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Le emergenze ambientali più ignorate delle guerre

di Jeffrey Sachs - 02/11/2006

 
Il sistema politico globale non è preparato ad affrontare le vere sfide del mondo di oggi. La crescita economica e l'aumento della popolazione esercitano pressioni senza precedenti sull'ambiente e sui nostri sistemi sociali.Ma i governi non sono in grado di rispondere a queste sollecitazioni e crisi essenzialmente ecologiche vengono gestite con vecchi strumenti bellici e diplomatici.

Consideriamo, per esempio, la situazione del Darfur, in Sudan. Un conflitto spaventoso che viene affrontato con minacce militari, sanzioni e il tradizionale linguaggio della guerra e del peacekeeping.
Ma la vera origine del conflitto è l'estrema povertà della regione, resa ancor più disastrosa sin dagli anni 80 da una siccità che continua ancora oggi. I cambiamenti strutturali del clima stanno causando una diminuzione delle precipitazioni non solo in Sudan ma in una larga fascia dell'Africa a sud del Sahara, un'area in cui lavita dipende dalla piogge e la siccità porta la morte.
Ma nessuno ha pensato di combattere la crisi del Darfur dalla prospettiva di uno sviluppo a lungo termine piuttosto che da quella bellica. La regione ha bisogno di una strategia idrica, non militare: sette milioni di persone non potranno sopravvivere senza un approccio nuovo che dia loro la possibilità di irrigare i raccolti e abbeverare gli animali. Invece,tutte le discussioni all'Onu sono incentrate su sanzioni e interventi militari.

La mancanza di acqua sta diventando un ostacolo allo sviluppo economico in molte parti del globo.La crisi idrica di Gaza è una delle cause fondamentali dei problemi palestinesi e delle tensioni con Israele.Eppure,miliardi di dollari vengono spesi per gli armamenti nella regione e niente per risolvere la crisi dell'acqua.
Anche Cina e India dovranno fronteggiare una crescente scarsità d'acqua nei prossimi anni, con conseguenze potenzialmente disastrose. Il decollo economico dei due giganti asiatici iniziò 40 anni fa con il potenziamento dell'agricoltura e la fine della fame cronica. E allo sviluppo agricolo contribuì lo scavo di milioni di pozzi per sfruttare le acque sotterranee per l'irrigazione. Oggi il livello del falde si sta abbassando a un ritmo allarmante, e si estrae molta più acqua di quanta non sia reimmessa dalle piogge. I mutamenti del clima stanno sconvolgendo non solo le precipitazioni ma anche la portata dei fiumi dato che i ghiacciai, che forniscono gran parte dell'acqua per i campi e per gli usi domestici,stanno rapidamente riducendosi a causa del riscaldamento globale. La neve sulle montagne si scioglie sempre più presto in primavera, e sempre meno acqua nei fiumi è disponibile per la stagione estiva dei raccolti. Tutti cambiamenti che esporranno Cina e India a crisi idriche sempre più gravi in futuro.
Anche gli Stati Uniti sono a rischio.Gli stati del midwest e del sud sono stati colpiti da una prolungata siccità che è con ogni probabilità un altro effetto del riscaldamento della Terra, e i grandi stati agricoli devono sfruttare sempre più in profondità falde acquifere ormai in progressivo esaurimento.
Così come le pressioni sull'offerta di petrolio e gas hanno provocato i rincari dei combustibili,gli stress ambientali rischiano di far salire i prezzi dell'acqua e delle risorse alimentari in molti Paesi. Quest'anno caldo, siccità e altri shock climatici in Usa, Europa e Australia hanno già spinto i prezzi del frumento ai livelli più alti da decenni.Le pressioni ambientali stanno perciò erodendo redditi e standard di vita in tutto il mondo.
Crescita della popolazione e dell'economia, riscaldamento dell'atmosfera, siccità, tifoni, El Niño, scarsità d'acqua, estinzioni animali e vegetali, e via dicendo: le questioni ambientali saranno le sfide strategiche del XXI secolo. Ma non ve n'è quasi traccia nei programmi dei Governi. Coloro che ragionano di carestie e crisi ambientali sono considerati confusi «moralisti», a differenza dei «realisti » che discutono di guerra e pace. Un nonsenso, perché i cosiddetti realisti in realtà non percepiscono le vere cause delle crisi globali.

Nei nostri Governi dovrebbe sempre esserci un ministero dello sviluppo sostenibile, dedicato alle interazioni tra cambiamenti ambientali e benessere delle popolazioni.
Da soli, i ministri agricoli non possono gestire i problemi di carenza d'acqua degli agricoltori; quelli sanitari non riescono a combattere il diffondersi di epidemie infettive causato dall'effetto serra; quelli dell'ambiente non sono in grado di affrontare le pressioni su oceani e foreste o le conseguenze di eventi climatici violenti come l'uragano Katrina del 2005 o il tifone Saomai di quest'anno,il peggiore in Cina da molti decenni.A un nuovo,più efficace ministero dovrebbe essere affidato il coordinamento delle iniziative riguardanti le grandi crisi dell'ecosistema.
A livello globale, tutti i Governi dovrebbero rendersi conto che i trattati firmati negli ultimi anni su clima, ambiente, biodiversità sono importanti per la sicurezza mondiale almeno tanto quanto le zone di guerra e i budget militari. Concentrandosi sulle questioni di fondo poste dallo sviluppo sostenibile, le autorità politiche potranno risolvere le crisi in corso (come il Darfur)e prevenire quelle future.

Jeffrey Sachs
Columbia University