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Ultimo azzardo degli scienziati inglesi: l’embrione uomo-bovino

di Elisabetta Del Soldato - 08/11/2006

Un gruppo di scienziati ha chiesto il permesso all’Autorità per la fertilizzazione artificiale

 

I ricercatori: ci potrebbe servire per studiare malattie E gli ovuli umani mancano...
La bioeticista Quintavalle: è una cosa ripugnante

 

Un gruppo di scienziati britannici ha richiesto il permesso all'autorità competente nel campo della fecondazione artificiale ed embriologia, la Hfea, di creare embrioni usando materiale genetico umano e bovino. I ricercatori delle università di Newcastle e di Londra vorrebbero ora una licenza della validità di tre anni per portare avanti i loro esperimenti. L'embrione-chimera verrebbe realizzato unendo cellule umane e ovuli di bovini e, sottolineano gli scienziati, «sarà usato nella ricerca sulle cellule staminali volta a curare malattie come il morbo di Parkinson, quello di Alzheimer e l'ictus». Ma secondo i critici, il progetto è immorale, potenzialmente pericoloso e per niente sicuro. Lo stesso professore Lyam Armstrong, lo scienziato che guida il team di Newcastle, ha confessato che «al momento non sappiamo se il processo di nuclear transfer funziona abbastanza bene sugli umani da poter creare cellule embrionali staminali utili». Per capire questo, ha continuato, bisogna fare ancora molti test. E c'è di più. Non è certo infatti che la richiesta avanzata dagli scienziati all'autorità del settore sia legittima. Alcuni esperti sostengono che gli ibribi, proprio perché non sono umani al 100 per cento, non rientrano all'interno della legge in cui l'autorità è stata stabilita. Nel 2000 Sir Liam Donaldson, la più alta carica dell'associazione dei medici, suggerì che la fusione di cellule umane adulte con gli ovuli di specie animali non deve essere permessa. Un suggerimento che fu accettato dal governo il quale promise di varare una legislazione al riguardo, cosa che però non ha ancora fatto. Josephine Quintavalle, direttrice del gruppo «Comment on Reproductive Ethics», ha affermato: «È una cosa ripugnante. È il tipo di scienza più folle che si possa immaginare. C'è un sentimento umano fondamentale per il quale umani e animali non si mescolano in questi ambiti». Anche Calum McKellar, dello «Scottish Council on Human Bioethics», è d'accordo: «Nella storia umana - ha det to ieri - specie umane e animali sono state sempre separate». Ma il problema, sostengono i ricercatori, è la carenza di ovuli umani al fine di esperimenti. «Ecco perché ci troviamo costretti a usare ovuli bovini», ha sottolineato ieri il professor Armstrong. Se le autorità decideranno di garantire la licenza, ha continuato «saremo in grado di produrre un embrione che sarà composto da materiale geneticamente umano al 99.9 per cento e animale allo 0.1». Inizialmente verranno usati ovuli di mucca: dagli embrioni si spera di ottenere un tessuto umano geneticamente compatibile con quello del malato che ha fornito le staminali. Il nucleo dell'ovulo del bovino verrà svuotato, come accade nei processi di clonazione, e sostituito con quello di una cellula umana. L'embrione verrà quindi fatto sviluppare fino a raggiungere lo stadio di blastocisti. Dopo sei giorni, gli scienziati estrarranno le staminali dall'embrione e questo verrà distrutto entro 14 giorni dalla creazione.