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Conflitti batteriologici, le nuovi armi del futuro

di Miriam Tola - 27/10/2006

 
“La peste che avanza”, oltre che una metafora, è anche il titolo di un libro pubblicato negli Usa dal Critical art ensamble, un collettivo di artisti. Racconta il caso di Steve Kurtz, in carcere per i suoi studi sull’argomento


Questa è la storia di un libro che l’Fbi avrebbe preferito non leggere. Racconta di una vicenda giudiziaria surreale, di guerre fantasma e arte sovversiva. Il titolo, apocalittico, è Marching plague (La peste che avanza, pp. 148, dollari 9.95). Lo firma il Critical art ensamble per Autonomedia, la casa editrice newyorchese di Hakim Bey.

L’11 maggio 2004 a Buffalo, non lontano da New York, Hope Kurtz muore per un arresto cardiaco. I soccorritori, chiamati dal marito Steve, professore di arte dell’università locale, notano nell’appartamento microscopi, colture batteriche in vitro e altri strumenti da laboratorio. Chiamano la polizia e per Steve Kurtz comincia un incubo kafkiano. Il giorno dopo decine di uomini dell’Fbi, protetti da tute bianche, maschere e guanti, perquisiscono la casa e sequestrano computer, libri e tutti i materiali sospetti. Le telecamere della tv riprendono l’operazione, il corpo di Hope è preso in consegna dai federali, Steve Kurtz è arrestato per detenzione di armi batteriologiche.

I Kurtz, insieme da oltre un quarto di secolo, erano tra i membri fondatori del Critical art ensamble (Cae), un collettivo di artisti americani che da 1986 lavora sulle intersezioni tra arte, tecnologia, scienza e teoria critica. A metà anni Novanta il Cae ha contribuito a svecchiare l’attivismo con una serie di performance, video e il libro Disobbedienza civile elettronica (1996) dedicato alle nuove forme della politica nell’era del capitalismo high tech.

Dalla rivoluzione digitale, l’interesse del gruppo si è spostato «sull’economia politica delle biotecnologie», ovvero sulla trasformazione del vivente - geni, batteri, semi - in merce sotto copyright.

Al momento dell’arresto Kurtz lavorava a Free range grain, un progetto sui cibi geneticamente modificati per la mostra The Interventionist del Massachusetts museum of contemporary art. Per l’Fbi era però un presunto terrorista. Poco importava che i batteri in vitro sequestrati fossero del tutto comuni nei laboratori delle scuole.

Il 29 giugno 2004 le accuse di bioterrorismo sono cadute ma rimane tuttora in piedi l’imputazione di frode postale per l’acquisto non autorizzato di colture batteriche che, nel peggiore dei casi, potrebbe costare a Kurtz vent’anni di carcere. Sotto inchiesta c’è anche Robert Ferrell, 60 anni, stimato genetista dell’Università di Pittsburgh e collaboratore del Cae che ha aiutato l’artista americano ad entrare in possesso del materiale.

Il caso ha coinvolto la comunità artistica e scientifica americana e internazionale. Artisti del calibro di Richard Serra, Cindy Sherman e Sol LeWitt hanno donato opere per la raccolta dei fondi legali, il banner “Art is not terrorism” è comparso in centinaia di homepage sul web, la stampa internazionale, dal New York Times a The Guardian, ha scritto decine di articoli ora disponibili sul sito
www. caedefensefund. org.

Il processo è aperto. Steve Kurtz, sotto consiglio dei suoi legali, evita di rilasciare dichiarazioni sulla vicenda.

A parlare per lui è Marching Plague, pubblicato da qualche mese negli Stati Uniti (per acquistarlo vedi
www. autonomedia. org). Il testo era rimasto impigliato nella rete dell’Fbi ma il Critical art ensamble l’ha ricostruito con pazienza certosina.

Le prime notizie di guerra batteriologica, ricorda il Cae, risalgono all’assedio di Caffa del 1347 quando le forze tartare catapultarono cadaveri appestati oltre le mura della base commerciale genovese. La Morte Nera arrivò in Europa a bordo delle navi in fuga e sterminò oltre venti milioni di persone. Nel Giappone degli anni Trenta del Novecento, Ishii Shiro, scienziato a servizio dell’esercito, costruì un piccolo impero personale sull’intuizione dell’uso dei batteri in ambito militare. Nel 1940 guidava un’immenso programma di ricerca in grado di produrre 500 chili di antrace e 1000 chili di colture coleriche in un mese. Tuttavia, nonostante la grandiosità delle risorse, i frutti delle ricerche, segretissime fino al 1944, non furono mai utilizzati.

Oggi negli Stati Uniti lo spettro della “germ warfare” alimenta un’industria che cresce ininterrottamente grazie alla pioggia torrenziale di finanziamenti governativi. Dal 2001 al 2004 i fondi per programmi di difesa biologica civile sono aumentati di diciotto volte fino a toccare i 14 miliardi di dollari, cifre che secondo gli analisti, sono superiori a quella impiegata nel per i ricerca nucleare all’epoca del Progetto Manhattan.

Nonostante gli investimenti massicci, sostiene il Cae, le armi biologiche rimangono difficili da maneggiare e imprevedibili negli effetti. Come i missili intercontinentali balistici, falliscono un obiettivo chiave - la deterrenza - se inutilizzate, e tuttavia, in un circuito perverso di causa-effetto, le fantasie catastrofiche sul loro uso devono essere riconosciute come reali per giustificare la consistenza degli investimenti.

Secondo il Critical art ensamble si tratta di un’immenso spreco di denaro pubblico dirottato dalla lotta contro malattie come l’Aids e la malaria che continuano ad uccidere milioni di persone in tutto il mondo. Il problema dei programmi di bio-difesa, inoltre, è che coincidono con quelli di bio-aggressione. Così nei laboratori di massima sicurezza americani si producono agenti patogeni per trovare il modo di neutralizzarli in caso di attacco. Non a caso, nell’unico allarme di attacco biologico registrato negli Usa, quello dell’antrace del 2001, la sostanza spedita per posta era probabilmente di origine interna, ovvero creata nei laboratori di massima sicurezza del Maryland.

L’elemento interessante è che le considerazioni del Critical art ensamble sono condivise da una parte consistente della comunità scientifica. Nel febbraio 2005, in una lettera indirizzata al direttore dell’Istituto nazionale della salute statunitense, 758 scienziati hanno contestato il dirottamento di fondi dallo studio di malattie letali alla ricerca su oscuri batteri designati come armi potenziali dall’amministrazione.

Forse sta proprio qui la chiave dell’accanimento contro Steve Kurtz, nella capacità del Critical art ensamble di fare da ponte tra comunità scientifica e quella di artisti e attivisti per sfidare la coltura della conoscenza scientifica come sistema chiuso, governato dalle regole della proprietà intellettuale. «Il Cae assume il ruolo dell’amatore, il non professionista appassionato che avvicina un ambito specializzato come la genetica o la biotecnologia per esporne gli usi al giudizio pubblico» scrive l’artista Claire Pentecost nell’appendice di Marching Plague. L’amatore che fa breccia nel regime del segreto è una figura pericolosa nell’America dopo le Torri Gemelle, dove la paura rimane una carta politica fondamentale da giocare. Specie quando, come il Cae, chiede l’impossibile: «scoraggiare gli scienziati dal lavorare per o con i militari, forzare le aziende farmaceutiche a produrre antibiotici e vaccini contro le malattie che uccidono, sottrarre i fondi della ricerca sui batteri ai militari e reindirizzarla ad iniziative civili».