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Il vero soccorso dell'agricoltura al clima

di redazionale - 13/11/2006

 


I capricci delle stagioni da sempre condizionano l'agricoltura più di ogni altra attività umana. Il mondo rurale è pieno di proverbi a proposito della pioggia, della neve, della grandine. Adesso però è soprattutto il Clima con la c maiuscola a rendere quasi arduo produrre alimenti. L'agricoltura è da un lato vittima del riscaldamento climatico; dall'altro, nella sua versione industrialista è anche un po' carnefice.

Agli inputs chimici di origine fossile, ai macchinari e ai trasporti su lunga distanza è collegata l'emissione di anidride carbonica e la perdita di carbonio immagazzinato nei suoli; agli allevamenti e alle loro deiezioni è imputabile soprattutto l'emissione di metano e ossido di azoto, altri gas serra.
Ma è certo che il settore primario può aiutare a ridurre l'effetto serra di origine antropica (e non, spiega il terra terra dell'8 novembre, come produttrice di biocoombustibili «salvatori del clima»...). Un ruolo riassunto dall'organizzazione Third World Network in un documento recente, uno dei Briefings preparati per la 32esima sessione del Comitato per la sicurezza alimentare, tenutosi nella sede della Fao a Roma nei giorni scorsi.

Le pratiche sostenibili, fra le quali l'agricoltura biologica e l'agroecologia, possono «scatenare» una sinergia di benefici. Lo riconosce la Fao, che sta organizzando per il prossimo mese di maggio una conferenza internazionale in materia di bioagricoltura.

Secondo studi sul campo in Europa l'agricoltura biologica comporta emissioni di CO2 per ettaro dal 48 al 66 più basse rispetto all'agricoltura convenzionale: perché ha un minore consumo di energia, diretto e anche indiretto (fertilizzanti e pesticidi di sintesi, derivati dai combustibili fossili); e perché provoca meno emissioni di ossido di azoto, un altro gas serra, grazie alla minore intensità di bestiame e alla maggiore copertura vegetale che intrappola l'azoto nel suolo. Una ricerca in Finlandia ha evidenziato che, benché l'agricoltura biologica usi più ore-macchina della convenzionale (per sostituire il «lavoro» degli inputs chimici che sono vietati), il consumo energetico totale è comunque inferiore: infatti, più della metà dell'energia totale consumata nei sistemi convenzionali è stata spesa nella produzione degli inputs chimici.

Certo si pone anche, per cereali e proteaginose, un problema di destinazione dei raccolti: meno derrate rispetto all'oggi devono andare ad alimentare gli allevamenti intensivi, un modo inefficiente di convertire gli alimenti che costringe dunque a produrre più di quanto sarebbe necessario e dunque in modo più energivoro oppure occupando suoli che sarebbe meglio lasciare allo stato naturale. Purtroppo il trend è in tutt'altra direzione.
L'agricoltura biologica, inoltre, sequestra maggiori quantità di carbonio. L'uso convenzionale dei suoli ha provocato il rilascio in atmosfera - sotto forma di anidride carbonica e metano - di miliardi di tonnellate di carbonio in precedenza intrappolato nel suolo. Il riscaldamento globale potrebbe peggiorare le cose: il suolo si riscalda, la materia organica si decompone più facilmente riducendo la fertilità del suolo, rilasciando CO2 e dunque esacerbando l'effetto serra antropico. Anche l'erosione dei suoli dà un «apprezzabile» contributo, perché nel processo una parte del carbonio scappa dal suolo in atmosfera. L'agricoltura organica aiuta a contrastare questo effetto ripristinando la materia organica nel suolo e aumentando il sequestro di carbonio, cosa che può ridurre le emissioni globali di un 5-15 per cento all'anno, oltretutto aumentando i raccolti. Una volta sequestrato, il carbonio può rimanere nel suolo per 20-50 anni almeno. La ricchezza del suolo è inoltre ristabilita con l'aggiunta di concimi e compost naturali, sovesci e più abbondante vegetazione.

La valutazione di 208 progetti di agricoltura sostenibile in diversi paesi ha evidenziato come questi abbiano accumulato 55,1 milioni di tonnellate di carbonio. Un altro studio di follow-up su 286 progetti ha trovato che coltivando sostenibilmente 37 milioni di ettari si realizzava il sequestro di 11,4 milioni di tonnellate di carbonio all'anno. Non è affatto una bazzecola: è un quindicesimo delle emissioni totali italiane, tuti i settori compresi.

Ripristinando e mantenendo il carbonio nei suoli, conclude il Twn, le pratiche sostenibili alla lunga accrescono i raccolti perché aiutano l'umidità, i nutrienti e l'attività biotica. Gli effetti combinati della permanenza della fertilità e dell'aiuto a ridurre l'effetto serra, conclude il rapporto, fanno sì che si debba accordare tutto il favore possibile - anche a livello istituzionale - all'agricoltura biologica.