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Saper leggere. Antisettico contro la cultura imbalsamata

di Luca Redig - 17/11/2006

 


“Saper leggere” è uno dei libri più pratici di Giuseppe Prezzolini e, nello stesso tempo, è uno dei testi in cui l’autore e l’uomo di cultura più nettamente rilevano il loro profilo.
Tale opera è stata pubblicata dall’Edizioni Studio Tesi e, nella sostanza, essa vuole offrire indicazioni ed orientamenti per gli infiniti possibili itinerari della cultura.
In tal senso “Saper leggere” è, sia un utile manuale (in cui si parla di classici, di enciclopedie, di bibliografie, di traduzioni, ma anche di carta, di schede, di viaggi e borse di studio), sia una riflessione sincera e ponderata su cosa possa significare formarsi culturalmente per coloro che il destino ha posto a vivere nella nostra epoca.
Questo, dal semplice titolo “Saper leggere” è un antisettico contro la cultura imbalsamata dei programmi ministeriali, è un luminoso itinerario di emancipazione dai professori e dalle scuole, per immergersi nella ricerca personale, orientata principalmente sui gusti e sulla sensibilità del lettore autodidatta.
Difatti, lo scrittore afferma di essere certo che ci sono, in Italia, parecchie migliaia di giovani che studiano per conto proprio e non per la scuola; e di altri che avendo fatto scuole regolari ritengono di non dover smettere di studiare appena hanno guadagnato o carpito il diploma…
E ancora: ci sono moltissimi anziani che da lungo tempo hanno lasciato la scuola eppure non credono che sia arrivata l’età di smettere di soddisfare alla curiosità dello spirito e che sentono che mantenere questa sempre aguzzata e attizzata sia un modo di prolungare l’esistenza. Oppure che, avendo cessato di portare il giogo d’un impiego, vogliono rifarsi una vita con la cultura, dando finalmente una risposta a tante domande che s’erano posti in età più giovane ed ancora rimangono inquiete dentro di loro.
Giuseppe Prezzolini (questo alfiere della cultura italiana all’estero) conclude il proprio ragionamento con argomenti incontrovertibili e cioè che questo libro è fatto per loro… Non è fatto per i geni e per quelli che si credono tali, non è fatto per certuni che sanno già tutto e ritengono di non avere nulla da imparare.
La cultura, dunque, ce la troviamo già dentro di noi quando incominciamo a sentirne il bisogno; e non finisce mai se noi persistiamo in questa onnivora curiosità, se, al contrario, noi ci si fermiamo nella nostra incontenibile voglia di apprendere, allora non siamo più uomini colti; e infine nessuno può darcela, perché essa deve provenire da noi.
Anche gli studenti regolari si trovano nelle stesse condizioni. E’ vero che hanno dei maestri che rivedono loro i compiti ed assegnano loro delle lezioni e dei libri di testo e dei programmi governativi. Ma questi debbono essere intesi solo quali dei suggerimenti, delle occasioni e niente di più, ed anche loro non imparano nulla se non quello che possono apprendere, quello per cui nacquero e nei loro limiti naturali.
Nessun maestro può rendere uno studente più intelligente, più aperto e più capace di quello che naturalmente è. Può migliorare una certa estensione del sapere di lui, ottenere una maggior rapidità della sua intelligenza, ma poi ci sono dei limiti che inevitabilmente non potrà sorpassare. I grandi maestri hanno avuto sempre una certa efficacia sui loro ascoltatori, ma questa era limitata dalla capacità di questi.
La cultura nasce da una nostra intima Weltanschauung, si coltiva nella Storia, pratica i grandi classici e i grandi libri, sta in stretta comunanza con i grandi spiriti, ma si realizza anche grazie a tante piccolissime cose, che si rivelano nella loro modestia essenziali al cammino quotidiano.
Così non solo si parla nel testo e nelle note di sussidi librari, di strumenti bibliografici, di manuali, di compendi, di riassunti, di traduzioni, di biblioteche; ma anche di scaffalature, di schede, di penne, di carta, di macchine per scrivere, di inchiostri, di forbici, di scodellini per spilli, puntine e fermagli; e di gomma, colla, pinze, tenaglie, lenti e della seggiola. A proposito di quest’ultimo strumento, scrive il grande giornalista che ogni seggiola può andare bene; la cultura si fa con la testa e non con il sedere; ma una posizione comoda per leggere è molto importante; ed è inutile fare gli idealisti perché con un dolore nella schiena provocato da una cattiva posizione del di dietro non si può dare la debita attenzione ad un libro.
Il “Sapere leggere” si pone al vertice di una scala strumentale. La cultura passa per la lettura in tutta la parte destinata all’acquisizione. Ci sono la natura, la storia, la Nazione mescolati nell’ombra della nostra persona, ma la lettura vi costituisce l’edificio visibile della cultura (a cui il Prezzolini aggiunge, con oculata praticità, il viaggiare, il conversare e in genere i contatti con i luoghi e con le persone nuove).
E’ la lettura a recare materiale nuovo, a nutrire quei piani di studio che la scuola offre freddi e impersonali e che il vero uomo di cultura costruisce a sua propria misura mutandoli ogni qual volta ne senta il bisogno.
Il “Saper leggere” è il vero carburante della macchina della vera cultura, il propellente numero uno nell’avventura più bella dell’uomo moderno, fatto per conoscere con gli occhi della mente attraverso i libri di ieri e di oggi, mediante le parole di chi ci ha preceduto.
Naturalmente la lettura si può praticare anche al di fuori del libro, basti pensare al giornalismo e agli infiniti organi di stampa che il giornalismo produce.
Anche questa materia è buona per la lettura; l’uomo di cultura esercita la sua facoltà critica, senza la quale la cultura non può fare passi avanti, sui libri e sui giornali.
Si può ben dire che, per l’autore, il gran libro della realtà, sia più che un libro un giornale, un gran foglio capace di fasciare il mondo, sul quale ogni giorno della sua operosa vita centenaria egli ha posato uno sguardo curioso e acutamente critico. In questo libro egli definisce il giornale come “l’enciclopedia delle novità quotidiane” dove l’idea circolare della funzione informativa sta a suggerire la sua totalità; e sono note l’enciclopedica curiosità del nostro scrittore, le radici illuministiche del suo sapere, il gusto enumerativo, la sua intrepidezza esplorativa. Venendo alla radice del suo pensiero, intriso di praticità empirica, lo scrittore fissa il concetto di lettura critica; difatti, secondo Giuseppe Prezzolini, il lettore deve ragionare e fare confronti con una mente disposta a controllare e a contraddire; non senza aver sottolineato che il giornale è fonte principale della sua cultura o per lo meno della più larga.