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Cina, il gigante malato

di Luca Galassi - 20/11/2006

Viaggio in un sistema sanitario al collasso dopo l'avvento del capitalismo nel Celeste Impero
Ogni volta che suona la sirena di un'ambulanza, un maiale prende la via del mercato; ogni volta che si dorme in un letto d'ospedale, un anno di lavoro nei campi se ne va; ogni volta che si contrae una malattia seria, dieci anni di risparmi volano via. Più che a un qualsiasi rapporto, analisi o inchiesta, è affidato a un vecchio motto contadino l'esatto ritratto della condizione in cui versa il sistema sanitario cinese.
 
Ospedale nello YunnanAssalto all'ospedale. Ma se negli anni in cui i residenti nelle campagne potevano permettersi di ironizzare sui costi di terapie e ricoveri - perché il Partito si prendeva amorevolmente cura di ogni suo suddito - oggi per centinaia di milioni di cittadini ammalarsi non è più nemmeno un lusso: è una lotteria. E ai più sfortunati può accadere quanto è successo la scorsa settimana ai genitori di un bambino di 3 anni nella città di Guang'an, provincia di Sichuan. Trasportato d'urgenza in ospedale, dopo che aveva ingerito pesticidi, il piccolo è morto mentre il padre cercava di raccogliere denaro per pagare il conto del pronto soccorso: 63 euro. I residenti hanno inscenato una protesta che rabbia, frustrazione e impotenza hanno fatto degenerare in violenza. Finestre, locali e strumentazione medica dell'ospedale sono andati distrutti, e cinque persone sono state arrestate.

Un 'medico scalzo' negli anni '50I medici scalzi. Una volta c'erano quelli che venivano chiamati 'i medici scalzi', orgoglio e vanto di un sistema che forniva un trattamento medico, seppur rudimentale, gratuito e per tutti. Solitamente laureati di fresco, i dottori dell'epoca maoista, specializzati nel primo soccorso, erano destinati alle comuni agricole, specialmente alle risaie, dove dovevano muoversi, appunto, scalzi. Correvano per i piccoli villaggi delle campagne portando assistenza  ai malati, eseguendo esami prenatali alle donne incinte, aggiustando fratture o curando raffreddori. Si stimò che arrivarono a raggiungere addirittura il milione. Tale servizio, sostanzialmente gratuito, ha consentito alla Cina di eradicare le malattie trasmesse per via sessuale e raddoppiato l'aspettativa di vita: da 35 a 65 anni, nel periodo che va dal 1949 alla metà degli anni Settanta, secondo quanto riporta uno studio del New England Journal of Medicine. Ma negli anni Ottanta, il Paese cominciò ad abbracciare il regime economico capitalista, e i contadini furono costretti a sborsare dalle loro già lacere tasche il denaro per le spese mediche. Allo stesso tempo, con il trasferimento di medici, professionisti, competenze e finanze nelle città, le casse delle municipalità locali, sempre più deprivate di fondi statali, dovettero tagliare i sussidi agli ospedali di campagna, che divennero di fatto semi-privati. Gli operatori del settore sanitario non si domandavano più quanti bambini avrebbero potuto essere vaccinati contro la tubercolosi (una malattia che in Cina colpisce 1.5 milioni di bambini all'anno, in special modo nelle campagne), ma quanto potevano essere massimizzati i profitti delle strutture ospedaliere.

Ambulanze in attesaUn assicurato su dieci. Oggi, nelle città cinesi, 6 persone su 10 hanno accesso a qualche forma di assicurazione sanitaria. Nelle campagne la percentuale è di una persona su dieci, e la maggior parte di loro sono dipendenti statali o residenti nelle più ricche regioni costiere. Il contenimento dei costi sanitari ha imposto al governo di Pechino di attuare un rigido controllo dei prezzi su numerose pratiche mediche. Un esempio è la lavanda gastrica per le contadine che tentano di suicidarsi con il fertilizzante. Il prezzo dell'operazione, non troppo infrequente in luoghi dove le condizioni di vita sono disperate e un contadino guadagna in media 49 euro all'anno, è stato portato a 80 centesimi di euro. Per compensare la riduzione dei prezzi e la conseguente riduzione dei sussidi statali, gli ospedali dei villaggi di campagna hanno fatto massiccio ricorso alla vendita di medicinali: antibiotici, steroidi e analgesici. Si è rivelato, questo, l'unico modo per coprire le spese e gli stipendi dei medici. Sono inoltre gli stessi medici a prescrivere tali farmaci, anche se non strettamente necessari. Una quota variabile dello stipendio dei medici (dal 5 al 20 per cento) è erogata dallo Stato. Il resto viene raggranellato dai pazienti.

Medici cinesiProgetto-tampone. Per cercare di rendere più accessibili le cure mediche, il governo ha avviato un programma 'cooperativo' per le aree rurali che prevede un contributo individuale di 80 centesimi di euro all'anno, da destinarsi a una cassa comune. Il programma non sarà pienamente operativo prima del 2010, ma molti già dubitano della sua efficacia. Copertura limitata al 30 per cento degli abitanti - dicono i detrattori - e programma a rischio corruzione. Secondo Cai Renhua, dell'Istituto per l'Economia sanitaria cinese, i contadini potrebbero anche contribuire al fondo, ma solo se venissero funzionari da Pechino a raccogliere il denaro, perché la autorità locali sono già abbastanza corrotte, e di loro ormai pochi si fidano ancora. Tuttavia, per due anni gli esperti dell'università di Pechino, dell'Accademia delle Scienze Sociali, del ministero della Salute e dell'Ambiente hanno sottoposto il programma a un campione rappresentativo di 70 mila contadini, la cui spesa sanitaria si è effettivamente ridotta dall'89 per cento del 2003 al 65 per cento del 2004.

Infermiera in un manifesto d'epocaEnfasi sul profitto. Il governo di Hu Jintao aveva fatto dell'incremento degli standard di vita nelle campagne una priorità assoluta. L'opinione di chi ha considerato sin dall'inizio le parole del presidente cinese come uno sterile proclama è stata suffragata dai fatti. L'aumento di malattie come epatite e tubercolosi, ma soprattutto la vulnerabilità della popolazione di fronte a epidemie come quella della Sars sono lo specchio di un fallimento che ha prodotto perniciosi effetti non solo nella sanità, ma anche nel welfare: milioni di contadini cinesi sanno che, se costretti a curarsi, dovranno rinunciare a sposarsi, o a istruirsi, o addirittura a mangiare. Da quando la Cina post-comunista ha deciso di porre l'enfasi sul profitto, gli specialisti più esperti e ambiziosi hanno abbandonato le campagne, lasciando i contadini alla mercé di medici improvvisati o di ciarlatani senza alcuna qualifica, venditori ambulanti di medicine contraffatte o prescritte impropriamente. Impossibilitati a ricorrere a cure mediche adeguate, i contadini malati comprano qualsiasi farmaco credano idoneo ad alleviare le loro sofferenze, incorrendo in peggioramenti del loro stato di salute o - se la malattia è trasmissibile - in quello di altri. E una volta che uno degli 800 milioni di residenti nelle campagne si ammala, i suoi cari devono affrontare una duplice sventura: un capofamiglia debilitato e spese mediche abbastanza salate da mandare in rovina l'intera famiglia.

Agopuntori in una clinica privataSperequazione sanitaria. Secondo l'ultima ricerca condotta dal ministero della Salute, nel 2003, per un residente nelle zone rurali del Paese, dei 260 euro di reddito annuale, 218 euro se ne sono andati in spese mediche. Il 73 per cento di coloro che avrebbero dovuto intraprendere una terapia non l'ha fatto a causa dei costi troppo elevati del trattamento. Tale percentuale è il 64 per cento nelle aree urbane. Quasi il 90 percento della popolazione rurale non ha assicurazione sanitaria. Scende al 60 percento nelle città. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima che, dal 1980 al 2004, la quota del governo sul totale della spesa sanitaria è diminuita dal 40 percento al 16 per cento. Negli Usa è il 44 percento, in Thailandia il 56, in Australia il 66 e in Giappone l'85 percento. Due terzi di tale somma vengono investiti in Cina nelle aree urbane, che coprono un terzo della popolazione complessiva. Pur essendo la quarta economia del mondo, la Cina figura al 188 posto, su 191 Paesi membri, nella classifica dell'Oms sull'equa distribuzione delle risorse destinate alla sanità. Quanto costerebbe alla Cina un nuovo sistema sanitario, accessibile a tutti? Dai 15 ai 20 miliardi di euro, pari all'1-1,5 percento del prodotto nazionale lordo, secondo Ge Yanfeng, funzionario del Centro statale per la ricerca e lo sviluppo.