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La lunga marcia della Cina: i ricchi non hanno più timore ad esporsi

di redazionale - 05/11/2006

 


Zhang Yue fabbrica condizionatori e si vanta di essere il contribuente privato numero uno del Paese Compra mini jet Falcon e invita i suoi colleghi a cene dove scorrono a fiumi vini francesi Una bottiglia costa un mese di salario medio


In fondo è giusto, ed è in linea con lo spirito rivoluzionario del fondatore della Cina moderna, Mao Zedong. Da qui, Changsha, capoluogo della caldissima provincia dello Hunan, Mao - che nacque da queste parti - negli anni ’20 iniziò la sua lunga marcia politica che trasformò la Cina. E qui, forse con la stessa voglia di cambiamento, si è mosso nei giorni scorsi il neo milionario Zhang Yue, quando ha invitato un gruppo di suoi colleghi ricconi per una festa che sembra stravagante se vista attraverso la lente delle bandiere rosse sventolanti su ogni pennone. Zhang è presidente e amministratore delegato della Broad, la più grande industria privata di condizionatori della Cina, con un patrimonio stimato in 250 milioni di dollari. La Broad, pur con le sue ambizioni, è ben al di sotto del fatturato del gigante del settore dei condizionatori d’aria, la Haier, che nasce e cresce nella provincia costiera e ricca dello Shandong. Ma Zhang scrive nelle sue presentazioni ufficiali di essere stato nel 2002 e nel 2003, rispettivamente il primo e secondo contribuente privato della Cina. Quindi al di là di «Forbes», che quest’anno lo mette solo al 47simo posto nella classifica dei ricconi cinesi, lui è ufficialmente, in pratica, quasi l’uomo più ricco del Paese. Zhang quindi oggi può usare i suoi nuovi soldi per soddisfare il suo hobby per il volo, e si è comprato due minijet Falcon e un elicottero, quando intorno la gente va ancora in bicicletta. E recentemente ha invitato per una serata una trentina di suoi «colleghi»: una festa con vini, purtroppo, solo francesi. Ogni bottiglia vale più di un mese di stipendio medio. Si tratta di differenze enormi con i cinesi normali. La «società armoniosa», nuovo motto della Cina di oggi, del resto non significa il ritorno al comunismo e la confisca dei beni dei ricchi, ma solo maggiore attenzione per i nuovi poveri. Però la regola numero uno dei danarosi cinesi di solito è quella di tenere la testa bassa, nascondersi, sfuggire alle fotografie e ai giornalisti, e anche quando per sbaglio si finisce nella lista dei milionari, occorre scrivere lettere alla rivista che l’ha pubblicata, smentire, e chiedere di venire depennati dalla classifica, perché dalla celebrità non possono che venire guai. L’unica pubblicità che viene riconosciuta come positiva assomiglia a quella che Zhang esibisce sul sito Internet della sua azienda: è una foto che lo mostra a passeggio tra i suoi capannoni con il premier Wen Jiabao in un evento del 13 agosto 2005. Wen così benedice l’imprenditore privato che porta ricchezza alla sua provincia, lo Hunan, una di quelle arretrate, lontana dalla costa dove si concentra lo sviluppo. E benedice l’uomo che si è fatto da solo inventando, insieme al fratello, un sistema di raffreddamento dell’aria che non usa l’elettricità e invece si basa sullo sfruttamento delle proprietà del bromuro di litio. In più si tratta di una tecnologia verde, da incoraggiare in tempi di inquinamento a rotta di collo. Ma per chi ha i soldi in Cina i rischi oggi non vengono solo dal vecchio ufficio delle tasse. Storie tremende passano di bocca in bocca e ogni tanto affiorano anche sui giornali. Sono storie di ricchi rapiti per estorcere un riscatto e poi ammazzati per evitare l’identificazione, sono storie di gente che ha cominciato a vivere circondata da guardie del corpo in ville fortificate. I ricchi si sentono assediati non tanto nelle grandi città evolute della costa, dove il benessere è più distribuito e cresce, giorno dopo giorno, la nuova aggressiva classe media. L’assedio si stringe all’interno del Paese, dove la classe media è più sottile, dove le differenze tra ricchi e poveri sono più nette, dove un milione di dollari compra anche dieci volte quello che può comprare a Pechino. Ed è qui che oggi forse lo spirito rivoluzionario, quasi maoista nell’amore per il rischio, ribalta però i valori del passato comunista, e si trasforma in desiderio di fare impresa, di essere ricchi. E di mettere in mostra la propria fortuna. Zhang Yue è oggi uno dei cinesi più ricchi