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Presunti talebani

di Maso Notarianni - 02/11/2006

Bambini ustionati dalle bombe Nato. Le loro facce sfigurate sono il volto della guerra
Lashkargah, 31 ottobre 2006. Non so come si chiamino, non so nemmeno quanti anni abbiano. Non erano molto in condizione di dirlo. Sono cinque "presunti talebani" arrivati questa sera nell'ospedale di Emergency a Lashkargah, nel sud dell'Afghanistan. Sono arrivati dall'area di Kajaki, nella zona orientale della provincia di Helmand, dopo un viaggio di ore nel deserto e nella polvere. Ma sono arrivati, e per questo già sono stati fortunati.
 
Piccola vittima delle bombe Nato (© M.Notarianni/PeaceReporter) L'uomo che li ha accompagnati fin qui ci ha raccontato che le bombe hanno cominciato a cadere sul loro villaggio lunedì sera. E ancora e ancora bombe, ininterrottamente, fino a martedì mattina. Due dei cinque "presunti talebani" (o talebani, quando si fa in tempo a camuffarli) sono figli suoi.
Gli altri tre sono bambine kuchi, i nomadi dell'Afghanistan. Sono arrivate accompagnate dalla sorella più grande. Ma nemmeno lei ha le parole per dire i loro nomi e la loro età. Non ha parole più nemmeno per urlare la sua rabbia verso il destino, la sorte, magari dio, o magari verso quei mostri di metallo che sorvolano l'Afghanistan lasciando cadere ordigni che spianano case, villaggi e vite umane nel nome della santa guerra al terrorismo, quella che George W. Bush dice di portare avanti per conto di dio.
Non un gemito, mentre le pinzette sfogliano via la pelle bruciata dal loro corpo. Non un lamento. Solo gli occhi vagano da una faccia all'altra degli infermieri e dei medici che li circondano accudendoli con quanta più delicatezza è possibile.

l'area colpita dai bombardamenti Isaf Dalla redazione di PeaceReporter, a Milano, mi dicono che nel nostro civile mondo non ci sono ancora notizie di questo bombardamento. Come probabilmente non ce ne saranno nemmeno domani. Ogni giorno arrivano "presunti talebani" negli ospedali di Emergency da paesi e da villaggi anche lontanissimi di cui nessuno sa nulla. I cui morti non vengono contati. E che non hanno nemmeno l'onore di ricevere le scuse della Nato.
"Incidenti", anche loro. Criminalmente nascosti dal grande circo dell'informazione che spedisce i suoi inviati sulle tracce di questo o quell'occidentale scomparso ma non si degna di fare tre passi o semplicemente voltare lo sguardo per raccontare quello che succede ogni giorno in Afghanistan:  decine, centinaia di bambini come questi che vengono bruciati vivi dal nostro umanitario intervento.