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La democrazia vivente della Terra*

di Vandana Shiva - 12/11/2006


L'umanita' sembra precipitare in caduta libera verso il disastro totale. La
distruzione strisciante e' militare, politica, culturale, economica ed
ecologica. La biodiversita', le risorse idriche, e gli ecosistemi subiscono
l'attacco predatorio di un'economia globale che non conosce limiti nello
sfruttamento delle ricchezze naturali e nell'uso della violenza e della
coercizione per impossessarsi di risorse delle comunita'.
Credo che la democrazia rappresentativa sia stata privata della democrazia
economica, che ne e' il fondamento, e pertanto le decisioni sono state
trasferite dai singoli paesi alle istituzioni globali come Banca mondiale,
Fondo monetario internazionale (Fmi) e Organizzazione mondiale del commercio
(Wto), e ai consigli di amministrazione delle multinazionali.
Nei due precedenti decenni, sono stata testimone del fatto che i conflitti
per lo sviluppo e quelli per le risorse naturali sono diventati conflitti
abituali culminanti nell'estremismo e nel terrorismo. La lezione che ho
tratto dal crescere di diverse espressioni del fondamentalismo e del
terrorismo e' la seguente: i sistemi economici non democratici, che
centralizzano il controllo sul processo decisionale e sulle risorse e che
privano la gente di un'occupazione produttiva e dei mezzi di sussistenza,
creano la cultura dell'insicurezza. Ogni decisione politica si traduce nella
politica del "noi" e "loro".
*
Nessun controllo democratico delle risorse naturali
I sistemi economici centralizzati erodono le basi della democrazia politica.
In una democrazia, l'agenda economica coincide con l'agenda politica. Se la
Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, o il Wto sono i primi a
compiere rapine, la democrazia e' massacrata. Le sole carte che restano
nelle mani dei politici desiderosi di raccogliere voti sono quelle della
razza, della religione, dell'appartenenza etnica, il che da' origine al
fondamentalismo.
La globalizzazione economica alimenta l'insicurezza economica, erode la
diversita' e l'identita' culturale e attenta alle liberta' politiche dei
cittadini; la globalizzazione delle grandi corporations fa a pezzi le
comunita' locali. Rinnovare, rendere piu' penetrante e diffusa la democrazia
e' un imperativo per la sopravvivenza della specie umana. Reinventare la
liberta' ai nostri giorni significa liberta' dalla paura, liberta' dalla
violenza, liberta' dai bisogni primari, liberta' da una produzione, un
commercio e modelli di consumo insostenibili e non etici.
Invece di cercare le radici del terrorismo e del fondamentalismo
nell'insicurezza della crescita economica e nel collasso della democrazia
economica, e garantire pertanto i bisogni essenziali della gente e
proteggerne i livelli di sussistenza, gli stati di tutto il mondo hanno
approvato leggi che feriscono la democrazia e la liberta' in nome della
lotta al terrorismo.
Il Patriot Act negli Usa, la legge per la prevenzione del terrorismo (Pota)
in India, la legge "Antiterrorismo, crimine e societa'" (Atcsa) nel Regno
Unito, tutte leggi nuove create dopo l'11 settembre 2001, non sono solo
leggi contro i terroristi, ma leggi contro la difesa democratica dei
cittadini, delle loro fondamentali liberta' calpestate dalle forze della
globalizzazione.
*
Un gigantesco balzo in avanti o all'indietro?
La globalizzazione e' stata concepita come il prossimo grande balzo
dell'evoluzione umana in una marcia lineare in avanti dalla societa' tribale
alle nazioni, fino al mercato globale. Le nostre identita' e i rispettivi
contesti dovevano muoversi dalla dimensione nazionale a quella globale,
proprio come nella prima fase dello sviluppo guidato dallo stato si era
ritenuto di doversi spostare dalla dimensione locale a quella nazionale. Il
libero scambio, libero da vincoli e controlli corporativi, e' stato offerto
in alternativa al controllo burocratico centralizzato dei regimi comunisti e
al dominio dell'economia di stato. I mercati sono stati offerti come
alternativa agli stati per regolare le nostre esistenze, non solamente le
nostre economie.
La bancarotta etica e filosofica della globalizzazione si basa sulla
riduzione di ogni aspetto della nostra vita a merce e delle nostre identita'
a quelle di meri consumatori sul mercato globale. Le nostre capacita' di
produttori, la nostra identita' di membri di una comunita', il nostro ruolo
di custodi della nostra eredita' naturale e culturale stanno tutti per
scomparire o per essere distrutti.
Due terzi dell'umanita' dipende dalle risorse naturali per la sua
sopravvivenza e per i suoi bisogni essenziali. Vive in un'economia dove la
terra, l'acqua e la biodiversita' costituiscono il suo capitale primario, i
suoi mezzi di produzione, la sua sicurezza economica. La distruzione
ecologica, l'erosione, l'inquinamento o la privatizzazione di queste risorse
vitali si traduce in poverta' e sottosviluppo. La globalizzazione sta
aggravando la poverta' e il sottosviluppo rapinando i poveri delle loro
risorse, risorse come la terra, l'acqua e le fonti energetiche,
indispensabili alla sopravvivenza.
La globalizzazione delle multinazionali consente alle medesime di sottrarre
ai poveri le risorse, le sementi e la biodiversita', il cibo e l'acqua, la
terra e le foreste ancora esistenti. E poiche' i modelli predatori e
insostenibili dello sviluppo economico si stanno diffondendo per tutto il
pianeta, le specie vanno verso l'estinzione, i fiumi e i ghiacciai
scompaiono, milioni di persone sono cacciate e sradicate dalle loro case.
Nel 1996, l'India approvo' il Provision of the Panchayats Act, che
riconosceva la comunita' locale nelle aree tribali come la piu' alta forma
di autorita' in materia di cultura, risorse e risoluzione dei conflitti. Per
la prima volta dall'indipendenza dell'India, le comunita' di villaggio (Gram
Sabhas) ricevevano riconoscimento giuridico e veniva loro attribuito un
certo numero di poteri, incluso quello di approvare o respingere piani e
programmi di sviluppo. Alle Gram Sabhas veniva anche conferito il potere di
compravendita della terra. La legge accoglieva le tradizioni delle
popolazioni e le loro identita' culturali, nel rispetto del loro
tradizionale sistema di relazioni con le risorse naturali. La legge
stabiliva infatti che "qualsiasi legge futura riguardante le panchayats,
dovra' essere in consonanza con le consuetudini, le pratiche sociali e
religiose e il metodo tradizionale di gestione delle risorse della
comunita'".
L'importanza di avere il controllo sulle risorse della comunita' era
riconosciuta non solo come una necessita' economica ma come pietra miliare
dell'identita' culturale: "Ad ogni Gram Sabha e' attribuita la competenza di
salvaguardare e preservare le tradizioni e i costumi della popolazione, la
sua identita' culturale, le risorse della comunita' e il modo
consuetudinario di risoluzione delle controversie".
Dopo aver recepito questa legge nella Costituzione dell'Unione, ci si poteva
legittimamente aspettare che si attenuasse lo scontro tra le popolazioni
tribali e lo stato centrale, riaccesosi dopo l'Indipendenza.
La consultazione del Gram Sabha e' adesso costituzionalmente obbligatoria,
prima della compravendita della terra, e questo e' molto importante perche'
la legge sulla compravendita della terra e' la piu' temuta e draconiana
reliquia dei regolamenti inglesi, che sopravvivono fino ai nostri giorni,
responsabile dello sradicamento di non meno di 30 milioni di persone dopo
l'indipendenza, piu' della meta' delle quali tribali.
La modifica della Costituzione centrale, e le linee guida emanate per la sua
applicazione, tuttavia, sono state recepite da pochi stati.
Il sovvertimento del processo democratico a favore dei poteri delle
comunita', verificatosi nello stato di Nagarnar, distretto di Bastar, e'
sconvolgente: il dissenso delle Gram Sabhas interessate e' stato trasformato
in consenso, mediante la distruzione degli atti procedurali e la
falsificazione dei documenti.
La Commissione nazionale per la registrazione delle caste e delle tribu',
sulle base dei documenti e dell'inchiesta avviata dal Governo dello Stato,
ha concluso che alcuni alti funzionari del governo statale stesso avevano
cospirato per delinquere. La Commissione raccomandava pertanto che quel
processo di acquisizione della terra fosse considerato nullo perche'
avvenuto senza la dovuta consultazione delle comunita'. Ma questa
raccomandazione non e' stata recepita, ed e' stata persino rifiutata la
proposta dei Gram Sabhas di incontrarsi con i funzionari coinvolti nello
scandalo. Quel giorno, nel marzo 2002, dei teppisti bloccarono tutte le vie
di accesso a Nagarnar e centinaia di invitati, soprattutto donne, furono
picchiati: persone anziane delle comunita' ed io stessa, siamo stati
costretti a tornare indietro. Contro ogni regola della civile convivenza, le
persone sono state terrorizzate e costrette ad accettare i soldi loro dati
come ricatto, pena affrontare brutali pestaggi e la prigionia. La Nmdc
s'impadroni' di prepotenza della terra in forza dell'indennizzo dato a
coloro che ne erano stati privati, con la truffa perpetrata ai loro danni.
In Orissa, uno degli stati indiani piu' poveri, la Banca mondiale e il Dfid
(Department for international development della Gran Bretagna) applicano
tassi d'interesse da usura per privatizzare l'acqua di irrigazione, che oggi
costa dieci volte di piu' e che sta distruggendo l'agricoltura, la sola
possibilita' di sopravvivenza dei poveri.
A Delhi un prestito della Banca mondiale di 2,5 milioni di dollari per la
privatizzazione dell'acqua e' stato usato per pagare gli onorari dei
consulenti di un'azienda di contabilita' internazionale, la Price
Waterhouse.
Il trattato sui Trips (Trade Related Intellectual Property Rights) collegato
al Wto permette di privatizzare beni comuni biologici e genetici mediante
brevetto. Abbiamo dovuto combattere a lungo nei tribunali, nella societa', e
nei corridoi del potere per riuscire ad ottenere la revoca dei brevetti sul
Neem (la pianta alla base del dentifricio indiano) e sul Basmati
(un'importante varieta' di riso indiano).
La globalizzazione, nella sua essenza, riscrive il nostro sistema di
relazioni con la terra e le sue specie; aliena la terra, l'acqua e la
biodiversita' dalle comunita' locali; trasforma i beni comuni in merci da
vendere per il profitto, nell'indifferenza piu' totale sugli impatti etici,
ecologici ed economici di questa mercificazione della vita. Si basa
sull'appropriazione dei comuni beni ambientali ancora esistenti -
biodiversita', acqua ed aria - e sulla distruzione delle economie locali
dalle quali dipende la sopravvivenza e la sicurezza economica delle
popolazioni.
La mercificazione dell'acqua e della biodiversita' e' oggi assicurata da
nuovi diritti di proprieta' sanciti da accordi commerciali come il Wto, che
trasforma le risorse delle popolazioni in monopoli delle multinazionali,
grazie ai Trips e al libero scambio dei beni ambientali e dei servizi.
La trasformazione dei beni comuni in merci e' assicurata dalle decisioni che
spostano la gestione dei beni comuni dalle comunita' locali e dai paesi alle
istituzioni globali; i diritti, dai popoli alle multinazionali, grazie alla
crescente centralizzazione e alla totale irresponsabilita' degli stati che
operano sulla base del principio del "dominio assoluto sul proprio
territorio" (eminent domain) - e cioe' della sovranita' assoluta di chi
governa.
L'accordo sui Trips ad esempio era basato sulla requisizione, da parte
governo centrale, dei diritti alla biodiversita' ed alla conoscenza delle
comunita' locali e sull'esercizio esclusivo e monopolistico dei medesimi
alle multinazionali. L'accordo sull'agricoltura, su decisioni assunte
lontano dalle comunita' degli agricoltori e dai governi regionali. L'accordo
sul commercio e i servizi (Gats), sullo spostamento della proprieta' e delle
decisioni sull'acqua dal dominio pubblico locale a quello globale privato.
La globalizzazione ha ridislocato la sovranita' dai popoli alle
multinazionali, centralizzando e militarizzando gli stati. I diritti delle
popolazioni sono stati requisiti dagli stati, che li hanno trasformati in
diritti monopolistici delle multinazionali sulla terra, sull'acqua, sulla
biodiversita' e sull'aria (che prima erano "nostri"). Gli stati che operano
in base al principio dello eminent domain (diritto di esproprio) minano la
sovranita' del popolo e il suo ruolo di depositario delle risorse comuni. La
sovranita' dello stato, di per se', non e' infatti sufficiente a generare
energie di controbilanciamento ai processi di globalizzazione delle
multinazionali.
La reinvenzione della sovranita' deve essere basata sulla reinvenzione dello
stato, per renderlo responsabile nei confronti del popolo. La sovranita' non
puo' risiedere soltanto nelle strutture centralistiche dello stato, ne'
scompare quando vengono meno le funzioni spettanti allo stato in difesa
della popolazione.
La nuova partnership della sovranita' nazionale ha bisogno di comunita'
dotate di poteri (empowered), in grado di chiedere e riconoscere le funzioni
dello stato volte alla difesa della popolazione. Le comunita' in grado di
difendersi assegnano allo stato questo onere e obbligo. Dall'altra parte, le
multinazionali e gli organismi internazionali favoriscono invece la
separazione degli interessi della comunita' da quelli dello stato, la
frammentazione e la divisione fra le comunita'.
*
Oltre la regola del terrore e dell'avidita'
Abbiamo bisogno di un nuovo paradigma per rispondere alla frammentazione
causata dalle diverse forme di fondamentalismo. Abbiamo bisogno di un nuovo
movimento per spostarci dalla dominante e pervasiva cultura di violenza,
distruzione e morte verso la cultura della nonviolenza, della pace e della
vita.
La democrazia della Terra incarna principi che consentono di trascendere la
polarizzazione, le divisioni e le esclusioni, che mettono l'economia contro
l'ecologia, lo sviluppo contro l'ambiente, la gente contro il pianeta e le
persone una contro l'altra in una nuova cultura dell'odio.
La democrazia della Terra ricolloca gli umani come membri della famiglia
della terra (Vasudhaiva Kutumbkam), e le altre culture nel mosaico della
diversita' culturale che arricchisce le nostre vite.
Reinserire gli umani nella matrice ecologica della diversita' biologica e
culturale riapre gli spazi della sostenibilita', della giustizia e della
pace, riorganizza il sistema delle relazioni, ristruttura le costellazioni
del potere e rivitalizza la liberta' e la democrazia.
Siamo oggi regolati dal terrore e dall'avidita', dalla paura e
dall'insicurezza. Poiche' ci confrontiamo con una duplice chiusura degli
spazi, da una parte la globalizzazione delle multinazionali e dall'altra gli
stati di polizia militarizzati e il fascismo economico sostenuto da quello
politico, la sfida e' quella di rivendicare le nostre liberta' e quelle di
tutti gli esseri.
Scopo del movimento per la democrazia della Terra e' rivendicare e ricreare
l'indivisibile liberta' di tutte le specie. Questo movimento presenta due
momenti, l'indivisibilita' e il continuum. Il primo momento e' il continuum
della liberta' per ogni vita sulla Terra, e di tutti gli umani senza
discriminazioni di genere, razza, religione, classe e specie. Il secondo
momento e' il continuum e l'indivisibilita' fra la giustizia, la pace, la
sostenibilita': senza sostenibilita' e giusta divisione dei doni della terra
non c'e' giustizia, e senza giustizia non puo' esserci pace.
La globalizzazione delle multinazionali spezza queste continuita', e afferma
il potere del "divide et impera" delle multinazionali, creando competizione
e conflitto fra differenti specie e popoli e fra differenti aspirazioni.
Trasforma la diversita' e la molteplicita' in opposizioni che generano
fondamentalismi da ambo le parti, diffonde insicurezza e usa infine questi
fondamentalismi per spostare l'attenzione e le preoccupazioni dell'umanita'
dalla sostenibilita', dalla giustizia e dalla pace ai conflitti ed alla
violenza etnica e religiosa.
La democrazia della Terra e' la democrazia di ogni vita, e non solo quella
per gli umani privilegiati in ragione della classe, della razza, del genere
e della religione. Dal momento che le altre specie non votano, poiche' non
possono esercitare pressioni e non hanno potere d'acquisto sul mercato, la
democrazia della terra obbliga noi umani a farci carico del loro benessere.
Questo crea la responsabilita' degli esseri umani quali fiduciari ed
amministratori, al posto della nozione dominante di supremazia, controllo e
proprieta'.
La democrazia della Terra privilegia la diversita' in natura e nella
societa', nella forma e nelle funzioni. Quando la dignita' intrinseca ed il
valore di ogni forma di vita, compresa quella umana, sono riconosciuti, la
diversita' biologica e culturale prospera. Le monocolture derivano
dall'esclusione e dal dominio di una specie sull'altra, di una sola
varieta', di una sola razza, di una sola religione. Le monocolture
significano coercizione e perdita di liberta'. La liberta' implica la
diversita'. La diversita' significa liberta'.
Un mito a senso unico, creato dal paradigma della monocultura, e' che la
biodiversita' riduce le rese e la produttivita', mentre le monocolture le
accrescono. Ora, dato che le rese e la produttivita' sono costruite in
termini teorici, esse cambiano a seconda del contesto. Le rese si
riferiscono di solito alla produzione per unita' di superficie di ogni
singola coltura. Se coltiviamo un intero campo a monocoltura, certamente
avremo rese elevate; se coltiviamo diverse varieta' colturali, avremo rese
basse per ogni singola varieta', ma una produzione totale di cibo piu'
elevata.
La democrazia della Terra pone la responsabilita e i doveri al centro del
nostro sistema di relazioni; e i diritti derivano dalla responsabilita'
invece che dal paradigma dominante di diritti senza responsabilita' e
responsabilita' senza diritti. La separazione tra diritti e responsabilita'
e' alla radice della devastazione ecologica e della disuguaglianza di genere
e di classe. Le multinazionali che fanno profitti con l'industria chimica e
con l'inquinamento genetico risultante dalle colture geneticamente
modificate, non devono sopportare il peso di quell'inquinamento. I costi
sociali ed ecologici sono esternalizzati e sopportati da altri, esclusi
dalle decisioni e dai benefici.
La democrazia della Terra si basa su coloro che, pagandone il prezzo,
vogliono dire la loro. Crea pertanto il bisogno di una democrazia di base,
diretta. Da un lato implica lo spostamento delle decisioni dall'alto verso
il basso, dalle istituzioni globali e dai governi centrali alle comunita'
locali. Dall'altro lato, implica un cambiamento nel nostro modo di intendere
la sovranita'. Il globale, per noi, deve rafforzare il locale ed il
nazionale, non minarlo. Dimensione locale e alternative sono le due
discriminanti del sistema economico per la politica dei popoli: senza di
loro, le forze del cambiamento non possono essere mobilitate, nel nuovo
contesto.
Al cuore della costruzione delle alternative e dei sistemi economici e
politici locali c'e' il recupero dei beni comuni e quello della comunita'.
Il movimento per la democrazia vivente rivendica la sovranita' popolare e il
diritto delle comunita' alle risorse naturali. I diritti alle risorse
naturali sono diritti naturali. Non sono concessi dagli stati, e non possono
venire estinti dagli stati o dal Wto o dalle multinazionali, anche se in
regime di globalizzazione ci sono tentativi continui di alienare i diritti
dei popoli alle risorse vitali della terra, dell'acqua e della
biodiversita'.
Il cambiamento e' anche un imperativo ecologico. Come membri della famiglia
terrestre, Vasudhaiva Kutumbhakam, ci spetta una parte delle risorse della
terra. I diritti alle risorse naturali per la sussistenza sono diritti
naturali. Non sono ne' concessi ne' assegnati, ma riconosciuti o ignorati.
Il principio del "diritto" di esproprio da parte dello stato (eminent
domain) conduce inevitabilmente alla situazione del "tutto per alcuni": la
biodiversita' con i brevetti, l'acqua con la privatizzazione e il cibo con
il free trade, tutto a favore delle multinazionali.
Il piu' basilare diritto che abbiamo come specie, e' la sopravvivenza, il
diritto alla vita. La sopravvivenza richiede l'accesso garantito alle
risorse. I beni comuni danno questa garanzia. La privatizzazione e le
recinzioni la distruggono. Il livello locale e' necessario per il recupero
dei beni comuni.
La democrazia della Terra e' il movimento per cambiare le nostri menti, i
nostri sistemi di produzione e i nostri modelli di consumo dalla poverta'
che crea il mercato globale alla sostenibilita' ed alla condivisione della
comunita' terrestre. Questo cambiamento dal mercato globale alla
cittadinanza terrestre propone di spostare il "fuoco" della nostra
attenzione dalla globalizzazione alla localizzazione, dalle multinazionali
ai cittadini.
La democrazia della Terra riguarda la vita e i diritti naturali che
garantiscono le condizioni dello stare in vita. E' la vita di tutti i
giorni, le decisioni e le liberta' relative alla vita di tutti i giorni,
cioe' il cibo che mangiamo, gli abiti che indossiamo, l'acqua che beviamo.
Non e' come le elezioni e l'esercizio del voto una volta ogni 3 o 4 o 5
anni. E' in permanenza una democrazia vibrante, che combina democrazia
economica, democrazia politica e democrazia ecologica. Crea economie
positive, politiche positive, identita' positive. Crea sicurezza.
La democrazia della Terra non e' morta, essa e' viva. In regime di
globalizzazione, anche le forme piu' superficiali di democrazia
rappresentativa muoiono. Ovunque i governi tradiscono i mandati che li hanno
portati al potere. Centralizzano autorita' e potere, usati entrambi per
sovvertire le strutture democratiche delle costituzioni, messe fuori uso da
decreti che soffocano le liberta' civili. La tragedia dell'11 settembre e'
diventata un comodo pretesto per una legislazione antipopolare in tutto il
mondo. Ovunque i politici si sono affidati a programmi xenofobi e
fondamentalisti in un periodo in cui i programmi economici sono stati
cancellati dai contesti nazionali per essere gestiti dalla Banca mondiale,
dal Fondo monetario internazionale, dal Wto e dalle multinazionali.
Il movimento della democrazia della Terra non e' una democrazia morta,
bensi' vivente. Una democrazia e' morta quando i governi non riflettono piu'
la volonta' del popolo e diventano strumenti inaffidabili e antidemocratici
delle multinazionali, in una costellazione globale dominata dalle grandi
corporations come Enron e Chiquita. La globalizzazione delle multinazionali
si basa infatti sul profitto delle grandi corporazioni.
La democrazia della Terra si basa sul mantenimento della vita sul pianeta e
sulla liberta' di ogni specie e di ogni popolo. La globalizzazione delle
multinazionali si basa sul controllo dei mercati a livello globale,
nazionale e locale, sul loro stesso privilegio e sulla minaccia delle
diverse specie, dei mezzi di sussistenza dei poveri e dei piccoli produttori
e commercianti locali.
La democrazia della Terra agisce in accordo con le leggi ecologiche della
natura, limitando l'attivita' commerciale per non danneggiare le altre
specie e popoli. La globalizzazione delle multinazionali opera mediante un
potere centralizzato e distruttivo.
La democrazia della Terra opera attraverso il potere decentrato e la
coesistenza pacifica. La globalizzazione delle multinazionali globalizza
l'avidita' e il consumismo. La democrazia vivente globalizza la compassione,
la cura e la condivisione.
La democrazia della Terra offre un modo nuovo di vedere e un modo nuovo di
essere cittadini della Terra per creare pace, sostenibilita' e giustizia nel
nostro violento e fuggevole tempo.

*[Da "Cns. Ecologia politica", anno XIII, fascicolo 53, n. 1-2,
gennaio-luglio 2003 (sito: www.ecologiapolitica.it) riprendiamo il seguente
articolo originariamente apparso sulla rivista indiana "Combat Law", nel
fascicolo di dicembre-gennaio 2003. Vandana Shiva, scienziata e filosofa
indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle
istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come
studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture
native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti
ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli
di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e
programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere
di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990;
Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria,
Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma
2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo
sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre
dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione,
Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006]