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Somalia, la resa dei conti

di Matteo Fagotto - 21/11/2006

Primi scontri tra Etiopia e Corti islamiche, si teme il peggio
Dopo mesi di minacce più o meno velate, domenica le truppe etiopi di stanza in Somalia e le milizie vicine alle Corti islamiche si sono scontrate per la prima volta nei pressi di Mogadiscio, facendo materializzare gli spettri di un nuovo conflitto nel Corno d’Africa.
 
Miliziani delle Corti islamicheScontri. Il momento tanto temuto è arrivato in mattinata: un convoglio di ventuno mezzi militari etiopi, diretti a Baidoa, è saltato su due mine nei pressi di Bardaleh, città a 85 km a sud-ovest della capitale Mogadiscio. Secondo quanto riferito da un portavoce delle Corti, negli scontri susseguenti sono morti sei soldati etiopi. Una versione confermata dai residenti di Bardaleh, ma non dai governi somalo ed etiope, che hanno preferito non commentare la notizia. I superstiti del convoglio sarebbero giunti in serata a Baidoa, la città meridionale sede delle istituzioni di transizione circondata dagli uomini delle Corti.
 
Etiopia. Finora, nonostante i proclami bellicosi provenienti da entrambe le parti, Corti ed esercito etiope erano riusciti a evitarsi. Stanziati prudentemente a Baidoa, gli etiopi erano arrivati al massimo a dare supporto alle truppe governative negli sporadici scontri avvenuti con le milizie delle Corti. Le quali, con l’attacco di domenica, hanno deciso di alzare il livello dello scontro. Ora la palla passa al governo etiope, che dovrà decidere se rispondere colpo su colpo, rischiando così di scatenare una guerra regionale, o se fare buon viso a cattivo gioco. Finora, infatti, la presenza etiope in Somalia è stata di basso profilo: il premier dell'Etiopia Meles Zenawi ha più volte ammesso la presenza di alcuni contingenti militari incaricati di addestrare l’esercito locale, senza però confermare il dispiegamento di migliaia di forze presso la regione di Baidoa, denunciato invece dalle Corti.
 
Soldati etiopiBaidoa. Una versione confermata dalle testimonianze della popolazione locale, che parla di un nutrito aumento di contingenti etiopi in Somalia nelle ultime settimane. Se si aggiunge che le Corti hanno recentemente ammassato centinaia di combattenti attorno a Baidoa, si comprende la gravità della situazione. Da una parte, infatti, Zenawi non è disposto a veder cadere l’attuale governo somalo, uno dei pochi alleati di Addis Abeba nella regione; dall’altra, le Corti mantengono nei confronti delle autorità somale un atteggiamento ambiguo, fatto di periodiche offensive intervallate da aperture diplomatiche che, finora, hanno portato a poco. L’attacco di domenica potrebbe aver precluso alle Corti la possibilità di giocare su due tavoli.
 
Trattative. La situazione è talmente grave che lunedì mattina Francois Fall, inviato speciale dell’Onu per la Somalia, è arrivato a Baidoa per colloqui d’urgenza con il presidente Abdullahi Yusuf e il premier Mohammed Ghedi. L’obiettivo è quello di riavviare le trattative di pace con le Corti, dopo che, la scorsa settimana, la mediazione tentata dal portavoce del Parlamento era stata apertamente sconfessata dal governo. Difficile che Fall riesca a cavare qualcosa di più dai colloqui, visto il radicalizzarsi delle posizioni nelle ultime settimane. Per la prima volta, la guerra santa lanciata dalle Corti contro l’Etiopia non sembra più una vuota minaccia.