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L'Unione europea? Scricchiola

di Ugo Gaudenzi - 18/11/2006



La elogiata ‘alma mater’ dei governi atlantici europei, la cosiddetta “Unione europea” (unita soltanto quando si deve misurare la lunghezza delle zucchine “conformi” o impedire ad uno Stato nazionale membro di mantenere partecipazioni pubbliche nelle imprese strategiche), scricchiola. Lo stesso presidente statunitense Bush ne limita ormai il ruolo - perché la sudditanza europea agli Usa è più che acquisita - tanto che ha appena dichiarato di privilegiare le unioni di mercato asiatiche a quelle “di minore importanza”.
Dal categorico no di popolo della Francia alla sua abnorme “carta costituzionale” ai sempre più ostici percorsi di estensione della zona euro (da Polonia e Ungheria i più recenti segnali di insofferenza verso le condizioni imposte da Bruxelles; per non parlare dell’accentuato allontanamento della Gran Bretagna), giù giù fino ai recenti sviluppi e ai veti-non veti sulle prossime adesioni, è tutto un rincorrersi di perdite di credibilità.
Nessuna politica estera comune (per fortuna: così quello che chiamano Mister Pesc, Javier Solana, la smetterà di fare altri danni), politiche di rinnovato controllo delle proprie maggiori risorse economiche che confliggono con lo sbandierato verbo delle “liberalizzazioni” e dei “liberi raid” speculativi e finanziari, inesistenza di salvaguardie sociali comuni (anzi: con l’approvazione della Bolkestein è stata data l’estrema unzione alle garanzie per i cittadini-lavoratori, costi improduttivi da tagliare), in compenso allineamento Stato per Stato alle direttive atlantiche di “misura del tasso di liberaldemocrazia”: dai parametri di Maastricht alle soglie economiche imposte da Fmi, Banca Mondiale, Omc, Bri, Banca centrale europea, società di rating, per un “mercato libero” ma controllato. Un’ “Unione” europea, insomma, a sovranità limitata, anzi limitatissima.
Con compiti di gendarme mercenario da utilizzare nel Vicino Oriente, con basi militari extraterritoriali, con territori dove vige soltanto il diritto del più forte (gli Usa, naturaliter) anche in materia di privazione della libertà di circolazione personale. Un’Europa “unita” nelle leggi speciali “anti-terrorismo” (e cioè anti-arabe o islamiche), o nella persecuzione di qualsiasi pensiero non conforme o democraticamente scorretto.
Un’Europa che però, ha anche il compito di stilare “pagelle” sub-mandatarie sulle prossibili adesioni di altri Paesi alla banda degli eurocrati.
Un capitolo interessante. Appena una settimana fa un rapporto della Commissione di Bruxelles rendeva pubblico un rapporto sullo stato dell'opera in materia di ulteriore allargamento della Comunità - dal 1 gennaio faranno il loro ingresso nell'Unione Romania e Bulgaria - e le conseguenti linee d'azione (si fa per dire) per l'anno 2007, accompagnato da otto 8 diverse relazioni (gli eurocrati le chiamano "Progress Reports"), dedicate ai 3 paesi candidati (Croazia, Macedonia e Turchia) e ai 5 potenziali (Albania, Bosnia e Erzegovina, Kosovo, Montenegro e Serbia) all'adesione all'Unione europea.
Queste otto relazioni - delle quali nessun organo di “informazione” ha parlato, salvo che sul caso Turchia, e leggendo male la pagella: in realtà Ankara non è stata bocciata, anzi... - descrivono paese per paese i requisiti raggiunti e quelli ancora da raggiungere per ottenere il "visto" di ingresso in quel magma occidentalista senza sovranità detto Ue che raggruppa già 25 membri e che non è stato capace finora neanche di darsi uno straccio di carta costituitiva.
In breve, molto in breve, segnaliamo che secondo Bruxelles, la Croazia ha ottenuto il segnale verde; la Turchia (che europea non è, ma che, appena accettata permetterà un quasi automatico ingresso nell’Ue anche di Israele...) il segnale giallo, se non riconosce Cipro; la Macedonia giallo-verde (quasi un viatico: d’altra parte è già colonizzata); l’Albania quasi verde, il Montenegro pure (non a caso sono le mascottes di Washington); la Bosnia Erzegovina giallo-verde (se resta spezzata così com’è) o giallo-rosso (se uno dei suoi stati dovesse chiedere la secessione: monito alla Repubblica Serpska....), Kosovo (che non è uno Stato, ma una provincia della Serbia occupata dagli atlantici ora Onu) verde... se attuerà la secessione da Belgrado; e la Serbia rosso-scuro (colore che diventerà per magia verde se accetterà la secessione del Kosovo, se consegnerà i “criminali di guerra”... bosniaci - quindi non cittadini di Belgrado e non residenti in Serbia - e se aprirà tutte le sue porte alla colonizzazione finanziaria occidentale).
Molto istruttivo. Un esempio di monolitica sudditanza ai padroni d’oltreoceano. Gli otto rapporti sembrano confezionati nella segreteria di Stato degli Usa. Di “unito” e di “europeo”, non vi è scritto praticamente nulla.
Così vanno le cose nelle colonie.