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Fallimento annunciato tra governo singalese e Tigri Tamil

di Luca Galassi - 31/10/2006

A Ginevra, l'ennesima trattativa tra governo singalese e Tigri Tamil si conclude con un nulla di fatto
L'avevano promesso, le Tigri Tamil, alla vigilia degli ennesimi negoziati di pace: senza un accordo per riaprire la principale arteria che collega il Paese alla penisola di Jaffna, ogni trattativa è destinata a saltare. Così, a Ginevra, il 28 e 29 ottobre scorsi, nel più recente tentativo di mediazione tra due contendenti che da un anno si fronteggiano in spregio a un trattato di pace siglato quattro anni fa, il negoziato è nuovamente fallito, e nessuna data è stata fissata per nuovi colloqui di pace.
 
Negoziatori a GinevraArteria vitale. L'incontro di Ginevra era carico di aspettative. L'ultimo incontro tra i ribelli dell'Ltte (Tigri per la liberazione della patria Tamil) e il governo si era tenuto nel febbraio scorso. Da allora le vittime degli scontri sono state oltre 3 mila; 200 mila gli sfollati interni. I mediatori norvegesi si attendevano almeno un impegno formale a rispettare il cessate il fuoco, impegno più volte disatteso, soprattutto dalle Tigri. Invece, queste ultime sono state irremovibili: nessun dialogo se l'autostrada non verrà riaperta. Le Tigri hanno fatto appello alla crisi umanitaria in cui versa la penisola di Jaffna a causa della chiusura della A9, unico collegamento con il sud. La popolazione, a schiacciante maggioranza Tamil, viene rifornita da Colombo via mare e via aria. "L'interruzione dell'autostrada - ha detto il rappresentante delle Tigri, S. P. Thamilchelvan - è come la costruzione di un muro di Berlino. Il nord si è trasformato in una prigione per 600 mila persone, sotto l'occupazione di un esercito di 30 mila uomini". Prima del formale 'cessate il fuoco' la strada era stata chiusa per 8 anni, dal '94 al 2002. Spesso, da allora, le Tigri l'hanno utilizzata per 'tassare' merci e persone: un pedaggio riscosso per finanziare la ribellione.

Militari dell'esercito singalesePaese diviso. Da parte sua, a Ginevra il governo ha posto l'accento sulla cessazione immediata degli attentati terroristici da parte delle Tigri. Il braccio di ferro tra le parti non è altro che lo specchio di un Paese sempre più diviso, e l'irriducibilità dei Tamil nell'avanzare le loro richieste ben esemplifica ciò che attende lo Sri Lanka nelle prossime settimane: un'escalation di violenze, attentati, rappresaglie e raid militari. Ad agosto si erano verificati gli scontri più intensi tra esercito e ribelli, dal cessate il fuoco del 2002, con oltre cento morti in due giorni. Nello stesso mese, gli aerei governativi, credendo che fosse un covo delle Tigri, hanno bombardato una scuola, uccidendo 41 studentesse. A ottobre, il più grave attacco suicida delle Tigri a un convoglio di militari ha provocato oltre 90 morti. Per ragioni di sicurezza, la missione a guida norvegese (Slmm, Sri Lanka Monitoring mission) incaricata di vigilare sugli accordi di pace del 2002, ha dovuto trasferirsi a metà agosto da Trincomalee, nel nord-est del Paese, alla capitale Colombo. Le Tigri Tamil hanno infatti dichiarato inaccettabile la presenza di cittadini della Ue nei territori da loro controllati, da quando la stessa Unione Europea ha iscritto le Tigri nella lista delle organizzazioni terroristiche. L'allora capo della missione, generale Ulf Henricsson, ha duramente criticato la decisione della Ue, lamentando che così facendo è stata concessa carta bianca al governo singalese per operare una durissima repressione che ha coinvolto indirettamente anche decine di migliaia di civili nel nord-est sotto assedio. La missione di monitoraggio è stata più volte accusata di parzialità. Forse anche per questo, dal primo settembre scorso ha cambiato la propria composizione: gli osservatori, il cui numero è stato ridotto di un terzo, sono esclusivamente norvegesi e islandesi, due Stati che non appartengono all'Ue, e il comando è stato affidato al norvegese Lars Johan Solvberg.