e gli altri (persone presenti) nel sotterraneo erano informati alle 9:26 che un aereo si avvicinava al Pentagono (220).

86. L’affermazione che i responsabili del Pentagono non sapevano nulla d’un aereo in arrivo prima delle 9:32, 9:34, o 9:36, ed in tutti i casi soltanto alcuni minuti prima che l'edificio venisse colpito (223).

87. L’accettazione di due versioni contraddittorie sull'oggetto che colpì il Pentagono: una che riferisce una manovra a spirale a 330 gradi verso il basso (una "picchiata ad alta velocità") ed un'altra nella quale non si fa menzione di questa manovra (222-23).

88. L’affermazione che gli aerei di caccia di Langley, che ricevettero l’ordine di decollare rapidamente per proteggere Washington contro il "volo fantasma AA11" non erano da nessuna parte nei pressi di Washington poichè furono inviati verso l’oceano per errore (223-24).

89. L’omissione di tutte le prove che suggeriscono che ciò che colpì il Pentagono non è stato il volo AA77 (224-25).

90. L’affermazione che i militari non furono informati dalla FAA del dirottamento del volo UA93 prima dello schianto (227-29, 232, 253).

91. La doppia dichiarazione che la NMCC non ha controllato la conferenza iniziata dalla FAA e dunque fu incapace di collegare la FAA alla teleconferenza iniziata dalla NMCC (230-31).

92. L’omissione del fatto che i servizi segreti sono capaci di sapere tutto ciò che sa la FAA (233).

93. L’omissione di qualsiasi indagine sulle ragioni per le quali la NMCC lanciò la sua teleconferenza, se, come Laura Brown della FAA ha detto, ciò non è previsto nel protocollo standard (234).

94. L’omissione di qualsiasi indagine sulle ragioni per le quali il generale Montague Winfield fu non soltanto sostituito da un "blu" (un esordiente), il capitano Leidig, come direttore delle operazioni del NMCC ma ancora costui è rimasto all'ordine quando fu chiaro che il Pentagono era davanti ad una crisi senza precedenti (235-36).

95. L’affermazione che la FAA notificò (in modo erroneo) i servizi segreti tra le 10:10 e 10:15 che il volo UA93 era ancora nel cielo e si dirigeva verso Washington (237).

96. L’affermazione che il vicepresidente Cheney non diede l’autorizzazione all'abbattimento se non dopo le 10:10 (molti minuti dopo che il volo UA93 si era schiantato) e che quest'autorizzazione non fu trasmessa prima delle 10:31 (237-41).

97. L’omissione di tutte le prove che segnalano che il volo UA93 fu abbattuto da un aereo militare (238-39, 252-53).

98. L’affermazione che Richard Clarke non ricevette la domanda d’autorizzazione al fuoco prima delle 10:25 (240).

99. L’omissione della testimonianza stessa di Clarke, che afferma che ricevette la domanda d’autorizzazione al fuoco verso le 9:50 (240).

100. L’affermazione che Cheney non guadagnò il sotterraneo del CPOU (Centro Presidenziale Operativo d’Urgenza) prima delle 9:58 (241-44).

101. L’omissione di testimonianze multiple, tra cui quella di Norman Mineta (il ministro dei trasporti) alla Commissione stessa, che (il vicepresidente) Cheney si trovava nel CPOU prima delle 9:20 (241-44).

102. L’affermazione che l’autorizzazione ad abbattere un aereo civile doveva essere data dal Presidente (245).

103. L’omissione di relazioni secondo cui il Colonnello Marr diede l’ordine d’abbattere il volo UA93 e che il generale Winfield segnalò che lui e gli altri (ufficiali) alla NMCC s’aspettavano che un caccia raggiungesse il volo UA93 (252).

104. L’omissione di relazioni che indicano che vi erano due aerei caccia nel cielo ad alcuni chilometri da New York e tre soltanto a 320 chilometri di Washington (251).

105. L’omissione del fatto che esistevano almeno sei basi militari con caccia in stato d’allerta nella regione del nord-est degli Stati Uniti (257-58).

106. L’approvazione dell’affermazione del generale Myers che il NORAD aveva definito la sua missione in termini di difesa soltanto contro minacce dirette (verso gli Stati Uniti) dall'estero (258-62).

107. L’approvazione dell’affermazione del generale Myers che il NORAD non aveva previsto la possibilità che terroristi avrebbero potuto utilizzare aerei di linea deviati come missili (262-63).

108. Non aver messo in prospettiva il significato del fatto, presentato nella relazione stessa, o citato da altri fatti che provano che il NORAD aveva effettivamente previsto la minaccia posta da aerei di linea deviati d’essere utilizzati come missili (264- 67).

109. Non aver sondato le implicazioni della questione intesa ad accertare come le esercitazioni militari ("war games") programmate quel giorno poterono influire sull’assenza di militari da intercettare gli aerei di linea deviati (268-69).

110. La mancata discussione sulla pertinenza possibile dell’Operazione Northwoods con gli attacchi dell'11 settembre (269-71).

111. L’affermazione (presentata per spiegare perché i soldati non ebbero l’informazione sugli aerei deviati tempestivamente per intercettarli) che il personale della FAA inspiegabilmente fallì a seguire le procedure standard circa 16 volte (155-56, 157, 179, 180, 181, 190, 191, 193, 194, 200, 202-03, 227, 237, 272-75).

112. La non citazione del fatto che l’indipendenza proclamata della Commissione di Indagine fu inevitabilmente compromessa dal fatto che Philip Zelikow, il suo direttore esecutivo, era praticamente un membro dell’Amministrazione Bush (7-9, 11-12, 282-84). (ndt: uno stretto collaboratore di Condoleeza Rice)

113. L’omissione del fatto che la Casa Bianca cercò di impedire la creazione della Commissione ufficiale d’Inchiesta sugli attacchi terroristici dell'11 settembre, quindi mise numerosi ostacoli sulla sua strada, come il fatto di concedergli un bilancio estremamente ristretto (283-85). (ndt: stimato circa a 15 milioni di dollari, quando il film "UA 93" di Paul Greengrass ne è costati 18, e "World Trade center" di Oliver Stone 4 VOLTE TANTO ossia 60 milioni di dollari; per quanto riguarda il primo punto, è stato necessario attendere 441 giorni perché questa Commissione fosse creata e Bush propose soltanto Kissinger come presidente... prima di ritirarsi sotto le critiche virulente dell’opinione pubblica)

114. La non citazione del fatto che il Presidente della Commissione, la maggior parte degli altri membri, e circa la metà del personale aveva seri conflitti d’interesse (285-90, 292-95).

115. La mancanza della Commissione, che si vantava che la presentazione della sua relazione finale fosse stata fatta "senza dissenso", di citare che ciò non era possibile poichè Max Cleland, il membro più critico verso la Casa Bianca che affermò che non sarebbe stato "un complice del trattamento parziale delle informazioni" dovette dimettersi per accettare un posto alla banca Export-Import, e che la Casa Bianca trasmise la sua nomina dopo che era diventato molto diretto nelle sue critiche (290-291).

Terminerò precisando che ho concluso il mio studio di ciò che sono giunto a chiamare "la relazione di Kean-Zelikow" scrivendo questo: In conclusione, la relazione della Commissione d’inchiesta sull'11 settembre, lungi da cacciare i miei sospetti su una complicità ufficiale non servì che a confermarli. Perché i responsabili incaricati della redazione di questa relazione finale s’impegnano in tale impresa di frode, se non per tentare di coprire crimini molto grandi? (291).

Articolo originale (francese) su voltairenet
Tradotto da Marco M (www.pressante.com)

 Tratto dal sito www.pressante.com – Pubblicato su “Rinascita” del 10 ottobre 2006