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La manovra continua a lievitare: 40 miliardi

di Gemma Contin - 18/10/2006

 
Un documento fornito ai parlamentari somma alle cifre ufficiali i 5,3 miliardi di Iva effetto della sentenza della Corte di Giustizia


Prima dell’inizio della discussione in Aula sulla Finanziaria, i “tecnici” del Servizio studi della Camera dei deputati hanno elaborato un “dossier” su “La manovra di finanza pubblica per il 2007”. Preparato dal Dipartimento Bilancio e Politica economica per i parlamentari e per l’attività della Commissione Bilancio, tracimato attraverso le agenzie di stampa su giornali e notiziari, è già destinato al clamore, non fosse che per quella valutazione complessiva che parla di 40 miliardi di euro (39. 980,9 milioni) contro i 34,7 (lordi) confermati proprio nell’audizione tenuta alle Commissioni congiunte Bilancio e Finanze di Camera e Senato, appena una settimana fa, del ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, e contro i 33,5 (netti) presi a misura delle sue osservazioni davanti alle stesse Commissioni dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi.

Come si vede il ballo delle cifre è lontano dall’esser concluso, e suscita - per quei valori che continuano a lievitare, ormai drammaticamente vicini alla manovra Amato da 90mila miliardi di lire del 1992-’93 - non solo lo sgomento della gente della strada, che fa fatica a raccapezzarsi nella ridda di numeri più o meno strumentalmente “sparati” dai media, ma persino dagli operatori dell’informazione che arrancano dietro al rincorrersi di documenti molto complessi, dei quali si finisce per fornire sintesi approssimative e stralci arbitrari.

Leggiamo allora questo documento sulle “dimensioni della manovra” e sugli strumenti individuati per raggiungere gli obiettivi che sono, com’è noto: riduzione al 2,8% del rapporto deficit/Pil, con un impegno di 15,2 miliardi per ridurre il disavanzo, e 19,5 miliardi destinati a misure a favore dello sviluppo e dell’equità sociale. La somma fa appunto 34,7 miliardi di euro.

Come si arriva allora a quei dannati 39,980 miliardi di cui parla il Servizio studi della Camera? Semplice, ci si arriva sommando i 5,280 miliardi di Iva Auto che una recentissima sentenza della Corte di Giustizia europea ha inflitto all’Italia.

Scrivono i “tecnici”: «L’importo complessivo della manovra non coincide con quello indicato dal governo, pari a 34,7 miliardi di euro, in quanto il governo ha ritenuto di non considerare nella manovra le misure che limitano la deducibilità delle spese per autoveicoli... finalizzate a compensare le minori entrate Iva derivanti dalla sentenza della Corte di Giustizia... Si ritiene più corretto considerare queste entrate nell’ammontare complessivo della manovra lorda, che risulterebbe dunque pari a quasi 40 miliardi di euro».

Ecco dunque scoperto l’arcano, che ieri ha fatto andare in fibrillazione molti parlamentari e sindacalisti, preoccupati per le possibili ripercussioni sui redditi e sulle misure di “risparmio” nella spesa pubblica, in particolare per l’impatto sul welfare e sulla scuola, di cui parla diffusamente l’articolo di Checchino Antonini, e ha fornito alle opposizioni e alle categorie professionali l’occasione per una nuova ondata di proteste e minacce di ricorrere alla piazza.

Con le misure di riduzione della deducibilità dell’Iva Auto, le maggiori entrate della manovra ammontano a 12,1 miliardi di euro, di cui 16,2 di nuove entrate (misure fiscali e rivalutazione del patrimonio pubblico) meno 4,1 minori entrate (cuneo fiscale e proroghe di agevolazioni fiscali). E’ ancora il calcolo del Servizio studi a fornire i dettagli: dalla legge Finanziaria arriveranno maggiori entrate per 5,3 miliardi e minori entrate per 3,7; dal decreto legge collegato 9,7 di maggiori entrate e 400 milioni di minori entrate; un altro 1,1 miliardo di maggiori entrate arriverà dal disegno di legge delega sul fisco.

Limitiamoci ad analizzare in modo sommario i riepiloghi forniti sulla previdenza, la sanità e il Patto di stabilità interno, rispettivamente di 9,2, 3,0 e 4,4 miliardi. Per la previdenza 5 miliardi dovrebbero derivare dalla gestione del Fondo Inps alimentato dal Tfr e altri 4,2 dall’incremento delle aliquote contributive: 1,3 dagli artigiani, 1,1 dagli apprendisti, 1,1 dai parasubordinati e 720 milioni dai lavoratori dipendenti. Dei quasi 4,4 miliardi di miglioramento dell’indebitamento netto nella Sanità, 1,4 deriverebbero dall’incremento automatico delle aliquote, 944 milioni dal contenimento strutturale della spesa, 811 dai ticket sulle prestazioni specialistiche, 800 dal contenimento della spesa farmaceutica, 226 dall’abbattimento di tariffe su prestazioni automatizzabili e 101 milioni dall’introduzione dei ticket sul pronto soccorso.

Infine, 4,380 miliardi dovrebbero derivare dagli enti territoriali: 1, 8 dalle Regioni, 2,2 dai Comuni e 378 milioni dalle Province.

Ci fermiamo qui. Nei prossimi giorni ci sarà ancora da discutere, e parecchio, sull’insieme di una manovra che di giorno in giorno appare sempre più onerosa.