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Autostrade. Benetton bussa a quattrini

di Andrea Angelini - 07/11/2006


Schemaventotto, la società dei Benetton che controlla Autostrade e che nel nuovo gruppo Abertis-Autostrade dovrebbe controllare una quota del 24,9%, intende chiedere i danni ad Anas e al Governo per il varo dell’articolo 12 del DL collegato alla Finanziaria in materia di concessioni autostradali e per lo stop posto alla fusione. Il consiglio di amministrazione della società deciderà il 5 dicembre se far partire l’azione risarcitoria.
Secondo Benetton infatti, il suddetto articolo 12 implica di fatto “l’annullamento dei rapporti concessori stabiliti nel 1997 e con durata fino al 2038, che sono stati alla base della privatizzazione di Autostrade” ed “impedisce a Schemaventotto, che ha acquisito il controllo di Autostrade e le prerogative connesse, la gestione della concessionaria attraverso la designazione di amministratori espressione delle prerogative dell’azionista di maggioranza”.
E questo danneggia Autostrade e i suoi azionisti; danneggia i portatori di obbligazioni di Autostrade; danneggia il mercato mobiliare nazionale e internazionale; danneggia il Paese perché allontana o riduce iniziative di investimento; e danneggia ancora il Paese “perché su di esso graveranno le conseguenze risarcitorie determinate da un atto avente forza di legge contrastante con la Costituzione e con il Trattato istitutivo della Cee”.
Oltretutto l’articolo 12 “disincentiva ogni efficienza, premiando la remunerazione degli extra-costi operativi e d’investimento, e rende impossibile il finanziamento a lungo termine delle opere di ammodernamento della rete autostradale, non essendo più ragionevolmente prevedibili i flussi di cassa futuri. Ne consegue – è la conclusione dei Benetton - una surrettizia ristatalizzazione di una società privatizzata, con pregiudizio dei diritti acquisiti da Schemaventotto e dal mercato”.

La Commissione giudica l’Italia
Proprio ieri è giunta all’Antitrust europeo, guidato Neelie Kroes, la risposta del governo italiano sul caso Autostrade-Abertis. Nelle scorse settimane Kroes in un’analisi preliminare, aveva aperto una procedura di infrazione accusando il governo di violazione dell’art. 21 del Regolamento Ue sulle concentrazioni per aver bloccato l’operazione di fusione tra il gruppo italiano e quello spagnolo ed aveva dato a Roma 10 giorni di tempo di tempo per difendersi in modo convincente. Ora si aspetta di vedere se i chiarimenti italiani abbiano soddisfatto o meno Kroes che avrà martedì prossimo 7 novembre un incontro con Antonio Di Pietro. Il ministro delle Infrastrutture dovrà rispondere alle contestazioni della Commissione Ue che in virtù dell’articolo 21 rivendica la “competenza esclusiva” nella valutazione delle operazioni di dimensione comunitaria.
Una opposizione quella del governo italiano peraltro rientrata dopo che Prodi ha incontrato Zapatero ed, operando un autentico voltafaccia ha dichiarato che la fusione tra i due gruppi può andare avanti e che il governo non ha più nulla da obiettare in merito ad un’operazione che porterà la società concessionaria italiana sotto il controllo degli spagnoli. Anzi l’Italia si è ulteriormente mostrato europeista cancellando la norma che fissava ad un tetto del 5% la presenza di società costruttrici nel capitale delle concessionarie. Una norma che, così come era congegnata, avrebbe impedito l’arrivo nel nuovo gruppo, con una quota del 12,5%, del costruttore Florentino Perez, azionista di riferimento di Abertis e presidente del Real Madrid.