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Elezioni Usa. Non cambia proprio nulla

di Paolo Emiliani - 08/11/2006


Questa mattina alle 7 ora italiana si è chiuso negli Usa l’ultimo seggio per le elezioni di metà mandato.
Un test importante per Bush in un momento in cui la sua popolarità è bassissima (al 35% secondo un’indagine Cnn); un’opportunità imperdibile per i democratici che potrebbero riconquistare il controllo del Congresso dopo 12 anni. Si rinnovano infatti tutti i 435 seggi della camera dei Rappresentanti (attualmente 232 sono occupati da repubblicani, di cui due vacanti, 202 da democratici e uno da un indipendente che spesso vota con i democratici). Si vota poi anche per 33 senatori su 100. Attualmente in Senato ci sono 55 repubblicani, 44 democratici e un indipendente il più delle volte schierato con i democratici. Ed ancora vengono eletti i governatori di 36 Stati tra i quali la California, New York e la Florida. Infine si è votato (37 Stati) per decine di referendum sugli argomenti più disparati.
La consultazione ha però travalicato ogni altro aspetto assumendo il significato di un vero e proprio referendum sulla presidenza Bush.
In ogni caso cambierà poco nella politica mondialista degli Usa. Falchi e colombe sono in America una diversificazione esteriore di una stessa specie, sempre rapace, e solo gli stupidi possono credere che un parlamento o un presidente “progressista” possano cambiare le cose.
La sinistra nostrana si innamorò di Clinton, ma poi ha altrettanto fedelmente servito Bush, come è dovuto ad un fiduciario coloniale.
Semmai diverte il fatto che chi fa le guerre per esportare democrazia elettorale si deve poi preoccupare della regolarità del voto in casa propria. Dopo il caos delle presidenziali del 2000 molti Stati americani hanno introdotto regole più severe per l’identificazione degli elettori. Negli Usa il passaporto non è molto diffuso e la carta di identità non esiste. Il documento più usato è quindi la patente di guida ma non tutti gli americani guidano, soprattutto i più poveri e gli emarginati. C’è poi la questione dei macchinari elettronici installati in diversi Stati, già contestati un po’ da tutti. In questa confusione potrebbero aumentare a dismisura i voti assegnati in via provvisoria, la cui legittimità sarà decisa in un secondo momento. Nelle presidenziali del 2004 furono quasi due milioni.
Forse sarebbe stato il caso di mandare negli Usa degli osservatori internazionali, magari iraniani, iracheni o palestinesi. Ed anche cominciare a pensare a qualche sanzione, finché gli Usa non diventeranno... democratici.