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Cosa aspettarci dall’intervista di Fazio a Macron? Che il "Deep State" in Italia c’è ed è radicato e pericoloso

di Mirco Coppola - 03/03/2019

Cosa aspettarci dall’intervista di Fazio a Macron? Che il "Deep State" in Italia c’è ed è radicato e pericoloso

Fonte: l'Opinione Pubblica

Nella giornata di venerdì Fabio Fazio ha annunciato l’arrivo di Emmanuel Macron, presidente francese, nella sua oramai storica trasmissione “Che Tempo Che Fa”. Un capo di Stato straniero. Sul primo canale. Sulla tivvù di Stato. Ospite! Ebbene sì, è questa l’ultima trovata del comico, presentatore e produttore ligure annunciata sul social network americano twitter.

Una notizia che già di per sé ha fatto e farà discutere. A Fabio Fazio, privo del tesserino di giornalista, celebre per le sue interviste poco incisive a politici, personaggi dello spettacolo, sportivi e intellettuali, viene permesso di intervistare il rappresentante massimo del popolo francese nella tivù di Stato italiana in una “one to one”, naturalmente senza contraddittorio.

Se già il fatto di ospitare il Capo di Stato di un altro paese come una celebrità dello spettacolo senza porsi, almeno per un momento, un discorso di opportunità sia da parte dello stesso conduttore, sia da parte dei vertici di Rai Uno, resta comunque discutibile dal punto di vista diplomatico l’ambizione di voler intervistare proprio Emmanuel Macron, con il quale i rapporti del governo italiano sono notoriamente molto tesi su quasi tutti i temi della politica europea. Una scelta a dir poco sconcertante, che va al di là del semplice servizio pubblico.

Ma al di là del discorso di buon senso, chi conosce bene Fazio e il suo modo di condurre le interviste e le sue posizioni ideologiche, sa già in anticipo su quali binari sarà condotta l’intervista, che andrà in onda, registrata (per quale motivo? Apportare le modifiche piacciono all’intervistato?) domenica sera in prima serata. Si comincerà con la solita glorificazione dell’Europa Unita, momento in cui Macron bacchetterà il governo italiano e i populisti, rei di volerla dividere e di volerci portare verso sciovinismi e conflitti, salvo poi essere il primo a violare le regole europee sul deficit. Un discorso che porterà in modo naturale alla questione migranti, quando il presidente francese si ergerà a paladino dei diseredati e delle masse in cerca di benessere in Europa, dando lezioni a destra e a manca ai cosiddetti “sovranisti” che pretendono di fermare i traffici illegali di uomini. Peccato che il presidente francese non sia proprio conosciuto per la sua benevolenza verso i popoli africani che ancora sono assoggettati economicamente a Parigi e che la gendarmerie francese è conosciuta per rigettare in modo violento nel territorio italiano i migranti senza regolare permesso di soggiorno.

Più che le risposte di Macron tuttavia saranno assordanti i silenzi di Fazio, che avrà la sua occasione di mettere in discussione la legittimità del governo nato dalle elezioni politiche del 2018, come sguaiati e notevoli saranno gli ammiccamenti dell’ex conduttore di Sanremo alle considerazioni del presidente francese. Fazio è infatti da anni un vero manifesto di ciò che è diventato il giornalismo e di cosa è diventata la classe degli intellettuali nel nostro paese: giornalisti ed intellettuali si sono spogliati del compito della critica e hanno sposato quello del commento, dove ognuno fa il tifo per la propria Chiesa. Quasi un ritorno a dinamiche sociali tipiche del medioevo. Forse un segno dei tempi, dove la civiltà nata dall’illuminismo ha lasciato spazio a quella della post-modernità.

A preoccuparci non è tuttavia lo spazio che verrà riservato a un Capo di Stato di un altro paese all’interno del servizio pubblico. Se al posto di Fazio ci fosse stato Enzo Biagi sarebbero oggi pochi quelli che avrebbero maldigerito questa intervista. Ciò che è davvero preoccupante è invece il perpetuarsi di una macchina del potere nella nostra cara Italia che è oramai alternativa alla legittimità che ogni Stato moderno detiene grazie alla sovranità popolare. È meglio rendersene conto in fretta, anche in Italia esiste un Deep State, forse anche più subdolo e più pericoloso di quello che ha ostacolato Trump negli Stati Uniti. Il bombardamento mediatico che da un paio di anni avviene a reti e a giornali unificati nei confronti dei due partiti di maggioranza non ha eguali nella storia del nostro paese, nemmeno ai tempi di Forza Italia e Berlusconi ai loro massimi storici. Sia Trump che Berlusconi avevano i mezzi e gli uomini necessari per combattere armi pari con i loro avversari, Cinquestelle e Lega, che piacciano o meno le loro idee politiche, hanno nemici nei gangli dell’amministrazione pubblica come nel mondo della cultura, nel giornalismo come nello spettacolo.

In qualunque settore ti rivolgi non esiste personaggio che non debba esprimere la propria preoccupazione per un governo che, secondo loro, dovrebbe portarci al baratro e al fallimento totale, quasi finora fossimo stati condotti da uomini illuminati e coraggiosi. Il Deep State in Italia c’è ed è radicato e pericoloso. È bene saperlo, è bene combatterlo.