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Rapinano tutto, anche la terra dove siamo nati

di Giovanni Lanza - 17/10/2006




Nel mondo sono molte le persone che hanno dovuto abbandonare la propria prima abitazione.
Nella migliore delle ipotesi la famiglia ha avuto una o più nascite, il lavoro è sicuro e vendendo la propria abitazione è possibile comprarsi una casa più grande in un altro luogo più o meno lontano. La felicità di aver avuto dei figli avrà sicuramente compensato la nostalgia dell'abbandono definitivo della casa (o terra) che si è lasciati.
Altri avranno venduto la loro prima abitazione per cercare qualcosa di più vicino al proprio posto di lavoro, portando con sé tutta la famiglia, con molta tristezza da parte di tutti i componenti, soprattutto per i figli che sono cresciuti per anni in quei luoghi. Sarebbe stato comunque sia difficile per qualsiasi governo creare delle abitazioni e dei posti di lavoro in base alle esigenze e i desideri lavorativi di tutti gli abitanti di tutte le città e paesi italiani. Una minima mobilità all’interno dello stesso Paese (magari Provincia) è per certi aspetti inevitabile e i traumi possono essere superati facilmente nel tempo, soprattutto se ci sono delle condizioni di vita soddisfacenti.
Ma sono molte, molte di più, le persone che in un modo o nell'altro sono state costrette (anche con la forza) a lasciare la propria casa, la propria terra, la propria città e Paese dove sono nati, dove sono cresciuti e dove hanno lavorato per anni.
Elencare tutte quelle terre dove, guerre ed interessi di grandi aziende multinazionali e di politici corrotti, hanno portato via la popolazione autoctona, sarebbe un lavoro impossibile.
In Europa, dopo i più grandi conflitti, si è assistito a delle migrazioni che hanno coinvolto milioni di persone: italiani (i primi della lista per interessi di patria), i tedeschi (i primi per numero di persone in Europa che sono state costrette ad abbandonare la propria abitazione senza avere un rimborso delle cose confiscate, 15 milioni circa), i palestinesi (per formare uno Stato mai esistito prima, Israele) i popoli del Sud America, gli islamici o i tedeschi del Volga o i prussiani inseriti nelle vecchie Repubbliche Socialiste Sovietiche dell'Europa o dell’Asia centrale all'epoca del comunismo "socialista", indiani e pakistani, popoli africani (per "vecchia" e "moderna" schiavitù), arabi “ritagliati” in decine di Stati di carta, ed indiscriminatamente tutti gli altri popoli che sono stati costretti a fuggire dalle loro terre per "pulizia etnica" (es. i serbi), decisa da popoli "maggioritari", o da grandi potenze, o da entrambi.
Quelle elencate sono solo una piccola parte di tutte le grandi migrazioni forzate che sono avvenute negli ultimi decenni, ma a tutte queste "pulizie etniche" (che a volte hanno preso le forme di veri e propri genocidi) devono essere sommate tutte le "pulizie sociali" che il liberismo economico e le privatizzazioni dei beni e dei territori di Stato, hanno contribuito a formare.
L'impoverimento di uno Stato, qualsiasi essa sia la causa (guerra, carestie, calamità naturali) porta il "più forte" (ovvero il più ricco) ad appropriarsi indegnamente di cose, per diritto di nascita e per lavoro di una vita, altrui. Sicuramente i lettori ricordano il film "Via col Vento" (1939) di David O. Selznick, quando gli uomini d'affari nordisti cercano prepotentemente di comprare "Tara", la terra dell'indomita protagonista Rossella, attraverso i soldi cercando di profittare della povertà nella quale versava allora la famiglia.
Probabilmente non tutti conoscono il film "Boyz N the Hood" (1991) di John Singleton (con Ice Cube), sulla difficile situazione dei quartieri popolari dei neri d'America, ove il padre del protagonista, Jason "Furius" Styles, spiega a suo figlio ed agli abitanti della zona, cosa si nascondeva dietro la frase "progetto di riqualifica del quartiere".
Si faceva arrivare la droga nel quartiere dove vivevano soprattutto disoccupati in modo che la delinquenza compisse da sola il progetto "di pulizia sociale", ovvero la fuga di chi non accetta quelle condizioni di vita e la morte di chi cade nel trabocchetto delle faide tra bande.
Una volta "ripulito" il quartiere ristrutturano le case o se ne costruiscono di nuove per altri più benestanti. Due esempi, guarda caso americani (inteso ovviamente come degli Stati Uniti d'America). Ma come a malincuore e con dolore sappiamo, questo “modello” statunitense è stato esportato Europa; in una metà dopo il 1945 e nell'altra in questi ultimi anni.
Numerosi esempi di "pulizia sociale" ce ne sono stati (e ce ne sono) a Roma, e sono all'ordine del giorno nelle capitali e nelle principali città dei nuovi Paesi membri dell'Unione Europea. Un ente (per esempio l'INA) vende ad un altro ente (per esempio Pirelli) dei beni immobili senza intermezzo dello Stato e senza conoscere il parere degli inquilini in affitto da venti anni. Proprio nel periodo in cui i palazzi andrebbero ristrutturati il nuovo ente decide di venderli , anche qui senza intermezzo dello Stato, al miglior offerente, proponendo un prezzo altissimo anche a coloro che per venti anni hanno pagato l'affitto. Molti se ne vanno, perdendo una fortuna (venti anni di affitto senza avere una casa, ci si poteva aprire un mutuo ma non ci si aspettava allora una cosa simile), con i prezzi di oggi decidono di comprare le case fuori il Raccordo Anulare, in quartieri popolari perché i prezzi intanto sono saliti alle stelle e gli stipendi molto meno. Nelle case arrivano i manager dello stesso ente, delle grandi aziende che pian piano sorgevano vicino al quartiere e di quelle che già c'erano. Si ripuliscono i parchi e li si dotano di alcune giostre per bambini e gazebo per gli anzianii, mentre prima erano "infestati" dai drogati. Si costruiscono numerosissime filiali di banche (più di 20, in pochi chilometri quadrati, guarda come spariscono i soldi), supermercati, centri estetici e negozi di moda e di distribuzione di film tra i più costosi.
Ecco qui che con le armi moderne si è costretta la gente ad abbandonare le proprie abitazioni, senza l'utilizzo della forza. Quello della prepotenza però è rimasto. Perché di prepotenza si tratta.
Il mondo liberista è il mondo della vera anarchia, dove come in natura, il più forte domina sul più debole in quella catena degna del mondo animale. Loro (i grandi gruppi imprenditoriali e le banche) ti tolgono la terra sotto i piedi e tu sei libero di toglierla ad altri più deboli. E così in molti tra "deboli" (ma non solo ovviamente) italiani, tedeschi, francesi ed inglesi, si recano all'estero in cerca di investimenti più sicuri nel campo immobiliare. Est Europa, Croazia, Romania e Mar Nero oggi, il Montenegro (appena "risorto" grazie al “business” della criminalità al servizio degli Usa e della nuova base militare nell’Adriatico da piazzare a Bar) ed il Kosovo (chissà) domani. Gli abitanti di questi posti invece, finiranno nelle campagne o chissà dove (Bosnia, Serbia, Ucraina?).
Il posto dove siamo vissuti, che abbiamo pagato per mesi, lavorando sodo più di 8 ore al giorno, e che non è mai stato difeso veramente dalle nostre autorità, sarà “risistemato e ripulito”. Molto probabilmente ci stanno cacciando.


(Per fortuna mio nonno (e come lui molti altri nella sua stessa situazione), già profugo da Crispi (colonia italiana in Libia) e vissuto nei bassifondi del Quadraro (già periferico quartiere popolare romano) in una casa abusiva, con cinque figli, in attesa di una nuova collocazione, non ha avuto il dispiacere di vivere anche questo).