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Non solo cambiamenti climatici

di Guido Dalla Casa - 07/04/2019

Non solo cambiamenti climatici

Fonte: Fiori gialli

Greta

  Greta Thunberg è una ragazza svedese che ha appena compiuto 16 anni. Ha parlato alle Nazioni Unite e in qualche altra sede “importante”. Ma è diventata famosa soprattutto per il suo discorso ai leader mondiali alla conferenza sui cambiamenti climatici che si è tenuta in Polonia alla fine del 2018. In sostanza ha detto a quei signori che stanno rubando il futuro alla sua generazione, perchè non fanno assolutamente nulla per evitare la catastrofe climatica appena iniziata. Greta ha pienamente ragione: quasi tutti gli scienziati sono d’accordo sulla gravità della situazione, tranne pochissimi, di solito ben pagati in vario modo dalle multinazionali e dagli industriali in genere. In fondo ha semplicemente detto ai leader mondiali di ascoltare gli scienziati invece che le multinazionali!

  Forse non stanno rubando il futuro solo alla sua generazione, ma anche a quella dei suoi genitori.

  Poi ha proclamato uno sciopero mondiale degli studenti per la giornata di giovedì 15 marzo. La sua iniziativa ha avuto un successo incredibile in centinaia di città di tutto il mondo. Forse questa grande adesione ha spaventato alcuni “sviluppisti” che hanno gridato allo scandalo e si sono tirati dietro il solito gruppetto di intellettuali e giornalisti servi del sistema: qualcuna/o è arrivata/o a lanciare maledizioni alla ragazza svedese, che comunque ha certamente ottenuto almeno un risultato. Ora se ne parla molto più di prima.

  Di solito, i convegni sul clima si concludono con discorsi molto vaghi sui limiti di temperatura entro cui andrebbe tenuto il riscaldamento globale della Terra. Già questo fatto ha l’aria di una colossale presa in giro, dato che il legame fra emissioni di gas-serra e aumento di temperatura media è sicuro ma numericamente poco definibile: quindi non ne faranno niente. La limitazione andrebbe fatta sulle quantità di gas-serra emessi, in particolare di CO2, che viene riversata nell’atmosfera in miliardi e miliardi di tonnellate ogni anno. Dati i numeri attuali, le emissioni di questo gas dovrebbero essere quasi azzerate, il che significa porre subito fortissime limitazioni all’estrazione e sfruttamento di tutti i combustibili fossili, che ora alimentano in gran parte la produzione di energia e i trasporti di tutto il mondo. Invece le emissioni, già enormi, sono in forte aumento anche negli ultimi anni, e tale andamento continua senza soste.

Una verniciata di verde

  Moltissimi scienziati, filosofi, pensatori – non politicanti - sono d’accordo sulla estrema gravità della situazione del Pianeta. Si tratta di una maggioranza schiacciante, ormai non più neanche mascherata dalla piccola minoranza che esprime parere contrario, costituita in gran parte da pochissimi scienziati-filosofi pagati dalle multinazionali, anche se i mezzi di informazione fanno tutto il possibile per far apparire “i due pareri” come numericamente quasi-paritetici e per rovesciare il principio di precauzione, allo scopo di continuare tutto come prima.

  Ma i cambiamenti climatici, ormai evidenti e velocissimi, sono solo uno dei sintomi del male.

  Ricordiamo “I limiti dello sviluppo”: il grafico BAU (business as usual), uscito dal calcolatore quasi 50 anni orsono, indicava proprio in questo decennio (2010-20) l’inizio dei grossi guai, che riguardano tutto il complesso sistemico dell’Ecosfera (o della Terra): e così sta accadendo. Il promotore di quel rapporto, Aurelio Peccei, non era un fanatico ambientalista, ma un dirigente.

  Intanto, cosa si sta facendo? Sono state inventate espressioni come sviluppo sostenibile, green economy, economia circolare, tutta roba che serve solo per continuare tutto come prima. E’ un’inutile verniciata di verde al mondo attuale, buona solo per ingannare il popolo. Restano soddisfatti gli industrialisti-sviluppisti (politici, economisti, industriali, sindacati) e la folla viene tenuta quieta, almeno per qualche tempo.

  Sostenibile è solamente un processo che non altera il funzionamento (o la Vita) del sistema più grande di cui fa parte (la Natura), ma una definizione così evidente non è mai stata enunciata.

  Del resto, già i professori Pignatti e Trezza hanno dimostrato, nel libro Assalto al pianeta (Bollati Boringhieri, 2000) che il sistema economico è incompatibile con il sistema biologico terrestre, di cui comunque fa parte. La dimostrazione era basata sulla teoria dei sistemi dinamici. Pignatti e Trezza non sono due ambientalisti ma professori dell’Università La Sapienza di Roma.

La vera radice del problema

  Oltre al problema climatico, possiamo elencare qualche altro “problemino” nella situazione del Pianeta: la mostruosa sovrappopolazione umana (7,5 miliardi con 90 milioni in più ogni anno), lo spaventoso accumulo di rifiuti indistruttibili, il consumo di territorio, la perdita di biodiversità (50 specie scompaiono ogni giorno), le tragiche conseguenze del ciclo della carne, la distruzione delle foreste e degli altri ecosistemi. Naturalmente sono tutti fenomeni collegati indissolubilmente fra loro, che hanno una causa comune. Quale? La civiltà industriale nel suo complesso, che è una gravissima patologia della Terra. Questa deve essere la base da cui partire, spinti anche dalla riuscita manifestazione innescata da Greta. Nella sostanza, con la crescita economica stiamo sostituendo materia inerte a sostanza vivente, in un processo senza fine: macchine, strade, impianti, al posto di foreste, paludi, savane; e inquinamento ovunque, che è un fenomeno inevitabile con i principi della civiltà industriale, come il procedere non per cicli, come la Natura, ma con il consumo di “risorse” e la produzione di “rifiuti”. Per l’anidride carbonica, è stata emessa in quantità tali per le attività industriali che l’hanno fatta uscire dal suo ciclo e causare l’aumento dell’effetto serra e quindi i rapidissimi cambiamenti climatici che constatiamo.

  Dobbiamo renderci pienamente conto che la causa di tutti questi guai è la crescita economica, base di questo modello culturale. In altre parole, la civiltà industriale è un modello fallito perché incompatibile con il funzionamento (o la Vita) del pianeta Terra: è un modello impossibile, salvo che per tempi brevissimi, ormai al termine. L’unica possibilità di attenuare i guai climatici è dimenticare lo sviluppo economico e diminuire trasporti e consumi di energia, facendo fronte con le rinnovabili (il solare termico) ai consumi residui, divenuti molto più piccoli.

E’ tutto il sottofondo culturale dell’Occidente che deve cambiare, non solo qualche fonte energetica.

  Qualcuno dice che i guai sono cominciati molto prima, con l’inizio dell’agricoltura: nel “Manifesto per la Terra” di Mosquin e Rowe (www.ecospherics.net) leggiamo: 

L’esperimento dell’umanità, vecchio di diecimila anni, di adottare un modo di vita a spese della Natura e che ha il suo culmine nella globalizzazione economica, è fallito. La ragione prima di questo fallimento è che abbiamo messo l’importanza della nostra specie al di sopra di tutto il resto. Abbiamo erroneamente considerato la Terra, i suoi ecosistemi e la miriade delle sue parti organiche/inorganiche soltanto come nostre risorse, che hanno valore solo quando servono i nostri bisogni e i nostri desideri. E’ urgente un coraggioso cambiamento di attitudini e attività. Ci sono legioni di diagnosi e prescrizioni per rimettere in salute il rapporto fra l’umanità e la Terra, e qui noi vogliamo enfatizzare quella, forse visionaria, che sembra essenziale per il successo di tutte le altre. Una nuova visione del mondo basata sull’Ecosfera planetaria ci indica la via.

  In ogni caso, dall’inizio dell’agricoltura sono passati 10.000 anni, la civiltà industriale ha 200 anni. Si tratta di tempi irrisori rispetto alla durata della Vita sulla Terra (3 miliardi di anni). Sono tempi insignificanti anche se confrontati con l’”età” della nostra cara antenata Lucy (3 milioni di anni): evidentemente si può vivere anche senza le sovrastrutture della civiltà industriale.

Le utopie necessarie

  Se nell’umanità restasse un briciolo di saggezza, si dovrebbe procedere come segue.

  Occorre, a partire da domattina, e senza condizioni:

-        Inondare il mondo di anticoncezionali;

-        Diventare tutti quasi-vegetariani, come oranghi, gorilla, scimpanzè e bonobo;

-        Cessare ogni estrazione e impiego di combustibili fossili;

-        Non costruire più alcun veicolo con motore a combustione interna;

-        Cessare ogni “produzione” di energia di origine non solare diretta;

-        Smettere immediatamente la produzione e l’impiego di materie plastiche;

-        Chiudere tutti gli impianti petrolchimici, o di chimica industriale in genere;

-        Non abbattere più alcun albero, né distruggere un solo metro quadrato di foreste, né boschi in generale;

-        Cessare immediatamente qualunque monocoltura e impiego di pesticidi;

-        Non parlare più di economia, del PIL, dello spread, del reddito e simili amenità. Chiudere tutte le Borse: abbiamo vissuto almeno uno-due milioni di anni senza tutte queste sovrastrutture inutili e soprattutto dannose. Forse abolire anche il denaro e i concetti di ricchezza e povertà.

  Poiché evidentemente si tratta di utopie, una forma di collasso del sistema appare quasi inevitabile. Ma tutto questo è puro ottimismo. L’ipotesi veramente pessimista è che tutto continui come prima, che ci sia “la ripresa” e si vada avanti con “la crescita”: in tal caso infatti la situazione diventerebbe veramente una tragedia molto, molto più grande con conseguenze difficilmente immaginabili. Coloro che pensano alla “ripresa” sono i veri catastrofisti.

Conclusioni

Uno degli striscioni portati in una piazza dopo l’iniziativa di Greta, aveva la scritta “La nostra casa brucia!” La frase, di effetto, sarà stata certamente utile, ma la Terra non è “la nostra casa”, è l’Organismo cui apparteniamo come un gruppo di cellule in un corpo. Una delle cause alla radice dei guai di oggi è lo spaventoso antropocentrismo della cultura occidentale, che ha ormai invaso tutto il mondo. Trenta milioni di specie di esseri senzienti, i rapporti con l’inorganico e tutte le relazioni che li collegano non sono qui per noi! Non sono “l’ambiente” o “la casa” dell’uomo!

Ma forse i cambiamenti climatici sono uno dei primi segni della Terra che si difende dal suo male: che si tratti di Gaia, o soltanto di un Sistema Complesso più grande che si deve riportare ai suoi tempi di variazione, non fa una gran differenza agli effetti pratici. Forse questi cosiddetti “potenti della Terra” non hanno poi tanto potere, non possono più nulla. Come scrisse U Thant 50 anni fa, il sistema è ormai “al di fuori di ogni nostra capacità di controllo”. Ciò non significa che non possiamo più far niente per dare consapevolezza e rendere meno traumatico il prossimo futuro: siano benvenuti i seguaci di Greta!

Cara Greta, il discorso conclusivo di quei “potenti della Terra” riuniti in Polonia doveva iniziare più o meno in questo modo:

L’esperimento dell’umanità denominato civiltà industriale, che ha come scopo primario l’incremento indefinito dei beni materiali, è fallito. Dobbiamo gestire il transitorio per uscirne completamente con il minimo trauma possibile.

 

Qualche riferimento:

L’ideologia industriale è alle corde. Il tragico ecologico l’ha sconfitta.   Guido Ceronetti (1992)

L’Occidente è una nave che sta colando a picco, la cui falla è ignorata da tutti, ma tutti si danno un gran daffare per rendere il viaggio più confortevole.                         Emanuele Severino                                                                         

La battaglia del futuro sarà la battaglia contro l’economia.                 Tiziano Terzani

Stephen Emmott – Dieci miliardi. Il mondo dei nostri figli                           (Feltrinelli, 2013)

www.youtube.com/watch?v=R7t67J1vbEM&t=75s   (dal minuto 25 al minuto 30)