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Pasolini ora e' buono ma censurato e' meglio

di Marcello Veneziani - 06/11/2005

Fonte: Libero


Ma volete dirlo che Pasolini era contro la modernità, il '68, la borghesia
radical chic, la società permissiva e irreligiosa, l'aborto e la
manipolazione genetica, i figli di papà che attaccano i poliziotti ma
risparmiano i magistrati, la pornocrazia e la droga?

Volete ricordare che fu cacciato dal Pci perché omosessuale, osceno e
corruttore di minori, che ebbe un fratello partigiano ucciso dai partigiani
comunisti, che criticò il moralismo e la voglia di potere di Lotta Continua,
che fu attaccato a sinistra da numerosi critici e militanti perché ritenuto
reazionario, decadente, esteta, populista, passatista, nostalgico della
società contadina?

Volete dirlo che il primo articolo di Pasolini fu il resoconto entusiasta di
un viaggio con gli universitari fascisti a Weimar per incontrare in piena
guerra mondiale i camerati nazisti e franchisti, e l'ultima sua poesia è
dedicata ad un giovane fascista a cui suggerisce di amare la Tradizione e di
compiere tre atti significativi: difendi, conserva, prega?

Volete dirlo che Pasolini rifiutò di entrare nel movimento omosessuale, il
Fuori, e che oggi sarebbe contro la pagliacciata (...)(...) dei gay pride e
il matrimonio gay perché, lui omosessuale, aveva un'idea tragica e
intimamente cattolica dell'omosessualità che viveva come scandalo e
trasgressione e non pretendeva il certificato del sindaco e l'elogio dei
mass media?

Volete dirlo che criticò la tv perché involgarisce e dissacra, assai prima
che spuntasse Berlusconi, a dimostrazione che non è stato il Cavaliere a
produrre la malativù, semmai ne è stato il prodotto? Volete ricordare che
girò un film in due episodi con il "reazionario" Guareschi ma, dopo il
pressing intellettuale e politico perché si era sporcato con un "fascista"
(quando Guareschi, poverino, era finito in un campo di concentramento
tedesco), fece ritirare il film, La Rabbia?

Volete ricordare che PPP criticava il fascismo non perché fosse il braccio
armato della reazione ma perché aveva concorso a distruggere i valori
tradizionali e amava il comunismo perché a suo dire era una forma di
resistenza all'irreligione e alla modernità neocapitalista?

Volete aggiungere che Pasolini odiava la Dc non perché fosse un partito
conservatore e confessionale ma perché la riteneva agente della
scristianizzazione e del nuovo capitalismo, anzi la definiva «il nulla
ideologico mafioso»? Volete rammentare che preferiva il mondo contadino e la
castità femminile, i valori religiosi e le lucciole all'industria, al
femminismo, al laicismo?

Volete riconoscere che criticava il razzismo perché riteneva che nascesse da
un'intolleranza dei moderni verso gli antichi, degli industrializzati verso
gli arretrati, di coloro che vivono nella luce artificiale dello sviluppo
verso coloro che hanno «facce bruciate dal sole di epoche andate», e amava
il terzo Mondo più per antimodernità alla Guenon che per filantropia alla
Veltroni?

Certo, Pasolini era comunista, era anzi marxista eretico come si definiva;
ha fatto film indigeribili, era ossessionato dal sesso, ha scritto in
anticipo il processo delle Br ad Aldo Moro e a Carlo Casalegno; ha criticato
la tv e la stampa borghese ma troneggiava su entrambi. Ed è stato avversato
dai conservatori benpensanti non perché fosse omosessuale, come oggi si
ripete, ma perché ritenuto pedofilo, corruttore di minori, di cui si
dichiarava appassionato. Quando vedo gli attacchi a Pasolini della stampa di
destra di quegli anni, un po' inorridisco per il linciaggio triviale, anche
se il clima era violento e quel mondo era assediato anche fisicamente
(persino comprare un giornale di destra nei primi anni settanta metteva a
rischio l'incolumità); ma un po' capisco l'invettiva e la difesa contro un
modello che ritenevano degenere e corruttore. Certo, era gente che si
fermava alla vita di Pasolini, alla sua immagine pubblica e ai suoi vizi
privati, e non leggeva i suoi scritti e le sue poesie; lo coglieva solo a
metà, ma quella metà era vera come l'altra. Difendevano in modo rozzo la
famiglia e i loro valori. Oggi leggo untuose articolesse celebrative per i
trent'anni dalla sua morte, mentre finiscono nel silenzio tentativi di
rappresentare l'altra verità. Non c'è spazio per nessun'altra lettura della
sua opera e della sua vita: si veda il silenzio sulla tre giorni pasoliniana
organizzata a Salò da una giunta di centro-destra. È poi indecente l'uso
della morte di Pasolini per rilanciare la matrice politica e fascista del
suo assassinio, con il Comune di Roma che si costituisce parte civile. Trovo
indegne le strumentalizzazioni e perfino la credibilità riconosciuta ad uno
come Pelosi, mentre è praticamente proibito sostenere - come sta tentando di
fare qualcuno - la tesi, altrettanto ipotetica, ma almeno suggestiva sotto
il profilo letterario, che Pasolini avesse organizzato la sua morte e
previsto i suoi atti in numerosi suoi scritti. Ma questa tesi, che innalza
lo scrittore Pasolini ma sprofonda l'uso politico della sua morte, non si
può dire, anche solo a livello di ipotesi scenica, teatrale o filmica.
Infine, se oggi Pasolini non accettasse di celentanizzarsi, di farsi
testimonial di Prodi e della borghesia radical, di Zapatero e dei gay, ma
continuasse a scrivere le cose di ieri, magari criticando il berlusconismo
di destra e di sinistra, non sarebbe in vetrina e in tv, ma scriverebbe su
giornali marginali, sarebbe scansato come petulante, moralista e
catastrofista, quasi iettatore. Perciò non dite: ah, come ci vorrebbe oggi
un Pasolini: se ci fosse davvero, finirebbe chiuso in un cesso. IL PIER
PAOLO SCOMODO La sinistra ne ha fatto un suo eroe ma per anni l'ha
emarginato e persino espulso dal Partito comunista perché omosessuale.