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Napoli: anno zero

di Lorenzo Belli - 15/11/2006

 

 

Una città ingoiata in una spirale di violenza, strangolata dalla malavita organizzata, abbandonata dallo Stato. La fotografia di Napoli che ci stanno fornendo i media in questi giorni non ci dice, purtroppo, niente di nuovo.

Questa emergenza di ordine pubblico infatti è frutto di un assoluto dominio della Camorra sulla società napoletana, attraverso un potere politico ed economico (nonché di un fascino culturale), che le ha permesso di sostituire nella vita reale dei cittadini, le istituzioni.

Un dominio cresciuto su una cultura omertosa dell'illegalità, fatta propria anche da quella fetta di società composta da professionisti, imprenditori , uomini delle istituzioni e della Chiesa, che collaborano con la malavita, rappresentandone lo strumento di penetrazione nel tessuto sociale della città.

I napoletani sono complici dei loro aguzzini, di chi la uccide di criminalità e di cemento, di chi la priva di un futuro. Ma ora la questione non è chiedersi chi rispetta la legge ma chi fa la legge a Napoli? Le cosche o lo Stato?

A Napoli, per le strade non serve l'esercito , ma la presenza, forte e credibile, delle istituzioni, di forze dell'ordine e magistrati coraggiosi, di una classe politica che non sia collusa con la malavita, che rifiuti indulti e condoni, che deridono la certezza della pena e la tutela dell'ambiente.

 Il processo di degenerazione della società napoletana, e la separazione tra questa e le istituzioni, è diventato patologico con l’affermarsi della società dei consumi,e la disgregazione di quei legami comunitari che tenevano insieme una città intorno a un'identità e dei valori condivisi. Solo se lo Stato saprà difendere i soggetti intermedi (comunità, scuole, parrocchie, famiglie, associazioni) che sono strumenti di democrazia diretta e reale partecipazione, si potranno spezzare le catene che legano Napoli alla camorra.