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Il falso dossier Niger

di Maria Lina Veca - 02/11/2005

Fonte: italiasociale.org

"C'è silenzio generale - ironizza Falco Accame, già presidente della
Commissione Difesa della Camera - sulla "pistola fumante" fornita dai
servizi segreti italiani.non si ode uno squillo di tromba, né a
destra né a sinistra, evidentemente entrambe "colonizzate" dai
servizi segreti."

Accame si riferisce al dossier che Tony Blair fece pubblicare nel
settembre del 2002, dal quale emergeva l'informazione che "l'Iraq
stava cercando di ottenere significative quantità di uranio
dall'Africa".
L'informazione si basava su un presunto scambio di lettere fra
funzionari del Niger e iraqeni, e, ad ottenere questi documenti,
sarebbero stati i servizi segreti italiani. In realtà si scoprì poi
che si trattava di una gigantesca "bufala": lo rivelò
l'International Atomic Energy Agency, che, presa visione dei
documenti, li dichiarò falsi nel giro di ventiquattro ore.

La notizia rimbalzò poi sul "Los Angeles Times": erano stati gli 007
italiani ad "inventare" l'acquisto di uranio "comprato" dall'Iraq in
Niger. E "The Independent" titolava: "Is Niger the smoking gun?" Si
trattava di un falso documento per consolidare i sospetti espressi
dalla CIA fin dal 2001, secondo i quali l'Iraq avrebbe acquistato
uranio dal Niger per dare nuovo slancio al programma di rilancio
nucleare. Un documento citato anche da Bush, passato attraverso i
servizi segreti americani e britannici, trasmesso poi agli ispettori
delle Nazioni Unite.

Ma il 7 marzo arrivava il colpo di scena: erano sbagliati i nomi dei
funzionari governativi coinvolti nell'affare, il documento si
sgonfiava fino ad assumere le proporzioni di una colossale "bufala".
Addirittura un funzionario citato nelle lettere non era più al suo
posto da vent'anni.

Il "Los Angeles Times" scrive: "Non insinuiamo che l'Italia lo abbia
prodotto, ma è concepibile che qualche imbroglione glielo abbia
venduto". Ma qualcuno ha chiesto al governo italiano chi è questo
"imbroglione"? Forse il mondo sarebbe interessato a conoscerlo.

Il Senatore democratico del West Virginia, John Rockfeller, ha
chiesto all'F.B.I. di avviare un'inchiesta per verificare se il
falso possa essere "parte di una campagna più ampia di inganno,
finalizzata a manipolare l'opinione pubblica e la politica estera
verso l'Iraq.
Vengono in mente i cilindri di alluminio, citati dal vicepresidente
Cheney come prova della ripresa dei programmi nucleari, e poi
smentiti da El Baradei". La clamorosa "bugia" che sarebbe stata
prodotta dai nostri 007 è stata riportata su "La Stampa" del 16
marzo, e ha destato scalpore internazionale, costringendo a pesanti
rettifiche gli stessi Stati Uniti. Il documento, è superfluo
sottolinearlo, getta forte discredito sulla credibilità dell'Italia,
tanto da chiedersi se non si ritenga opportuno disporre la
sostituzione dei responsabili dei nostri Servizi Segreti che hanno
operato questa "bufala".

Se l'acquisto di uranio da parte dell'Iraq si configura ormai come
una "bugia di Pinocchio", quello che invece è indiscutibilmente vero
è che "munizioni contenenti uranio impoverito fanno parte
dell'arsenale bellico inviato nel Golfo per realizzare la guerra
contro l'Iraq": lo ha confermato il Ministero della Difesa
britannico, rendendo pubblica la risposta del Segretario di Stato
alle Forze Armate Adam Ingram all'interrrogazione del deputato
laburista Llew Smith. Evidentemente vengono ritenuti "ininfluenti" i
decessi di soldati, dopo la guerra del Golfo nel 1991, che, soltanto
in Gran Bretagna, hanno raggiunto il numero di 560. Un "effetto
collaterale" anche il fatto che l'uso di questo tipo di munizioni
sia causa di morte, di perdita di peso, di sindrome di fatica
cronica, di melanomi, ecc., per migliaia di veterani britannici,
american, canadesi, francesi, italiani. Senza considerare i civili.

In Italia continua intanto la pressione da parte dell'Associazione a
tutela delle vittime delle forze armate, presieduta da Falco Accame,
per spezzare il muro di gomma del silenzio, delle bugie, delle
omissioni, dell'omertà, che circonda il problema uranio impoverito
nel nostro Paese. Accame ha scritto recentemente una
ulteriore "lettera aperta" al Prof. Franco Mandelli, firmatario
delle relazioni che avrebbero dovuto scrivere la parola definitiva
sulla pericolosità del D.U. Ricordando che gli ammalati sono,
soltanto in Italia, fra i 100 e i 200, e che i morti sono ormai una
ventina, Falco Accame scrive: ".dalla sua ultima relazione è emerso
un altissimo tasso di linfomi di Hodgkin, che supera di gran lunga
ogni previsione.dalle indagini, inoltre, sono rimaste escluse le
operazioni in Somalia e quelle nei poligoni, perchè non incluse nel
mandato da lei ricevuto.In Bosnia i nostri reparti hanno operato
senza protezione. In Kosovo, dopo il 22 novembre 1999, data in
cui vennero emanate le norme di protezione della KFOR a firma del
Col. Osvaldo Bizzari, i nostri reparti dovevano adottare le misure di
protezione. E' inaccettabile che nelle relazioni non si faccia una
distinzione tra le persone che hanno operato in Bosnia e quelle che
hanno operato in Kosovo perchè si tratta di due situazioni
assolutamente non omogenee. Le indagini della sua commissione, a
quanto ho potuto capire, dovevano mettere in evidenza in quale
percentuale MILITARI CHE OPERAVANO SENZA PROTEZIONE siano stati
possibilmente contaminate. Nelle tre relazioni si è continuato a
mischiare due gruppi disomogenei, mentre il compito era quello di
considerare solo il  gruppo dei militari NON PROTETTI. Altrimenti
sarebbe come dire che le protezioni sono inutili e che chi le ha
emanate è privo di comprendonio. Su questa questione metodologica,
che è a monte di problematiche mediche, le parlo come già Capo del
Gruppo di Ricerca Operativa delle Forze Armate Italiane, e quindi
munito di sufficiente esperienza in materia, ma onestamente mi
sembra che ad inquadrare questo problema siano bastanti minimali
cognizioni di matematica e statistica."

Mentre aspettiamo di vedere se questa volta il Prof. Mandelli
troverà il tempo di rispondere all'ennesima contestazione (motivata e
scientificamente basata) dell'On. Falco Accame, ricordiamo che, per
quanto riguarda la Bosnia, recentemente gli esperti del Programma per
l'Ambiente delle Nazioni Unite hanno annunciato di aver rinvenuto
tracce di radioattività in località bombardate con proiettili
all'uranio impoverito da parte della Nato nel 1995.

In quell'occasione Falco Accame era intervenuto di nuovo nella
infinita "querelle" sulla tutela della salute dei nostri soldati - e
delle popolazioni civili - con un comunicato nel quale scriveva: "
La recente indagine degli esperti del programma per l'ambiente delle
Nazioni Unite in Bosnia ha confermato - a distanza di ben sette
anni - la presenza di uranio impoverito in alcune località soggette
ai bombardamenti della Nato".

Ricordiamo che durante la campagna di bombardamenti aerei contro le
postazioni serbo bosniache nel 1995, la Nato ha utilizzato quintali
di bombe contenenti uranio impoverito capaci di penetrare le corazze
dei carri armati e dei mezzi blindati. Sappiamo che le schegge di
queste bombe contaminano il suolo aumentando di circa 100 volte il
livello di radioattività dell'acqua potabile.

Dice Accame: "Questo ripropone per le truppe che sono state e saranno
inviate in Afghanistan e in Iraq, o in altre zone in cui si ritiene
prevedibile l'impiego di armi al Depleted Uranium, la questione se i
nostri reparti NBC (nucleare, batteriologico, chimico) siano in
grado di localizzare le zone colpite e i conseguenti rischi. In
Bosnia, nonostante la massiccia presenza di uranio impoverito (tale
da risultare presente anche oggi, dopo sette anni) i nostri reparti
NBC non furono in grado di rilevare tale presenza, tanto che i
nostri reparti operarono senza alcuna misura di protezione. Eppure
l'uranio impoverito era stato usato nella Guerra del Golfo e in
Somalia, e fin dall'ottobre 1983 i comandi USA avevano emanato norme
di protezione." La presenza di uranio era stata tanto massiccia che,
a fronte dell'ostinata cecità della nostra Commissione Mandelli, la
Commissione nominata dal Parlamento francese si era pronunciata in
modo molto chiaro sul munizionamento all'uranio impoverito
utilizzato dalle forze NATO nei Balcani: " Sono stati sparati 10.800
proiettili all'uranio impoverito attorno a Sarajevo, nella
cosiddetta zona d'esclusione" e, quanto alle operazioni in
Kosovo "l'aviazione statunitense lanciò 31.000 proiettili all'uranio
impoverito, soprattutto sul sud del Kosovo".

"Le armi all'uranio impoverito - dice ancora Falco Accame - che gli
Stati Uniti hanno deciso di usare nel prossimo attacco all'Iraq,
possono considerarsi come ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA, perchè i
loro effetti si prolungano indefinitamente nel tempo sul terreno,
così come i recenti rilievi effettuati dall'UNEP nel territorio
della ex Jugoslavia confermano. Tutti i paesi che hanno ricevuto
danni, non solo ecologici, ma anche relativi a persone (ammalati e
morti tra civili e militari, bambini nati con deformazioni
genetiche) dovrebbero sentire la gravità di quanto sta accadendo.
Certamente i militari USA, con le tute spaziali che indossano, sono
protetti dalle radiazioni e non si ripeterà per loro quanto accaduto
ai veterani della guerra del Golfo. Ma il suolo iraqeno e i civili
(e i militari) iraqeni non hanno mezzi per proteggersi".

Tornando ai nostri 007 e alla "bufala" del Niger, Blair e il suo
ministro degli Esteri, Jack Straw, si sono difesi, insistendo nel
dire che, oltre ai falsi documenti sull'acquisto di uranio da parte
dell'Iraq, avevano però altre "multiple" fonti di informazione.
Ovviamente, "multiple", ma non identificate e non dettagliate, come
persino la Casa Bianca ha dovuto ammettere.