Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Un governo di ottimati per tenere fuori i barbari?

Un governo di ottimati per tenere fuori i barbari?

di Pietrangelo Buttafuoco - 22/08/2019

Un governo di ottimati per tenere fuori i barbari?

Fonte: formiche

L'intellettuale siciliano a Formiche.net: "Salvini ha messo in campo l'unica destra egemone, il M5S catturato dalle lusinghe del potere"

La crisi di governo? Qualcuno ha voluto trasformare in statisti questi ragazzi che fino a poche ore fa venivano trattati come dementi. Ecco le mosse delle elites italiane spiegate da Pietrangelo Buttafuoco, che racconta a Formiche.net la destra egemone e viva oggi in Italia: quella di Salvini-Don Camillo che ha l’ha messa in moto “nei suoi modi ruspanti”.

Come mai il patto tra politicamente scorretti è saltato?

Alla luce di quello che abbiamo saputo è saltato perché non hanno saputo reggere la forte tensione che la loro stessa presenza determinava nel sistema. Loro erano al governo ma non sono mai stati il potere e staccandosi inevitabilmente, sia gli uni che gli altri, vanno ad essere catturati dalle lusinghe del potere. Il mostro in assoluto osteggiato dal potere è Salvini.

Perché?

Tutti quelli che sino a ieri erano visti come dementi, compreso lo stesso premier sfottuto a sangue per curriculum e linguaggio, adesso sono diventati statisti. Conte viene visto come il nuovo De Gasperi, ma si sorvola sui suoi congiuntivi e sulla teca di San Gennaro di Di Maio. Elementi che fanno sì che il M5S, liberato dall’abbraccio coi cattivi della Lega, sia diventato accettabile nei piani alti.

Ha scritto che senza più Matteo Salvini al Governo, i vip come Fiorella Mannoia, Richard Gere, Roberto Saviano e Heather Parisi, trionfano di propria scienza.

Con Salvini e molto peggio rispetto a Berlusconi. Intanto perché il Cav era un uomo profondamente ricco e quindi un argomento forte del sistema e del potere. Poi Salvini li fa andare di matto, molto più di quanto facesse Berlusconi, perché è imprendibile da altri punti di vista. Come il discorso dei 49 milioni: tutti sanno che non dipendono dalla sua gestione. Inoltre il suo blocco sociale di riferimento viene epitetato come composto da brutti, sporchi e cattivi: ma sono pur sempre i titolari di una gestione amministrativa che si riferisce all’ala più importante della Nazione, ovvero la fetta più sostanziosa del pil dove il più scalcagnato è il governatore delle maggiori regioni italiane.

È davvero solo una questione di coraggio, come ha detto il premier al ministro Salvini?

Se Berlusconi era un caso isolato, Salvini invece è nell’onda di un capitolo internazionale molto impegnativo: l’avvento del populismo che sfascia i vecchi sistemi di potere. È accaduto negli Usa e ora sta per accadere in Gran Bretagna, quello che è il cuore centrale dell’identità europea. Salvini tocca le corde più sensibili dell’identità italiana, non ultimo il fatto che eredita quella che era stata prerogativa dei trinariciuti mangiabambini comunisti. La Chiesa che invoca la scomunica per loro, adesso si esercita contro di lui quotidianamente.

Chi sono i nemici di Salvini?

Gli altolocati, i garantiti, gli elitari, i scintillanti che determinano nel cittadino medio un processo di identificazione. Chi non si sente all’altezza della stessa morale ed etica di un Saviano o di una Mannoia che si esercitano nella recriminazione, automaticamente si identifica nel cane bastonato. Anche tutta la sua estetica è popolare e riconduce la dinamica politica ad un unico inevitabile dualismo: da un lato l’elite e dall’altro il popolo.

Il tratto somatico di essere l’uomo delle piazze è emerso anche dal suo discorso in Senato?

Siamo giunti in una nuova fase politica con urne piene e governo niente. L’unica arma che hanno per difendersi da questo insorgere delle masse è il parlamentarismo che non ha la maggioranza ma ha i meccanismi tali per fronteggiare questo spettro marxiano. Dobbiamo considerare questi eventi alla luce delle svolte epocali della storia. Siamo passati dalla fase in cui era urgente individuare i movimenti delle masse, alla mobilitazione delle masse stesse che hanno accompagnato il percorso del ‘900, arrivando ad oggi alla rivoluzione digitale in cui ogni singolo atomo e ogni singolo individuo ha trovato la sua identità. E, forte di quella identità, rivendica una voce che fino a quel momento non ha potuto avere.

Per quali ragioni?

In passato avevamo la cosiddetta maggioranza silenziosa, adesso invece siamo nella fase in cui quella maggioranza ha trovato un orizzonte, una casa e una voce. E si fa sentire come accaduto in Usa, in Gran Bretagna e in Francia dove si vuole impedire alla maggioranza di avere una voce politica. In pratica è lo scenario in cui ci avventuriamo nelle prossime ore, grazie ad un governo minoritario di ottimati che terrà fuori i barbari.

Nell’appello del Foglio per una destra non truce, e quindi anti salviniana, cosa vede?

È il gioco di sempre, quello di sognarsi una destra a propria immagine e somiglianza: lo ha fatto la sinistra perché è il modo più immediato per poterla dominare. Il fonte battesimale della legittimità culturale e sociale lo ha sempre avuto la sinistra e lo esercita, a maggior ragione in questa fase, immaginandosi un interlocutore che non proceda in rivoluzioni che siano tali, ma solo in pranzi di gala. Questo dibattito è totalmente in malafede. Tanto è vero che ciò che stiamo vivendo in questi frangenti non è altro che il capovolgimento rispetto a quello che doveva essere un parlamento da aprire come una scatoletta di tonno.

Ovvero?

Vedere questi ragazzi che sono stati trattati come dementi fino a qualche minuto fa trasformati in grandi statisti: questa l’operazione vera ed è servita di volta in varie occasioni passate. Quale è stato l’argomento con cui hanno fatto montare la testa a Fini? Gli dicevano che solo lui, e non Berlusconi, rappresentava una destra presentabile. E quella destra iniziò a parlare la lingua della sinistra avendo spazio sulle prime pagine dei giornali ma non potendo dare voce al paese reale. Per cui la destra egemone in Italia paradossalmente è quella che adesso ha messo in moto nei suoi modi ruspanti Salvini, quando ad esempio si stacca da Papa Francesco e si radica nel santo in assoluto più italiano perché non è sugli altari: don Camillo.